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Corsivo - Cronometro Italia, che tristezza!

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Soltanto quattro professionisti si sono giocati il titolo italiano a cronometro. Non ce ne vorrà Mondini, ma in un ciclismo che contro il tempo esprime gli Armstrong, gli Ullrich, addirittura i Botero (un colombiano! dieci anni fa sarebbe stato fantaciclismo) l'Italia continua a fare fatica. Mondini è un ottimo corridore e probabilmente, in questo grigiore, ha anche meritato di indossare la maglia tricolore.
Ma il problema è serio. l'Italia primeggia nelle corse di un giorno e spesso anche nelle corse a tappe, ma a cronometro non c'è nessuno in grado di rivaleggiare con i più forti del mondo. Di chi la colpa? Probabilmente di nessuno. La cronometro è la corsa più noiosa di tutte. Perfino le tappe assolutamente piatte vivono un momento emozionante come la volata e quando poi c'è Cipollini con il suo treno, è uno spettacolo vedere quelle bici lanciate a settanta all'ora in gruppo.
La crono è materia per tecnici. Al semplice appassionato piace poco: cosa volete che importi vedere le immagini di uno che corre da solo contro se stesso, senza avversari, senza tattiche, senza scintille. Volete mettere gli scatti di Pantani o i colpi di mano di Bettini. C'è più fantasia, c'è più intelligenza. Del resto basta dare uno sguardo agli ascolti: nelle tappe a cronometro sono più bassi.
Però qualcosa bisogna pur fare. Non vinci un Tour se non vai forte a cronometro, a meno che non ti chiami Pantani. E una nazione come l'Italia al Mondiale contro il tempo non può avere rappresentanti che arrivano a classificarsi in posizioni da terzo mondo del pedale. Chi ha almeno un minimo di predisposizione per questa specialità deve specializzarsi. Un Quinziato non vincerà mai un Tour, ma se lavora in un certo modo può togliersi parecchie soddisfazioni.
Di certo non è possibile che a un campionato italiano si presentino in quattro, ma è anche vero che la Settimana Tricolore quest'anno ha messo in programma l'appuntamento con la crono per il martedì quando in giro per l'Europa c'erano alcune gare in corso e altre si erano appena concluse. Bisogna spostarlo almeno di un paio di giorni. Un Garzelli, un Frigo, un Savoldelli, potrebbero anche non vincere il titolo italiano, ma anche solo la loro presenza potrebbe essere di stimolo tra i giovani. Lo sport, specie al'inizio, è emulazione. E dopo Moser, l'ultimo grande cronoman di casa nostra, i giovani ciclisti italiani non hanno più modelli a cui ispirarsi.

Maurizio Radente

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