Il Portale del Ciclismo professionistico

.

Maledetto sia il doping - Stefano Garzelli positivo a Liegi

Versione stampabile

L'antidoping colpisce ancora, inesorabilmente. E fa un'altra vittima eccellente, l'ennesima di una lunga serie che non accenna a interrompersi, malgrado gli impegni presi dai corridori stessi e malgrado l'inasprimento delle sanzioni a cui va incontro chi assume sostanze illecite, o le spaccia, o le possiede soltanto. Nei giorni in cui è esploso il caso dei corridori della Panaria arrestati dalla Guardia di Finanza, Garzelli risulta non negativo al Giro.
La foto che lo ritrae sorridente e intento a stappare una bottiglia di spumante sul podio delle premiazioni, vestito della maglia rosa, potrebbe essere l'ultima che ci resta della sua carriera di corridore. L'ultima, per intenderci, nella quale si possa leggere la felicità figlia dello sport: perché Garzelli ha annunciato di volersi ritirare dalle competizioni, se le controanalisi confermeranno la sua positività.
E non sarebbe il primo casi di carriera spezzata in questo modo. Noi non vogliamo entrare nel merito della vicenda, non vogliamo analizzare la natura della sostanza incriminata o le motivazioni che potrebbero aver spinto il corridore ad assumerla. Non ci interessa. Noi siamo semplicemente degli appassionati che sognerebbero di poter assistere ad una corsa senza doversi poi chiedere, del vincitore, "sarà pulito?", con la certezza, nel cuore, che la risposta sarà sempre negativa.
La mattina del 5 giugno del 1999 "perdemmo la verginità", come si dice. Quel giorno Pantani, idolo delle folle e amatissimo dominatore del Giro, fu estromesso dalla corsa rosa perché il suo ematocrito era fuori norma. Era la conferma di un dubbio a cui non volevamo piegarci. Se quel giorno segnò in qualche modo la fine sportiva di Pantani, per noi appassionati significò la fine della fiducia in uno sport che ci aveva dato tanto, in termini di emozioni, ma che, scoprimmo allora, ce lo aveva dato con l'inganno. Dopo il 5 giugno nulla fu più come prima: entusiasmarsi per qualsiasi risultato divenne via via sempre più difficile. E oggi, dopo i blitz dello scorso anno, dopo le squalifiche di decine di corridori, dopo questo nuovo scandalo in maglia rosa, potremmo finalmente dichiarare la nostra sconfitta. Potremmo dire "Basta, non ne possiamo più", ma qualcosa ce lo impedisce: forse la forsennata e controproducente volontà di credere che un miracolo possa avvenire. Perché è di un miracolo che abbiamo bisogno per uscire da questa fetida palude.
Ogni volta che arriva una nuova notizia riguardante il doping, la reazione nostra è sempre più seccata, scocciata. Immaginiamo lo sia anche quella del grande pubblico. Ma le alternative sono solo due: o liberalizzare il doping (e c'è chi spingerebbe in tal senso), oppure capire che col doping è ora di smetterla. Questa cosa i ciclisti non l'hanno ancora capita (indipendentemente dalle eventuali responsabilità di Garzelli, ora nell'occhio del ciclone). Non hanno capito che con i loro comportamenti si alieneranno la simpatia dei tifosi, e il ciclismo perderà il grande seguito che per decenni l'ha gratificato. Il doping, purtroppo, è pratica diffusa, generalizzata. Questo dobbiamo tenere a mente, quando cediamo alla tentazione di prendercela con la magistratura che indaga ("ma perché sempre durante il Giro, cercano forse visibilità?"). Perché se il giorno prima viene arrestato l'ultimo in classifica (Chesini) al termine di una tappa, e il giorno dopo il primo in classifica annuncia la sua positività, allora non c'è più niente da dire, niente da contestare: il marcio c'è, e coinvolge tutti, dal primo all'ultimo. E conviene pensarla così, conviene non concedersi il romantico lusso di sperare che il proprio campione sia estraneo a certe cose: in primo luogo per evitarsi cocenti delusioni. E in secondo luogo per non dimenticare che se anche uno solo del gruppo sgarra, è l'intero movimento a uscirne squalificato, è l'intero ciclismo a perdere la sua credibilità.
In genere troveremmo aberrante l'idea di fare di tutta l'erba un fascio. In questo caso facciamo una violenza ai nostri principi e sottolineiamo che sì, è bene fare di tutta l'erba un fascio: solo così, forse, qualcuno capirà quanto pesa la propria sventatezza, la propria slealtà; perché un ciclista che si dopa non fa solo male alla sua salute. Fa male a milioni di sportivi.

Marco Grassi

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano