Il Simoni che amiamo - Gilberto eccezionale sui Pirenei
Versione stampabilePoche righe le vogliamo dedicare, nel bel mezzo dell'appassionante divenire di quest'incredibile Tour del Centenario (tre corridori in 18" dopo due settimane di gara: l'avreste mai sognato?), all'impareggiabile Gilberto Simoni. L'avevamo scelto come uomo immagine della Grande Boucle 2003, sembrava in grado di poter contrastare Armstrong. La cronosquadre è stata una mazzata sul suo morale, la delusione si è ripercossa sul fisico, e Simoni è andato a picco, perdendo minuti su minuti sulle Alpi e anche dopo.
Negli ultimi giorni, ha confessato il vincitore di due Giri, la sua squadra stava spingendo perché lui lasciasse la corsa. Non si addiceva alla sua immagine di vincente una gara così malinconica, con lui sempre staccato e mai in lotta coi migliori. Gilberto non si è voluto arrendere. Non ha voluto lasciare il Tour da sconfitto, ha sperato di ritrovarsi e ha fatto di tutto per recuperare una condizione accettabile.
Ha fatto la sua parte fino in fondo, espiando quel che c'era da espiare, ma preparando dentro di sé un riscatto solare. E sui Pirenei l'abbiamo visto. In fuga nella quattordicesima tappa fin dal quarto chilometro, dapprima insieme ad altri 16 e poi, via via che i Gran Premi della Montagna venivano affrontati e superati, con sempre meno compagni accanto. Fino a condividere il destino coi soli Virenque e Dufaux, amicissimi fra loro e pronti all'imboscata in vista di Loudenvielle.
Ma Simoni non si è fatto fregare. Aveva in sé troppa voglia di rivalsa, di vendetta contro un destino che in questo Tour l'ha beffato. Ha tirato fuori, tutta in una volta, l'energia mentale che aveva accumulato attraversando una delusione dopo l'altra e reagendo sempre, perché Simoni l'ha sempre saputo che non poteva finire così. Lui un segno lo doveva lasciare.
Ce l'ha fatta, ha vinto una tappa che gli dà coraggio e gli fa capire che aveva proprio ragione, a vedersi al pari dei grandi del Tour. Può lottare per la maglia gialla. Ormai per quest'anno non se ne parla. Ma l'esperienza del 2003 si potrà riversare in un 2004 da protagonista, dal primo all'ultimo giorno. Noi ci crediamo. Gilberto pure.