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L'italiano sul Mondo - Paolo Bettini si confessa

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La sua storia potrebbe sembrare quella del brutto anatroccolo: nel 1996 si rivelò al mondo grazie alla sua partecipazione ai Campionati del Mondo di Lugano, dominati in lungo e in largo dagli azzurrini di Fusi (lui era un under 23); ma la sua prestazione gli valse soltanto il quarto posto, ai piedi del podio e alle spalle di Figueras, Sgambelluri e Sironi (il quale, già oro a cronometro, non volle concedere il bronzo al compagno di squadra).
Bettini, maestro di stile, non rivanga il passato, ora che potrebbe, visto che lui è sbocciato, è diventato cigno, è molto più avanti di chi allora lo precedette: oltre a due Liegi e a decine di altre corse nel palmares, ha all'attivo un argento agli ultimi Mondiali e il secondo posto nel ranking Uci, alle spalle di Zabel.
«Non mi piace fare paragoni con quel Mondiale under 23, lo considero soltanto il coronamento di quattro anni da dilettante. Dopo passai tra i professionisti e scoprii che c'era da rimboccarsi le maniche: facevo molta fatica a tenere le ruote dei miei colleghi più esperti. Se voglio fare un confronto, lo faccio fra oggi e le sofferenze dei primi tempi da pro': e mi rendo conto che ora vado molto più forte, leggo bene le gare, so il fatto mio».
C'è una vittoria che manca a Bettini?
«Ce ne sono tante, a dire il vero... Metto su tutte due classiche italiane che sono dei veri e propri monumenti: la Sanremo e il Lombardia. Spero di riuscire a vincerle da qui alla fine della mia carriera».
Secondo in Coppa del Mondo, secondo nel ranking Uci: quando raggiungerà il primo posto»?
«Una classifica influenza chiaramente l'altra: se vado bene in Coppa del Mondo, conseguentemente salgo nella graduatoria dell'Uci. Per quanto riguarda la Coppa, dopo Amburgo Museeuw ha aumentato il vantaggio su di me, ma da qui alla fine della stagione ci sono quattro altre prove, e tutto può cambiare, a partire da San Sebastian. Non mi tirerò certo indietro, farò di tutto per vincere questa competizione. Nel ranking Uci sono messo meglio, Zabel è vicino, e non posso negare di pensarci; tutti dicono che la classifica internazionale è ingiusta, che il sistema dei punti è sbagliato, ma finchè c'è, fa piacere essere in testa. E io ho proprio voglia di provare a raggiungere la vetta».
Ad Amburgo non si poteva fare niente per arginare Museeuw? Quello scatto a tre chilometri dalla fine non le ha tolto energie per lo sprint finale?
«No, dopo ero comunque ancora fresco. Ho solamente sbagliato clamorosamente i calcoli per la volata. Quando ho visto Museeuw in testa al gruppetto ai 500 metri, ho pensato: "Questo non va da nessuna parte", anche perché nove volte su dieci chi prende lo sprint in testa poi perde. Invece lui ha tenuto e ha vinto da grande qual è. L'ho colpevolmente sottovalutato, tutto qui».
Ad ottobre si correrà il Mondiale a Zolder. Bettini è una punta di diamante della nazionale italiana, e probabilmente se non ci sarà Cipollini sarà il capitano e avrà più chance di vittoria. Ma Re Leone cosa farà?
«Secondo me ci sarà, so che si sta allenando, e poi ha un'occasione che difficilmente gli si ripresenterà. Se non ci sarà, pazienza: quanti Mondiali ha fatto l'Italia senza di lui? Andremmo avanti lo stesso. Certo, con lui in squadra avremmo il miglior velocista, ma bisogna pensare che non si potrà impostare una corsa così importante tutta su un solo corridore. E se poi quello è in una giornata no? Credo che il ct Ballerini darà spazio anche ad altri attaccanti fra noi. Il circuito non è proprio il più adatto alle mie caratteristiche, ma so essere un elemento di disturbo, mi so infilare nelle fughe. E poi ricordiamo che correremo in Belgio ad ottobre: che tempo farà? Come inciderà l'eventuale freddo su una corsa di 270 chilometri?».
Ha visto Bartoli a Camaiore. Come sono i vostri rapporti?
«Buoni, normali. Abbiamo avuto qualche attrito in passato, quando le nostre strade, i nostri obiettivi hanno iniziato a sovrapporsi. Ma ora tutto è alle spalle. Certo, non c'è più l'amicizia stretta di un tempo».
E amici veri in gruppo ne ha?
«Sì, certo. Più di uno».
La Mapei lascerà a fine anno. Lei cosa farà?
«Spero di restare in questo gruppo, che sarà sponsorizzato dalla Quickstep. Stiamo trattando. Ma ho anche contatti con altri gruppi sportivi, valuterò e deciderò serenamente. Mi spiace, comunque, che Squinzi abbandoni il ciclismo. Qualcuno è contento, ma non si rende conto dell'apporto che questo mondo sta perdendo, in un momento di crisi in cui anche altri grandi sponsor se ne vanno via: la Lotto e la Domo si uniscono e da due squadre ne fanno solo una; la Kelme, da vent'anni nelle corse, è vicina a salutare; restano squadre più piccole, che hanno maggiori difficoltà ad andare avanti e anche a mantenere gli impegni economici».
Come si vede Bettini da qui a dieci anni?
«Domanda impegnativa! Non ci ho mai pensato, preferisco non guardare troppo in là. Facciamo che da qui a cinque anni mi vedo ancora ad alti livelli per tre stagioni almeno, per concludere al meglio la mia carriera, dopo di che inizierò a pensare ai cinque anni successivi».
Una domanda che non le hanno mai fatto e a cui invece le piacerebbe rispondere?
«Tante, specie in questo periodo di crisi del ciclismo, fra il doping e tutto il resto. Forse proprio perché ci sarebbe troppo da dire è meglio stare zitti».
E una domanda che invece le fanno sempre e di cui si è ormai stufato?
«Quella sui rapporti fra me e Bartoli, è la più ricorrente e devo rispondere sempre la stessa cosa...» [Ci siamo cascati anche noi].
Ultima domanda: pensa mai alle vacanze, specialmente d'estate, quando tutti sono al mare?
«Se ci penso mai? Sempre! Quando inizia la bella stagione e noi siamo costretti a pedalare sotto 35°, passa spesso per la mente di scendere dalla bici e di prendersi una settimana di ferie; specie quando si vive una giornata di crisi, come mi è capitato a Camaiore. Ma io ho fatto già due mesi di vacanza, anche se forzata, a causa dell'infortunio. Ora sono rientrato e mi tocca faticare».

Marco Grassi

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