Arrivederci e Grabsch - Le cronosorprese dei Mondiali pro'
E va bene che non c'erano Fabian Cancellara e Stefan Schumacher, ovvero i due dominatori delle più importanti cronometro di questo 2008, ma vedere che il Mondiale contro il tempo se lo porta a casa un onesto 33enne tedesco che si chiama Bert Grabsch e che non ha mai vinto niente di veramente importante in carriera; e che per centrare l'obiettivo il buon Grabsch ha dovuto piegare la strenua resistenza di un altrettanto onesto 31enne canadese che si chiama Svein Tuft e che - pure lui - non ha mai vinto niente di veramente importante in carriera (manco stavolta, se è per questo); ecco, vedere tutto ciò fa porre un paio di domande relativamente al fatto che il Mondiale in questa stagione forse ha fatto il suo tempo, se viene disertato da quelli che dovrebbero vincerlo.
E soprattutto se quelli che ci vanno non hanno (più) energie sufficienti per fare la differenza: dove sono i favoriti della vigilia, i Leipheimer, i Millar, i Rogers? Tutti nelle posizioni di rincalzo, ben lontani dai due carneadi di cui sopra.
Il circuito di Varese, 43,7 km per specialisti, ha in effetti premiato gli specialisti, penalizzando invece chi - per esempio - veniva da una stagione stancante e magari era uscito dalla Vuelta appena conclusa: ovviamente stiamo parlando di Levi Leipheimer, favoritissimo della vigilia e solo quarto al traguardo, a 1'05" da Grabsch e a 13" dall'ultimo gradino del podio, occupato dal suo connazionale David Zabriskie. E bene gli va, a Levi, che ha trovato strada facendo un minimo di ritmo, visto che al primo intertempo era solo undicesimo e la sua giornata era quindi già messa al nero dall'inizio.
Mentre Leipheimer recuperava, Tuft forava, e così veniva a mancare l'unico ostacolo che poteva porsi tra un Grabsch in versione supersmagliante e uno dei più insperati ori iridati di sempre (non lo diciamo noi, ma l'ha detto lo stesso Bert dopo la gara: «Ancora non ci posso credere di aver vinto il Mondiale», più sincero di così non si può). Il canadese è stato però bravo a riaversi dalla delusione e a difendere la sua piazza d'onore dall'assalto della coppia americana che scalpitava alle sue spalle: alla fine Svein ha salvato 10" su Zabriskie, per un argento che rilucerà sul suo caminetto da qui all'eternità.
In una prova che alla fine è risultata più povera di quanto ci si aspettasse, vanno salvate le prestazioni di Larsson, Martin e Brajkovic, rispettivamente quinto, settimo e ottavo: il primo a conferma che l'argento conquistato alle Olimpiadi di Pechino non era certo caduto dal cielo; gli altri due a rappresentare l'onda giovane che cresce e che presto spadroneggerà anche nella specialità. In linea con le attese i vari Devolder (sesto), Chavanel (decimo, perché, Sylvain ambiva a qualcosa in più=?) e Gusev (undicesimo), le delusioni, come anticipato, si chiamano Millar e Rogers: lo scozzese è solo nono in quella che doveva essere una delle prove cardine della sua stagione; non parliamo poi dell'australiano, che su un circuito che conosce benissimo, visto che abita in zona, non è riuscito a far meglio di una malinconica dodicesima posizione: e spiace dirlo, ma tra i grandi incompiuti del ciclismo anni 2000, il simpatico Michael rappresenta uno dei nomi più eclatanti.
E poi c'è l'Italia, che, vuoi per le discrete prestazioni dei nostri cronoman quest'anno (Pinotti che vince l'ultima tappa del Giro, Quinziato che fa terzo in una prova contro il tempo alla Vuelta), vuoi per l'onda di entusiasmo provocata dalla vittoria di Malori l'altro giorno, era attesa ad un risultato squillante, laddove per squillante si intende entrare nei 10 ma anche lambire il podio. Niente di tutto questo: Pinotti è tredicesimo a 1'34" da Grabsch, Quinziato due secondi indietro, quattordicesimo. E anche se - come sottolinea lo stesso Pinotti - i distacchi non sono enormi, non si può mascherare quel po' di delusione che emerge dopo la prova dei nostri. Ballerini si dice comunque soddisfatto dei suoi due azzurri in gara; magari avrà parlato col ct della Romania (che non si sa come - anzi si sa, citofonare UCI, Aigle, Suisse - può schierare due atleti al via), il quale non si sarà raccapezzato del 56esimo e 57esimo posto (penultimo e ultimo) dei suoi Sorin Pop e Anghelache (17' di ritardo in due), e quindi la prestazione di Pinotti e Quinziato, al confronto, sarà sembrata al Ballero di extralusso. Ma se vogliamo essere seri, dobbiamo dire che non ci siamo, e non ci possiamo neanche far prendere dall'euforia indicibile per il successo di Malori, visto che troppi ne abbiamo visti, negli anni scorsi, andar benissimo ai Mondiali a cronometro Under 23 e poi scipirsi da professionisti: cosa che ovviamente non auguriamo al parmigiano, ma che non possiamo non considerare come un'eventualità non improbabile.
L'unica speranza è che Ballerini non debba cercare frasi e sorrisi di circostanza anche domenica, dopo la prova in linea. Le scelte del ct sono state nette, e quindi per definizione suscettibili di aspre critiche; se l'Italia non centra almeno il podio il commissario tecnico sarà messo sulla graticola, e Franco lo sa: sarà per questo, perché pensa a quanto si gioca domenica, che il Ballero ha preso con tanta filosofia il rovescio odierno?