Tour of Oman 2016: Jungels, la corona giusta per regnare un giorno - Bob d'anticipo, e la corsa è già nel vivo. Porte in crisi; Rebellin, Nibali e Pozzovivo coi migliori
- Berden De Vries [1]
- Bob Jungels [2]
- Christoph Pfingsten [3]
- Davide Rebellin [4]
- Eduardo Sepúlveda [5]
- Edvald Boasson Hagen [6]
- Greg Van Avermaet [7]
- Greg Van Avermaet [8]
- Jakob Fuglsang [9]
- Kenny Dehaes [10]
- Peter Koning [11]
- Pieter Vanspeybrouck [12]
- Richie Porte [13]
- Romain Bardet [14]
- Serge Pauwels [15]
- Tom Dumoulin [16]
- Vincenzo Nibali [17]
- Uomini [18]
Non ha dovuto aspettare molto Bob Jungels per festeggiare la prima vittoria in maglia Etixx-Quick Step, squadra nella quale è approdato dopo essere stato alla corte di Luca Guercilena alla Trek Factory Racing. Il campione lussemburghese, tra i maggiori prospetti del ciclismo moderno, si è imposto con un'azione di forza nel finale della prima tappa del Tour of Oman 2016, anticipando Serge Pauwels (Dimension Data), Romain Bardet (AG2R) ed un gruppetto di tredici corridori selezionato dalle due rampe poste nell'ultimo segmento della tappa.
Quando la scelta dei materiali è decisiva
La stoccata piazzata ai meno due chilometri dall'arrivo Jungels l'aveva pianificata in maniera certosina, dopo aver ben osservato il finale della corsa durante la ricognizione: un lungo vialone in discesa, seguito da un breve tratto in pianura e poi da 500 metri in leggerissima ascesa, che il giovane lussemburghese ha affrontato di slancio, grazie all'accorgimento tecnico adottato, il montaggio di una corona di 55 denti, ideale per provare a fare il vuoto in discesa e poi procedere d'inerzia verso l'arrivo. Detto, fatto, anche se lo svolgimento della corsa è stato più complesso di quanto non possa sembrare.
Le collinette finali invogliavano infatti molti al successo, tra quei molti la coppia dell'Astana composta da Vincenzo Nibali e Jakob Fuglsang e Richie Porte, il capitano della BMC. Proprio i celesti e i rossoneri compagni di squadra dei citati si sono sobbarcati il compito di tenere chiusa la corsa mentre un drappello di fuggitivi composto da Christoph Pfingsten (Bora), Kenny Dehaes (Wanty), Berden De Vries (Roompot), Pieter Vanspeybrouck (Topsport) e Peter Koning (Drapac) cercava buona sorte sulla strada, ottenendo un massimo di sei minuti di vantaggio e nient'altro.
Il crollo di Porte, la vittoria di Jungels
La fuga si sgretolava sulla prima erta di giornata, ai trenta dall'arrivo, ma era sulla seconda e ultima che arrivavano gli attacchi più veementi, e arrivava anche la sorpresa, il crollo di Richie Porte, visto in formissima in Australia qualche settimana fa, mentre il più pimpante degli Astana sembrava essere Fuglsang, così come lo era Eduardo Sepúlveda (Fortuneo), autore del forcing più incisivo, che selezionava ma non spaccava il gruppo, quindi lanciato in discesa verso la linea d'arrivo. Proprio in discesa avveniva la caduta di Sepúlveda, e poco dopo arrivava la botta, stavolta solo figurata, di Jungels, che gli permetteva di arrivare tutto solo sul traguardo di Al Bustan.
Tra gli italiani si piazzava meglio di tutti l'eterno Davide Rebellin (CCC), ottavo, e concludevano nel gruppo dei migliori sia Nibali, decimo, sia Domenico Pozzovivo (AG2R), dodicesmo. L'ordine d'arrivo, nel dettaglio, dice che Serge Pauwels, secondo, ha chiuso a 6" dal vincitore, e che Romain Bardet, terzo, ha regolato il drappello buono a 8"; in top ten anche Edvald Boasson Hagen (Dimension Data) quarto, Tom Dumoulin (Giant) quinto, Greg Van Avermaet (BMC) sesto, Rui Costa (Lampre) settimo e Floris De Tier (Topsport) nono.
La classifica ripercorre a grandi linee quanto tracciato dall'ordine d'arrivo: Jungels guida con 10" su Pauwels, 14" su Bardet, 18" su Boasson Hagen e gli altri del gruppo dei big. Domani la seconda tappa dall'Omantel Head Office a Quriyat, 162 km, avrà il traguardo posto in cima a una salitella, e si preannuncia un finale nuovamente molto interessante.