Giro Rosa 2015: Van der Breggen calcolatrice, Abbott distratta - Le pagelle: Megan Guarnier stupisce, Elisa Longo Borghini soffre ma tiene duro
- Giro d'Italia Internazionale Femminile WE 2015 [1]
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Anna Van der Breggen - 10
A 25 anni corona il sogno di una vita: primeggiare nella gara a tappe più importante del calendario. Dopo stagioni e stagioni a far da gregaria a Marianne Vos (Mondiali inclusi), l'olandese corre nascosta, ma sempre attenta, fino alla crono del Vergante. Lì bastona tutte, rifilando oltre un minuto alle colleghe e, di fatto, chiudendo la pratica. La terza piazza dello scorso anno, ottenuta correndo per Vos, era stata straordinaria. Questa vittoria è ancora meglio.
Mara Abbott - 9.5
Perde terreno nei momenti più impensabili (imparasse a guidare quella bici...), accumula secondi, minuti di svantaggio. Poi tira fuori una crono sensazionale, almeno per quanto ci ha abituati. C'è sempre una prima volta. Non le basta la vittoria a San Domenico di Varzo (un must, ormai), per portare a casa il terzo Giro Rosa della carriera. Ha fatto di tutto, ma contro questa Van der Breggen era durissima. Perdere due preziose gregarie - Audrey Cordon-Ragot ed Anna Sanchis - dopo appena due tappe non l'ha aiutata.
Megan Guarnier - 9
Avere trent'anni e scoprire che, con un Giro non così duro, si può sognare. E la statunitense culla il sogno per sei giorni, vincendo la tappa di San Fior ed andando a caccia di abbuoni in ogni momento. Pare sia stata avvistata al villaggio di partenza mentre sprintava per andare in bagno prima della Van der Breggen, ma incredibilmente non le sono stati abbuonati né 10" né 3"! Nella crono del Vergante fa quel che può, cioè seconda dietro ad una Van der Breggen inavvicinabile. A San Domenico paga ma conserva il podio. La vera punta della Boels-Dolmans.
Ashleigh Moolman-Pasio - 7.5
Da sempre piazzata eccellente, ma pur sempre piazzata, azzecca la settimana della vita. Nelle tappe dure, c'è. Nella crono, è lì. In salita non manca del tutto. Alla fine la sudafricana della Bigla esce dal podio, ma va bene così. Neanche il furto delle bici della squadra, avvenuto nel milanese, la ferma o la turba. Manca sempre quel qualcosa che le porterebbe grandissimi risultati, ma non è una campionessa, né lo diventerà a 29 anni.
Kasia Niewiadoma - 8
A vent'anni e con l'Emakumeen Euskal Bira in saccoccia, viene in Italia a fare quel che deve: la gregaria. Di lusso, ma pur sempre gregaria, perché in Rabo si trova davanti almeno due capitane potenziali: Anna Van der Breggen e Pauline Ferrand-Prévot. Kasia, che da piccola nemmeno voleva correre in bici, tira fuori il meglio di sé, aiutando Van der Breggen e lavorando per se stessa. Ne esce un quinto posto tutto gambe ed orgoglio. Nettamente miglior giovane della corsa, tornerà per un'altra maglia, quella rosa.
Pauline Ferrand-Prévot - 6
Giungeva da un infortunio e non è chiaramente quella di un anno fa. Nonostante ciò, vince la tappa dell'Aprica e lavora moltissimo per la Van der Breggen. Da lei ci si aspetterebbero però ben altre prestazioni, che di sicuro arriveranno nelle stagioni a venire. Lascia però, in questo Giro, un leggero amaro in bocca. Ce ne faremo una ragione.
Flavia Oliveira - 7.5
Per giorni si scorna con Carlee Taylor, cercando la maglia verde delle scalatrici. A San Domenico tira fuori una prestazione incredibile ed in classifica chiude settima. A 33 anni un bel risultato per la brasiliana. In casa Alé-Cipollini benino Francesca Cauz (voto 6.5), che ci prova all'Aprica ed a San Domenico è sesta di tappa. Molto attiva Malgorzata Jasinska (voto 6.5), mentre non s'è mai in vista Dalia Muccioli (voto 5.5), purtroppo caduta subito.
Elisa Longo Borghini - 7.5
Brillante per quasi tutto il Giro, arriva alla crono e perde minuti. A San Domenico, dove corre in casa, perde altro terreno. Comprensibile, visto che la ragazza, novella Garibaldi, ha un'infiammazione ad una gamba e non riesce a spingere come dovrebbe. È comunque un riferimento fondamentale per la Abbott, bravissima lo stesso.
Evelyn Stevens - 5
Se non ci fosse stata la Guarnier, la Boels-Dolmans sarebbe tornata a casa con un bottino veramente magro. Quasi mai nel vivo dell'azione, la statunitense chiude a quasi dieci minuti. Gli anni passano. Non bene neppure Ellen Van Dijk (voto 5.5), corridore appena normale nelle due crono, mentre Lizzie Armitstead (voto 5) al di là di qualche fuga non fa.
Shara Gillow - 6
È un po' l'Haimar Zubeldia del femminile: non si vede quasi mai, eppure chiude al decimo posto grazie ad una costanza mica male. In Rabo Liv applausi a Lucinda Brand (voto 8), che porta a casa con coraggio le tappe di Mantova e Loano, ed a Roxane Knetemann (voto 6.5), decima fino all'ultimo giorno. Poi cade, si frattura un braccio e non arriva alla fine: una beffa.
Karol-Ann Canuel - 6.5
Canadese che va forte a crono, nei primi giorni tiene benissimo le migliori, poi cala pian piano e chiude undicesima. In casa Velocio-SRAM invisibile Alena Amialiusik (voto 4), che nei piani doveva avere ben altra importanza ed invece non si vede quasi mai, poi chiude a più di venti minuti dalla Van der Breggen.
Claudia Häusler-Lichtenberg - 4
Si butta in fuga verso Mantova, quando in nove uccellano le velociste. Stop. Più si va avanti con la corsa, più si capisce perché le big non si preoccuparono allora della sua presenza in fuga. La Liv-Plantur porta in Italia un gioiellino, la 19enne Floortje Mackaij (voto 7). Molto attiva, chiude quinta nello sprint di Ljubljana. Da seguire.
Alice Maria Arzuffi - 6.5
È una forte crossista, ma su strada si destreggia piuttosto bene. In fuga, sul passo, anche in salita, AMA non delude, anzi, sorprende. In casa INPA-Bianchi-Giusfredi va più forte Tetyana Riabchenko (voto 6.5), scafata ucraina. Bene anche Anna Stricker (voto 6), in piene crescita: centra due top ten a Ljubljana ed a Pozzo d'Adda. Avanti così.
Rossella Ratto - 4.5
Annata difficile, deludente. Per lei in primis. Non ha ancora vinto ed al Giro non cambia tendenza. Attraversa giornate buie, con nausea, debolezza, giramenti di testa. Meglio non prendere il via nella crono per guarire e, soprattutto, ritrovarsi.
Mayuko Hagiwara - 8
La giapponese della Wiggle-Honda attacca in tante tappe, fino a quando non trova l'affondo giusto. Siamo a Morbegno, Mayuko si rende protagonista di un assolo vincente e storico: è la prima giapponese a vincere al Giro Rosa e lo fa con un bell'orologio al polso. La Casio ringrazia.
Elena Cecchini - 7
Coraggio ne ha da vendere, la Campionessa d'Italia. Fortuna, meno. Prova a vincere la prima tappa al Giro Rosa in volata, e si piazza. In fuga, e si piazza. Ancora allo sprint, ancora si piazza. La costanza è la virtù dei forti, dicono. Ed Elena è fortissima, la vittoria pesantissima arriverà.
Annemiek Van Vleuten - 6
Fa il minimo sindacale: vince il prologo di Ljubljana, veste la maglia rosa per un giorno, poi scompare o quasi. Poche fughe, forma non proprio perfetta, risultati che sono la diretta conseguenza di ciò.
Barbara Guarischi - 7
Bella la vittoria di Ljubljana, la sua prima al Giro Rosa (voto 9 alla volata che le tira Tiffany Cromwell), poi si perde un pochino ed oltre ad un sesto posto a Pozzo d'Adda non va. Un bene che si sia sbloccata con la vittoria di peso.
Annalisa Cucinotta - 7
Solo settima nello sprint di Ljubljana, a Mantova vince la volata delle battute e pare destinata a non esultare. Invece il giorno dopo sprinta meglio di tutte, ma per la vittoria. E la trova a Pozzo d'Adda. Considerando che dal Qatar - era febbraio - non aveva più centrato il bersaglio grosso, è un buon risultato.
Marta Bastianelli - 6.5
Va a tanto così dalla vittoria, quando a Pozzo d'Adda trova davanti a sé solo la Cuci. Regala all'Aromitalia-Vaiano-Fondriest un bel podio. Non pervenuta invece Rasa Leleivyte (voto 4), dalla quale era lecito aspettarsi uno sprintarello discreto, magari due.
Giorgia Bronzini - 4.5
Da una come lei ci si attende sempre il massimo, invece fa il compitino, e pure male, a Ljubljana, dove è appena sesta. Questo il suo miglior risultato in un Giro Rosa da dimenticare. Mai vista pure Jolien D'Hoore (voto 4), tanto brillante nel 2015 quanto evanescente in questa settimana. C'è da dire che dovevano lavorare per Abbott e Longo Borghini.
Valentina Scandolara - 6.5
Parte benino nel prologo sloveno, sfiora la vittoria che cerca da una vita a Mantova, quando solo una Lucinda Brand in stato di grazia le nega la gioia più grande. Volenterosa, spesso in fuga, mai banale. In Orica niente male anche la prestazione di Katrin Garfoot (voto 6.5) nella crono del Vergante, dove perde il podio di tappa per un secondo. Brava anche Lizzie Williams (voto 6), che va in fuga spesso e volentieri, tante volte da sola. Cresciuta a pane e Scando.