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Bartoli vuole divertirsi - Michelino tra passato e futuro | Cicloweb

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Bartoli vuole divertirsi - Michelino tra passato e futuro

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In maggio è stato vittima di un brutto infortunio al Giro d'Italia, ma si è trattato forse dell'unico momento nero dello splendido 2002 di Michele Bartoli. Due vittorie memorabili, l'Amstel Gold Race e il Giro di Lombardia, e, in mezzo, la nascita della piccola Clarissa, la primogenita del campione pisano: una gioia che ha fatto passare in secondo piano anche la successiva delusione per la mancata convocazione al Mondiale di Zolder; e si può dire, oggi, che Ballerini aveva ragione: il circuito belga era in effetti poco adatto alle caratteristiche di Bartoli, che avrà però tempo e modo per riprovare l'assalto iridato, nel 2003, a Hamilton.
«Ma non solo al Mondiale, s'intende: il prossimo anno voglio ancora divertirmi, cercare di fare risultato anche in qualche classica di Coppa del Mondo. Certo, il Mondiale mi manca tanto».
Quale stimolo spinge un corridore di 32 anni ad andare avanti?
«L'ambizione, la voglia di continuare a vincere e a fare bene».
Le capita mai di risfogliare i vecchi giornali, per vedere cosa si diceva di lei in passato?
«No, i miei ricordi sono tutti vivissimi, non occorre nessuna rinfrescata!».
C'è qualcosa che l'ha stufata, nel ciclismo?
«Quest'aria pesante che si respira, e non solo per motivi di doping: quando ho iniziato si pensava solo a correre, e questo era solo uno sport. Ora c'è troppa esasperazione, una ricerca spasmodica del risultato. Io comunque mi difendo da tutto ciò con il mio grande entusiasmo, che è rimasto immutato».
Ha rinunciato a qualcosa di importante per fare il ciclista?
«No, assolutamente: non mi son fatto mancare niente di quello che volevo, non ho trascurato né la famiglia, né gli amici».
In quale squadra è stato meglio?
«Nella MG, con Ferretti, era il massimo. Ora con lui ci siamo ritrovati, abbiamo uno sponsor importante come Fassa Bortolo, che tiene a noi e investe tanto».
Qual è stato, sportivamente, il giorno più nero?
«Direi Lugano, anche più degli infortuni di cui sono stato vittima. Dico Lugano perché quel giorno sentivo di poter vincere il Campionato del Mondo e invece le cose non andarono bene, per svariati problemi».
Da quel giorno le capita mai di giocare a freccette col poster di Tafi?
«Ma no, ci furono degli errori, ma succede. Certo, dispiace che sia successo proprio al Mondiale, quando per riscattarti devi aspettare un anno (e sperare di essere sempre in condizione). Se si sbagliava al GP di Larciano, poi ci si poteva rifare al Giro di Toscana; purtroppo sbagliammo al Mondiale».
E il giorno più bello, invece?
«Ce ne sono stati tanti... la prima vittoria da professionista, il mio primo Fiandre, la conferma alla Liegi...».
Chi è il più grande corridore che ha visto correre?
«Bugno, senza dubbio. Un atleta e un uomo straordinario».
Il suo compagno di squadra ideale?
«Sono stati più d'uno: Coppolillo, per esempio, mi ha fatto vincere tante corse. Anche Bettini è stato un grande supporto. Ora ho al mio fianco Petacchi e Basso, con i quali c'è anche un bel rapporto di amicizia».
Perché Scinto è rimasto senza contratto?
«Mi spiace tanto per Luca, anche lui fondamentale per tante mie vittorie. Ma non è ancora del tutto fuori dai giochi, so che si sta dando da fare per trovare un ingaggio».
Tutta colpa del limite di 25 corridori per squadra, entrato in vigore quest'anno?
«No, quella è stata una decisione inevitabile. Molti dei problemi attuali del ciclismo sono proprio figli dell'eccessiva facilità nel passare professionisti che c'è stata negli anni scorsi. Bastava salire in bici, trovare uno sponsor qualsiasi, e si entrava nel gruppo. Certo, dispiace che magari, a causa di questa nuova regola, debba rimetterci qualcuno bravo, che non meritava di andarci di mezzo».
Chi stima di più nel mondo del ciclismo?
«Diverse persone, su tutti Ferretti e Martini mi hanno entusiasmato umanamente. Ferretti mi ha scoperto e lanciato come corridore: prima di incontrarlo andavo forte ma facevo pochi risultati; lui mi ha maturato, mi ha portato in una dimensione diversa, insomma gli devo tantissimo».
Un pensierino per Ballerini.
«Con Franco ct ho avuto a che fare solo lo scorso anno, in Portogallo, e devo dire che è stata una buona esperienza. A Zolder, poi, è stato bravo, ha condotto l'Italia al successo (ma io non c'ero). Spero tanto che si possa ripetere il prossimo anno».
Con Bartoli in squadra, stavolta.
«Ovvio! I prossimi Mondiali, in Canada, si correranno su un circuito impegnativo, potrebbe essere di nuovo il mio turno. Sarà l'obiettivo principale della mia stagione».
Pantani è un corridore finito?
«Non credo. Dipenderà tutto da lui, se avrà voglia di esserci ancora. Come atleta credo che possa dare ancora tanto, magari cambiando modo di correre e adattandosi agli anni che passano».
C'è una domanda a cui si è stufato di rispondere?
«No, nessuna. Se mi stufo di rispondere vorrà dire che sarò anche stufo di correre».
Bettini ha detto che tutti gli chiedono della "crisi" che c'è stata tra voi due, e lui non ne può più di parlarne.
«Io no, se la gente domanda vuol dire che pensa che ci siano problemi, e sono contento di smentire questa cosa. Se c'è stato qualche screzio, si è risolto dopo tre o quattro giorni».
Quella all'Iraq è una guerra da fare?
«Non è il mio campo, non mi sento in grado di dare giudizi: ci sono troppe cose che non sappiamo, meglio non sbilanciarsi. Certo, l'idea di una guerra mi preoccupa».
Fa mai beneficenza?
«Partecipo a varie manifestazioni, organizzate anche attraverso il mio sito (
www.michelebartoli.com). E faccio beneficenza, con mia moglie, ma senza far pubblicità alla cosa».
Qual è l'ultimo concerto a cui ha assistito?
«Mai stato ad un concerto!».
L'ultimo film visto al cinema?
«In casa ho adibito una stanza a cinema: preferisco il videonoleggio, così se non capisco qualcosa posso sempre mandare indietro il nastro e riguardare: al cinema non potrei farlo...».
Ha un buon rapporto con internet?
«Sì, navigo, anche se in maniera non troppo assidua. Conosco la rete, ci vado, compatibilmente col tempo che ho».
Che cosa sarà Bartoli fra dieci anni?
«Un buon padre, spero! Ho appena iniziato, voglio continuare bene. Mi piacerebbe essere una persona normale; e lasciare un bel segno nel ciclismo».

Marco Grassi


(Immagini tratte dal sito ufficiale di Michele Bartoli)

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