Caso RCS, parla Acquarone: «L'azienda ha voluto individuare in me il capro espiatorio. Ripongo totale fiducia nei magistrati»
Versione stampabileMichele Acquarone, dopo il licenziamento (insieme all'amministratore delegato del gruppo, Giacomo Catano), ha parlato oggi in una conferenza stampa tenutasi a Milano, leggendo una nota chiarificatrice della sua posizione: «È un grande dispiacere dover comunicare che il mio rapporto con RCS si è interrotto. La decisione è stata presa unilateralmente da RCS e io mi limito a prenderne atto. Allo stesso modo, prendo atto che ieri, dopo la convocazione di questa conferenza stampa, è stata diffusa la notizia del mio licenziamento, ma ancora oggi, a distanza di due mesi dalla mia sospensione cautelare pubblicamente resa nota e dall'avvio delle indagini interna ed esterna, RCS non ha ancora fornito alcuna ulteriore informazione sui fatti e sulle responsabilità. Ciò rende ancora più grave ed evidente la lesione che è stata arrecata alla mia immagine accostando il mio nome agli asseriti ammanchi riscontrati in RCS. Tutti sanno che ho sempre lavorato con il massimo impegno e con ottimi risultati e che negli anni della mia direzione RCS Sport ha guadagnato prestigio e considerazione nel mondo sportivo in Italia e all'estero. Ignoro perciò le ragioni per le quali RCS ha voluto individuare in me il capro espiatorio di una situazione che il perdurante e ormai fragoroso silenzio del Gruppo lascia intendere come estremamente delicata e grave. Ripongo totale fiducia nell'indagine penale in atto e nella causa di lavoro imminente, al fine di accertare la mia totale estraneità agli illeciti commessi in RCS. Da parte mia farò tutto quanto possibile per aiutare l'autorità giudiziaria a far luce su tutte le responsabilità, comprese quelle legate alla gravissima diffamazione compiuta, senza alcuna ragione, ai miei danni. Nonostante l'amarezza che mi lascia questo epilogo del mio rapporto con RCS, rimarrò per sempre legato al Giro d'Italia e sono orgoglioso di tutto il lavoro svolto per consolidare la sua popolarità e la sua immagine nel mondo. Guardando al futuro credo che le mie qualità, il mio entusiasmo e i risultati conseguiti siano più forti di ogni diffamazione e, dopo due mesi di limbo, non vedo l'ora di rimettermi in gioco trovando, mi auguro, un progetto capace di appassionarmi ed in cui credere. Chi mi conosce, sa che le idee e la determinazione non mi mancano».
Acquarone ha intenzione di intentare una causa per diffamazione nei confronti di RCS: «Sono qui per togliermi di dosso questo fango, perché se si solidifica rischia di diventare pietra e non poi riuscirò più a liberarmene. Il 27 settembre mi è stato comunicato dai vertici dell'azienda che c'erano delle irregolarità nei bilanci e che era in corso un audit interno che sarebbe anche potuto sfociare in un'indagine esterna e io ho dato al mia piena collaborazione. Il 1° ottobre sono stato sospeso, mi è stato tolto il pc, la mail, il telefono. Non sono stato più in grado di sapere e capire quello che era successo e che stava accadendo. Tutto quello che ho ricevuto sono state solo le lettere di sospensione e di licenziamento, nelle quali RCS scrive che avrei 'potuto e dovuto evitare che le irregolarità si verificassero'. E quando ho cercato di saperne di più, la mia richiesta di informazioni è stata definita 'infondata, pretestuosa e non dovuta'. Ho 42 anni e dopo 14 anni in RCS devo ricominciare da zero, ora vedremo se contano di più tutti gli anni di lavoro, di cui cinque nello sport, o i due mesi di diffamazione costante e pesantissima».
A breve Acquarone e il suo avvocato presenteranno anche una causa di lavoro nei confronti del gruppo di via Solferino.




