Fate largo, c'è Simoni - Intervista al rivale di Armstrong
Versione stampabile Gilberto Simoni, secondo quanto dicono opinionisti, tecnici e corridori, e secondo quanto teme lo stesso Lance Armstrong, sarà il primo avversario del texano al Tour de France del Centenario. Una bella soddisfazione (segno evidente che il trentino gode di ampia considerazione anche a livello internazionale), ma anche un bel carico di responsabilità. Abbiamo intervistato il vincitore del Giro d'Italia per sapere direttamente da lui come la pensa, e Gilberto fa sapere che lui di certo non si tira indietro.
Qual è il suo obiettivo minimo per il Tour?
«Dimostrare quello che valgo è l'obiettivo piu' grande che mi pongo: essere all'altezza della situazione e degli avversari, onorare l'attesa che mi circonda, e le responsabilità che il ruolo mi assegna».
Lance Armstrong ha vinto il Delfinato, ma non l'ha dominato come l'anno scorso, e in salita è stato anche staccato. Lei pensa che sia seriamente attaccabile o sarà il solito extraterrestre?
«Non posso giudicare un corridore contro il quale ho corso rare volte. Ricordo il Giro di Svizzera 2001, fu un bel duello, lui vinse il Giro, io lo staccai in salita. Comunque sono di fronte ad un signore che ha quattro Tour de France all'attivo, dunque comunque un extraterrestre».
Ullrich si è tirato fuori, Mayo forse è un po' inesperto, Garzelli non va bene in salita come lei; si rende conto che, più dei Beloki e degli Aitor Gonzalez, è lei ad essere atteso da tutti come il vero antagonista dell'americano? Le pesa questa responabilità? Si sente tranquillo o quando ci pensa le tremano un po' le gambe?
«In effetti c'è un'attesa particolare nei miei confronti, che mi lusinga e mi carica di responsabilità. Io al Tour debbo dimostrare ancora molto, in realtà alcuni di questi nomi hanno trascorsi piu significativi dei miei. Comunque io sono venuto qui per lasciare un segno, non mi interessa cosa faranno gli altri».
Come (e quanto) si è allenato per preparare il Tour? Teme che alla fine, al contrario di chi ha incentrato la stagione sulla corsa francese, possa affiorare in lei, che ha fatto (bene) pure il Giro, un po' di stanchezza?
«Ho fatto molti sacrifici, perché dopo una grande vittoria è difficile recuperare motivazioni. Sono consapevole che tanti altri corridori, Armstrong per primo, concentrano tutti gli sforzi sul Tour. Ma io spero che l'entusiasmo mi dia la spinta per essere alla loro altezza. Anche perché fisicamente mi sento bene».
Che cosa le ha fatto il povero Quaranta? Dopo il Giro è stato sacrificato anche per il Tour per non distogliere attenzioni ed energie della squadra.
«Non diciamolo neanche per scherzo... quella di Quaranta è stata una scelta tecnica, non è stato portato al Tour perché la situazione della corsa non sarebbe stata a lui favorevole. Mi sembra importante che la squadra abbia chiari in mente i propri obbiettivi, e non abbia timore di prendere decisioni del genere. Fermo restando che Quaranta è un signor corridore ed avrà le sue opportunità in questa squadra».
Crede che sia fondamentale avere delle alleanze per mettere in difficoltà Armstrong? Con chi pensa di fare corsa parallela: Garzelli? Mayo (che ha staccato Lance in salita al Delfinato)? Di chi si fida di più tra i due?
«Io per principio non ho mai fatto affidamento sull'aiuto di nessuno. Credo di avere bene in testa quale sia la tattica da seguire, e quella adotterò. Se poi ci sarà qualche naturale alleanza di strada, ben venga. Sta di fatto che non ci conto».
In ogni caso potrebbe essere un po' difficile per lei stringere alleanze dopo il suo Giro da "Cannibale": ad esempio Pellizotti era molto arrabbiato con lei, e sarà anche lui al Tour, dove in montagna avrebbe potuto esserle utile per pungere Lance, ma avrà memoria lunga...
«Vale il discorso di prima, nessuno mi ha mai fatto regali e dunque io non ne faccio ad altri. Chi ha detto che sono stato ingeneroso ha forse la memoria un po' corta. In ogni caso mi farebbe piacere che la mia schiettezza fosse apprezzata».
Tornando al Giro, qual è stato il momento più difficile? E quello più bello?
«Momenti brutti non ne ricordo, è stata una magica cavalcata. Molti momenti belli, dunque, e quello più bello di tutti la vittoria a Pampeago, davanti alla mia gente».
Sinceramente, ha mai pensato, nell'ultima settimana del Giro, di poter perdere?
«E' andato tutto secondo i piani stabiliti, dunque non ho mai avuto paura, se non di fattori imponderabili, una caduta, una malattia. Ma sono stato con gli occhi ben aperti e non ho trascurato neanche un minimo particolare. Credo sia stata una vittoria meritata».
Qual è il titolo di giornale che si è ritagliato, durante l'ultimo Giro?
«Ne ho una collezione a casa, non ne ricordo uno in particolare. Li mostrerò a mia figlia quando sarà in grado di capire, e spero sarà orgogliosa del suo papà».
A Bolzano ha fatto una crono strepitosa. Al Tour sarà fondamentale andare bene contro il tempo: quanti minuti conta di perdere (se conta di perderne!) da Armstrong?
«Le partite a perdere non mi sono mai piaciute, non fanno parte della mia indole. Io so che Armstrong è più forte di me a cronometro ma devo dare il mio meglio per contrastarlo. Nella prova a squadre sono convinto di riuscirci, grazie all'aiuto dei miei compagni. Quanto alle prove individuali, è un ragionamento da fare più avanti. Dopo le Alpi il Tour potrebbe già avere un volto diverso».
Non crede che il percorso sia un po' sbilanciato, comunque, a favore dei cronomen? E' vero che ci sono molti colli da scalare, ma spesso sono lontani dall'arrivo.
«Il percorso dello scorso anno mi piaceva di più, purtroppo non ho avuto modo di sperimentarlo. In ogni caso la mia priorità sta nell'utilizzare al meglio le opportunità che la corsa potrà offrirmi».
Quale tappa si è segnato con un circoletto rosso? L'Alpe d'Huez o Luz Ardiden?
«L'Alpe d'Huez mi attira in particolare. Ma per un grande Tour non basta una giornata di gloria, sarebbe sbagliato concentrare tutte le attenzioni su un solo obiettivo».
Ce lo dice fra tre settimane se preferisce il Giro o il Tour?
«Il Giro mi ha già dato tanto, mi ha cambiato la vita. Il Tour ha una magia tutta particolare, dunque per me è un'avventura tutta da scoprire, e mi piace che sia così».
Se chiude gli occhi e si lascia andare un attimo, cosa vede?
«Vedo me stesso, uno che ha saputo rimboccarsi le maniche, che ha fatto sacrifici, che ha sofferto, lottato e vinto. Vedo uno che sente di aver fatto la sua parte, che è a posto con la propria coscienza e con il resto del mondo».
Immagini tratte dal sito ufficiale di Gilberto Simoni