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Il Giro di Romandia celebra la rinascita di Dario Frigo - Un anno dopo ancora primo in Svizzera

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Così come Francesco Casagrande ha brillantemente bissato il successo di un anno fa al Giro del Trentino, allo stesso modo si è comportato Dario Frigo, che è stato capace di rivincere la gara che nel 2001 lo aveva lanciato verso un Giro d'Italia da protagonista. Tra il ventottenne di Saronno e il Giro di Romandia, insomma, l'amore è proprio forte.
Frigo aveva in qualche modo bisogno di riannodare le fila di un discorso interrotto troppo bruscamente meno di dodici mesi fa. Quando, figura emergente del ciclismo italiano e uomo in grado di vestire la maglia rosa e di contendere a Simoni il successo nella corsa a tappe della Gazzetta, si ritrovò di colpo in mezzo a una strada e additato come cattivo esempio.
La storia, la ricorderanno tutti, è quella dei famosi blitz dei Nas a Sanremo, il 6 giugno scorso. Nel beauty-case di Frigo vennero trovate due fiale di Hemassist (emoglobina umana ricombinante) e una confezione di cerotti al testosterone. A poco servì il fatto che il corridore negasse di aver mai usato quei prodotti: cacciato dal Giro e licenziato in tronco dalla sua squadra, la Fassa Bortolo (neanche fosse l'unico ad essere pescato con le mani nella marmellata, neanche fosse il solo reprobo del gruppo, neanche fosse, in ultima analisi, un cittadino che ha diritto ala presunzione d'innocenza), Frigo divenne in un secondo il simbolo del marcio nel ciclismo.
Il tempo è passato, lui è stato accolto in una nuova squadra (la Tacconi Sport) e ha ripreso confidenza con la vittoria in marzo sul Col d'Eze (alla Parigi-Nizza), ma gli mancava il successo che lo facesse risentire quello di un anno fa, quello che tranquillamente poteva indossare i panni del favorito nel Giro d'Italia. Quel successo non poteva che venire dal "suo" Romandia. Ed è stata, quella di Frigo, un'affermazione faticata, ottenuta nel freddo della Svizzera (pioggia, vento, addirittura neve sulle Alpi!) e rintuzzando nel'ultima tappa contro il tempo il ritorno di un grande del cronometro, Alex Zülle (che aveva vinto anche il tappone montano).
Al tirar delle somme, non saranno state vane le disavventure di Frigo nell'ultimo anno: a patto che lui, riscoprendosi magari più forte, non ricada più in errori troppo stupidi per essere commessi ancora.

Marco Grassi

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