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Nettarine 2015: Attenti, la Rota gira - Finale emozionante per la corsa romagnola. Sul podio Garosio e Pearson | Cicloweb

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Nettarine 2015: Attenti, la Rota gira - Finale emozionante per la corsa romagnola. Sul podio Garosio e Pearson

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A Lorenzo Rota il Giro delle Pesche Nettarine

Mentre al Giro d'Italia si viveva una tranquilla ultima tappa, al Giro delle Pesche Nettarine l'ultima frazione era vissuta come un'occasione per ribaltare la corsa col coltello tra i denti, con secondo e terzo della generale in fuga ed il primo a cercare alleati per ricucire lo strappo. Il colpo di mano alla fine è andato a segno e Lorenzo Rota, bresciano classe 1995, è riuscito a portare a casa il suo primo successo tra i dilettanti, che corrisponde anche a un successo di prestigio.

 

Come nel 2014, partenza nel segno di Pacioni
Partenza da Mordano per la 20esima edizione del Giro delle Pesche Nettarine, per una prima tappa vallonata ma non troppo difficile con arrivo ad Imola, nella bassa romagna. Nel mezzo dei 144 km di gara, due GPM, uno a Liano nelle fasi iniziali e un altro a Dozza a 14 km dal traguardo. Dopo appena 4 km di gara sono in quattro a promuovere l'azione che caratterizzerà la frazione, ossia James Locker (Zappi's), Andrea Zanardini (General Store), Davide Falappi (Cipollini Alè) e Alberto Rossi (Overall). Dopo 20 km, a loro si accodano altri 10 uomini per formare una fuga consistente, la quale arriverà a toccare i 3'10" di vantaggio quando la corsa affronterà un circuito di 3 giri attorno a Mordano, nelle fasi centrali della corsa.

Dopodichè, Zalf, Colpack e Viris, non coinvolte nella fuga, lavorano per chiudere e portare i loro velocisti allo sprint, aiutate anche dalla Cipollini Alè pur se con un uomo in fuga. Il vantaggio viene rapidamente rosicchiato e così in vista delle rampe finali è James Owen (Zappi's) a rompere il ghiaccio, arrivando a scollinare da solo a Dozza prima di essere ripreso. I saliscendi imolesi fan vittime, il gruppo è dimezzato e non ci sono Marco Maronese (Zalf) e Riccardo Minali (Colpack), i principali favoriti.

Ai -2 dall'arrivo è il polacco Rekita (Altopack) a tentare il colpaccio, ma viene ripreso proprio negli ultimi 100 metri, venendo anche colpito dai velocisti durante la volata. Ad aggiudicarsi il successo su un traguardo cieco, collocato in curva, è un enfant du pays, Luca Pacioni (Viris), già vincente nella prima tappa l'anno scorso; alle sue spalle Matteo Malucelli (Idea), spesso in evidenza di recente, e l'eterno piazzato Marco Corrà (Mastromarco), che aveva lanciato la volata.

 

Garosio impone la sua legge a Castel del Rio
Come da tradizione la seconda tappa della corsa è la più difficile: si parte nel ravennate da Lugo per poi inoltrarsi nell'Appenino; dopo aver affrontato Cima Prugno si entra in un circuito da ripetere 3 volte con la salita di Cima Gesso ed il GPM di Cima Bordona, infine dopo l'ultimo scollinamento si devia verso la suggestiva località di Castel del Rio, dove i corridori entrano attraversando il suggestivo Ponte degli Alidosi, fatto a schiena d'asino. Totale, 134 km.

La corsa si accende in maniera decisiva già sulle prime salite. A Cima Prugno passa per primo in testa Josè Tito Hernández, 21enne colombiano della GM Cycling Team, il quale poi allunga sui compagni di fuga nella discesa successiva. Al primo passaggio da Cima Bordona è ripreso da un drappello di 9 unità, dentro ci sono coloro che saranno protagonisti di questo Giro delle Pesche Nettarine: Andrea Garosio e Umberto Orsini per la Colpack, Daniel Pearson per la Zalf, Lorenzo Rota per la Unieuro, Luca Raggio e Jalel Duranti per la Overall, Alberto Amici per la Viris, Francesco Lorenzini ed Enrico Anselmi per la Malmantile: i 10 di testa collaborano e riescono ad accumulare un vantaggio intorno al 1'20" sul gruppo dietro, già ridotto a una quaratina di atleti. 

Durante il secondo ed il terzo passaggio, un drappello di coraggiosi riesce ad evadere dal gruppo e a riportarsi sui primi: si tratta di Rekita, James Knox (Zappi's), Nicolò Lavazza (Overall), Alexsander Vlasov (Viris), Matteo Natali (Mastromarco), Manuel Ciucci (Maltinti); ma a seguito di questo ricongiungimento, si rompe l'accordo tra i fuggitivi e scattano Garosio, Rota e Pearson sull'ultimo passaggio di Cima Gesso. Un indiavolato Garosio fa il ritmo sull'ultimo passaggio di Cima Bordona e tira dritto, lasciando la compagnia.  

Arrivati in località Castel Del Rio, con gli ultimi 2 km che tirano all'insù, Rota stacca Pearson e prova a riportarsi da solo su Garosio, ma non ce la fa: Garosio mantiene 6" di margine e conquista così il secondo successo da dilettante. Pearson cede nel finale ed è terzo a 44", quasi ripreso da Andrea Montagnoli (Malmantile) e Matteo Natali. A 52" seguono Leonardo Basso (Selle Italia), Jacopo Mosca (Viris) e Julen Amezoueta (Baque-Campos), chiudono la top ten Simone Velasco (Zalf) a 1'03" e Giulio Ciccone (Colpack) a 1'05", il quale tutto solo nell'ultimo giro aveva provato a rientrare sull'azione principale. 

 

La fuga di Faenza scompiglia la situazione
Si direbbe giochi conclusi, visto che l'ultima tappa da Lavezzola a Faenza di 149 km è sì la più lunga, ma anche la più facile, con 3 GPM nelle fasi centrali: uno scollinamento a Cima Sabbioni e due a Cima Vulture, salendo massimo a 210 metri di altitudine. Si direbbe, ma non è così perchè sull'ultimo passaggio a Cima Vulture Garosio si distrae e i rivali gli tendono una vera e propria imboscata. Sono in 14 in fuga, con loro c'è Rota, Pearson e Velasco, Natali, Basso, Amezoueta, Vlasov e Mosca, tutti protagonisti nella tappa precedente. In più, la GM Cycling con ben 3 uomini (Hernández, Andrea Cacciotti e Alessandro Ferrarotti), Manuel Di Leo (Futura Team), Riccardo Donato (Selle Italia) e Matteo Spreafico (Team Idea). Il vantaggio si porta presto oltre il minuto e Garosio non riesce a trovar collaborazione fuori dai suoi compagni di squadra, tant'è che è costretto a tirare in prima persona.

Nel finale ne succedono di ogni: la General Store si mette a tirare e riduce il vantaggio oltre il minuto, permettendo a Garosio di non farsi passare in classifica almeno da Pearson; Leonardo Basso ha un salto di catena e viene riassorbito dal gruppo in rimonta; nell'ultimo chilometro cadono Pearson, Ferrarotti, Di Leo e Caciotti; Rota tenta addirittura il colpo da finisseur nel km finale ma paga dazio, arrivando nono a 6" mentre la volata per il successo di tappa è vinta nettamente dal suo coetaneo Velasco su Mosca e Tito Hernandez. Il gruppo, regolato da James Newey (Zappi's), arriva a 39", sufficienti a Lorenzo Rota per aggiudicarsi questo giro delle Pesche Nettarine.

 

Velasco e Rota, destini incrociati
Sin dalla categoria juniores si vive un morbido dualismo tra Simone Velasco e Lorenzo Rota, entrambi classe '95, entrambi talenti di indiscutibile valore, che però viaggiano su binari diversi: il primo ha scelto la squadra più forte del dilettantismo italiano, la Zalf, garantendosi anche successi in tempo breve; il secondo ha scelto la Unieuro e le Continental, che lo costringono a mangiare spesso la polvere dei professionisti e dei colleghi stranieri più attempati. Entrambi stanno venendo su bene, ed è quasi catartico che i loro destini si incrocino al Nettarine, vicino a casa di Simone Velasco (che ha concluso anche sesto in generale), per conseguire entrambi, nello stesso giorno, il successo più prestigioso della loro carriera.

Andrea Garosio non aveva trovato spazio in Zalf, è andato a cercarlo in Colpack: impresa non facile, ma per ora può dirsi riuscita. Per lui e per Daniel Pearson può valere lo stesso discorso: sono corridori di sostanza, che in una corsa a tappe vengono fuori molto più facilmente, ma che in linea vinceranno sempre molto poco. Benchè con la Zalf l'inglesino sia migliorato anche sul passo, sarà difficile per lui ritagliarsi nuove occasioni prima del Valle d'Aosta.  

 

Occasione di visibilità per corridori meno noti
Più in generale, in una corsa a tappe come questa trovano visibilità corridori che non sempre possono averla sulle corse di un giorno. Anche Jacopo Mosca (leader della classifica a punti) e Matteo Natali, quarto e quinto in generale a 40": entrambi tenuti d'occhio da Cassani (il primo ha anche corso in maglia azzurra) ma in due, solo una vittoria, conseguita da Natali a Empoli qualche settimana fa.

Ottima figura la fanno 3 su 4 delle continental presenti: al di là della vittoria della Unieuro con Rota, la GM ha fatto valere il fondo cumulato nelle (poche) corse disputate finora, portando a casa due maglie, quella di miglior scalatore più che meritata da Tito Hernández, e quella di miglior primo anno conseguita da Cacciotti proprio grazie all'azione dell'ultima tappa; entrambi concludono in top ten, ottavo e decimo. Nel team Idea si registra la crescita di Malucelli e Spreafico, che ha concluso nono finale. Infine, premiate le scelte internazionali degli organizzatori, con gli spagnoli della Baque che son riusciti a essere nel vivo della corsa col settimo posto finale di Amezoueta e gli inglesi della Zappi's, ormai di casa qui in Italia, che hanno animato tutte le frazioni.

Nicola Stufano

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