Meraviglie sui Pirenei - Lance allunga, Ullrich gran signore
Versione stampabileGli dei cadono e si rialzano. E poi qualche volta vincono: da stella cadente a polvere di stelle. È la parabola di Lance Armstrong ormai a un passo dal vincere il quinto Tour consecutivo, quello del centenario, il più importante, quello che lo eguaglia al grande Indurain. Come un dio greco Armstrong ha rischiato di morire mille volte, di trasformarsi da eterno vincente a grande sconfitto, ma la sua ascesa all'Olimpo è stata trionfale.
Ha scelto l'ultima tappa di montagna, quella che conduceva a Luz Ardiden dopo aver superato altri cinque colli, tra cui il terribile Tourmalet, per porre il suo sigillo regale alla corsa del centenario. Eppure il suo volo stava per trasformarsi in quello di Icaro. Lance è caduto mentre provava ad allungare. Gli sembravano troppo pochi i 15 secondi di vantaggio sul rivale Ullrich, novello Ettore della mitologia delle due ruote, l'eterno sconfitto contro l'Achille vincitore. Eppure Jan il tedesco ha messo in difficoltà il cowboy più di una volta in questi ultimi giorni. Prima a cronometro, poi sul traguardo di Domaines, sabato, quando gli ha risucchiato sette secondi più dodici di abbuono portandosi a un colpo di pedale dall'americano.
Aveva previsto tutto il buon Jan. Voleva dargli il colpo di grazia nella crono del penultimo giorno. Così quando Lance è caduto sull'ultima salita, mentre provava a sgranare un gruppetto troppo folto per una tappa così difficile, si è fermato ad aspettarlo, con encomiabile sportività. Lo stesso hanno fatto Hamilton, ex gregario del campione americano, e gli altri. Ma Lance, furioso come Achille sotto le mura di Troia per la caduta, ha recuperato i pochi secondi di svantaggio e dopo un po' è partito come una freccia. Ullrich ha provato a limitare i danni mentre l'altro avversario di classifica, il kazako Vinokourov, era staccato già da un pezzo ed è uscito di scena: al massimo potrà aspirare al terzo gradino del podio.
"Un ciclismo d'altri tempi" hanno commentato in molti, e mai come questa volta l'espressione è apparsa azzeccata. Armstrong sta per vincere il suo quinto Tour, ma questa volta ha dovuto sudare di più.
Onore, infine, per due italiani. Il primo è Gilberto Simoni. Ha avuto l'umiltà per continuare nonostante le batoste delle prime tappe e l'orgoglio di vincere una frazione salvando così la sua avventura in terra di Francia. La sua vittoria a Loudenvielle, per come è arrivata, sa di impresa. L'altro è Ivan Basso. Il varesino, senza squadra, è rimasto incollato alle ruote dei migliori. L'obiettivo di migliorare l'11esimo posto dello scorso anno è a portata di mano. Ivan sta crescendo ed è abbastanza calcolatore da poter tornare un giorno al Tour per dominarlo. Ha ancora un paio di anni di tempo per crescere tatticamente e, soprattutto, per migliorare a cronometro. In questo momento è lì il suo punto debole.