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Su e giù col Falco - Intervista esclusiva a Savoldelli | Cicloweb

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Su e giù col Falco - Intervista esclusiva a Savoldelli

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Paolino è un uomo tranquillo, cosciente delle sue capacità e anche, virtù non secondaria e non così diffusa, dei suoi limiti. In una stagione che sarebbe dovuta essere quasi di transizione, ha finito per vincere il Giro; favorito, certo, dalle importanti esclusioni di Garzelli, Simoni e Casagrande, ma anche perfetto nel farsi trovare pronto a prendere al volo il treno della vita, che evidentemente aveva deciso di passare rapido sul suo binario.
Ma dopo aver vinto una corsa così importante, come si fa a trovare nuovi stimoli per andare avanti?
«Infatti è difficile: ci si può sentire appagati dopo tanti sacrifici coronati da un successo così grosso; comunque è anche normale lasciarsi un po' andare ad un certo rilassamento. E fanno la loro parte pure i mille impegni (anche mondani, ma a cui non si può dir di no) che ti investono all'improvviso e ti tolgono concentrazione. Per quanto mi riguarda, penso di ritornare a fare rigorosa vita da atleta fra qualche giorno».
Quando e dove rivedremo Savoldelli protagonista?
«A settembre farò la Vuelta, è il prossimo appuntamento importante che mi aspetta».
In quale momento ha pensato: «Questo Giro non mi sfugge più»?
«Nella seconda metà della crono di Monticello Brianza, il penultimo giorno, quando mi sono reso conto che i miei avversari più vicini in classifica non mi avrebbero più potuto superare (a parte se fossi caduto, ma a queste cose in corsa non si pensa). Ecco, pur senza mollare, gli ultimi chilometri di quella cronometro me li sono proprio gustati».
Qual è la cosa più bella del ciclismo? E la più brutta?
«La cosa più bella è tagliare il traguardo (magari fra i primi) dopo un tappone massacrante: in quei momenti si pensa alla fatica fatta, ai tanti sacrifici affrontati, e si dice con sollievo: "ce l'ho fatta". La cosa più brutta è sin troppo facile individuarla: è il problema del doping con tutto quello che comporta, anche in termini di danni all'immagine del ciclismo».
Ecco, il doping: ci dice qualcosa di non banale su questo dramma?
«Come si fa a trovare qualcosa di non banale da dire... è una brutta bestia, e bisogna stare sempre attenti. Prendiamo il caso di Ullrich: positivo per anfetamine, una sostanza che non dà miglioramenti e che gli è stata rilevata in un momento nel quale lui non corre da mesi. Non si sa cosa pensare. In gruppo siamo solidali fra noi, ma quando uno sbaglia i problemi deve risolverseli da sé».
Per motivi (anche) di doping la Mapei abbandonerà le corse a fine anno.
«E sarà un grave danno per tutti. Innanzitutto per la scomparsa di un marchio che è stato un punto di riferimento per il ciclismo in questi anni; e poi perché resteranno senza contratto un mucchio di campioni, che finiranno sul mercato dovendo fare pure i conti con una inevitabile riduzione degli ingaggi. Riguardo al rapporto tra Mapei e antidoping, non direi che in gruppo gli atleti di Squinzi venissero accusati dai colleghi di fare i santarellini, perché, tra l'altro, non lo erano: semplicemente facevano e dicevano quello che gli suggeriva (o imponeva) la società che li pagava».
Ma lei farebbe fare il ciclista a suo figlio?
«Beh, perché no? Glielo farei fare, anche se, per esempio, i miei lo hanno impedito a mio fratello, visto che avevano già il mio esempio: sempre in giro, sempre fuori di casa. Per i giovani che iniziano ora mi rendo conto che esiste un problema troppo spesso sottovalutato: il traffico. Le strade sono poco sicure, ci sono troppe automobili, cosicché allenarsi è un'impresa davvero troppo rischiosa, e da genitore sarei in pena».
Quali sono gli amici veri di Savoldelli nel mondo del ciclismo?
«Diciamo che vivo in una zona periferica rispetto alle "grandi rotte", quindi sono un po' tagliato fuori dal giro. Ma vado abbastanza d'accordo con tutti, e mi sento spesso con qualche collega o ex compagno: Manzoni, Guerini, Mazzoleni, Gotti».
E di chi è portato a diffidare, invece?
«Sto attento a tutti, so bene che molte persone che incontro pensano solo ai loro interessi; so riconoscere se uno è corretto, e diffido degli altri».
Ciclismo a parte, quali sono le cose importanti nella vita di Savoldelli?
«La mia fidanzata, innanzitutto; poi la famiglia, la casa (di cui mi occupo con grande passione), e gli amici, quelli che non si sono avvicinati a me perché ho vinto il Giro o sono diventato famoso, ma che c'erano già da prima, e che mi sarebbero stati vicini anche se non avessi fatto carriera nel ciclismo».
Presto sarà padre. Come pensa che cambierà la sua vita?
«I miei amici che hanno già esperienza in materia mi hanno detto che tutto cambia, che tutto quello che si fa lo si fa in funzione del figlio (o dei figli). Vedremo: sono molto curioso».

Marco Grassi    

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