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L'intervista: La Zalf nell'anno della rivoluzione - Gianni Faresin: «Il 2015 sarà una stagione di transizione»

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Gianni Faresin, ultimo a destra, coi suoi ragazzi della Zalf 2015 © Zalfdesireefior.com - Foto RodellaLa Zalf Euromobil Désirée Fior nel 2015 vivrà una vera e propria rivoluzione dell'organico: complice il passaggio al professionismo di ben 6 atleti, son 14 i nomi nuovi per la compagine castellana, su un totale di 22 atleti in organico. Per la squadra dominatrice delle ultime due annate, nelle quali ha cumulato quasi 120 vittorie, sarà una stagione di transizione o verrà confermato il trend? L'abbiamo chiesto a Gianni Faresin, ex Campione Italiano e vincitore di un Giro di Lombardia, nonchè DS del team di Gaspare Lucchetta ed Egidio Fior dal 2006.

Per quest'anno è prevista una vera rivoluzione. In 9 anni che sei in Zalf era mai capitato un tale stravolgimento di organico?
«Sicuramente no, dopotutto non era mai capitato che in 6 passassero professionisti, 7 se contiamo anche Cavasin che passa in un team Continental, più Conte Bonin e Gomirato che son finiti fuori età. A un certo punto è necessario rinnovare, 4 anni fa l'abbiamo fatto un po' più moderatamente, quest'anno qualcuno ha raggiunto in anticipo la maturità per passare. Adesso abbiamo scelto di prendere altri giovani, speriamo di far crescere questo nuovo gruppo, siam fiduciosi».

Difatti i vostri acquisti sembrano mirati,  sono in larga parte corridori di classe '94 e '95, talentuosi ma non ancora sbocciati. Volete aprire un nuovo ciclo continuando a vincere?
«Facendo partire un nuovo ciclo, sicuramente non sarà facile vincere subito. Ci sarà un anno di transizione, poiché il vuoto che ci hanno lasciato i 6 neoprofessionisti è abbastanza grande. Comunque i ragazzi che abbiam preso hanno grandi qualità, ci sarà un po' di adattamento fra di loro e servirà tempo per formare il gruppo».

Siete una società ben rodata. Come, dove e quando allenate i ragazzi durante l'inverno?
«Fino al 19 gennaio i ragazzi vengono lasciati liberi di allenarsi da soli, io personalmente preparo loro un programma dettagliato che consiste sostanzialmente in un po' di palestra da fine novembre, che alla seconda settimana di dicembre viene affiancata dalla bici, non tutti i giorni. Questo fino a Natale, poi cominciamo a trovarci una volta a settimana coi più vicini. Il 19 gennaio comincia poi il ritiro in Toscana».

L'acquisto più importante si direbbe Daniel Pearson. È il vostro uomo per le corse a tappe?
«Pearson è andato bene quest'anno, è migliorato molto rispetto al 2013. È andato forte al Nettarine e al Val d'Aosta, certo, però per le corse a tappe in genere teniamo in considerazione anche Moscon e Velasco, oltre agli altri acquisti che abbiam fatto che comunque potremmo alternare in base alla loro condizione».

Rupiani, ad esempio, ha fatto un bel primo anno, tra i migliori nelle corse più importanti, e potrebbe essere una vostra carta da giocare.
«Sì, è stato molto bravo anche lui al Nettarine, sicuramente potrà crescere. Un altro nome buono potrebbe essere Bagioli. Però non escludo altri exploit, sicuramente quest'anno abbiamo un bel gruppetto di scalatori e ci sarà spazio per tutti, visto che corrono il giusto».

Per le volate come siete organizzati, invece? Avete perso i vostri maggiori velocisti, dovrete ricostruire la squadra.
«Non c'erano neanche tanti velocisti liberi, i migliori son passati o son rimasti alla Colpack. Così noi abbiamo investito sul futuro, che si chiama Begnoni, e vorremmo anche recuperare Maronese che da juniores era un bel velocista. L'uomo di esperienza, che potrebbe essere utile a far crescere gli altri oltre che far qualche risultato all'inizio, è Gaggia».

Gaggia aveva smesso a luglio. Come l'avete convinto a riprendere?
«Lui aveva ancora voglia, noi l'abbiamo sentito e quando gli abbiamo proposto il giusto si è rimesso subito al lavoro. Se ci sono le motivazioni, non è difficile convincere qualcuno a riprendere a correre».

Ci hai già parlato di Begnoni. Delle altre due matricole cosa ci dici?
«Rocchetti e Sartori sono andati molto bene tra gli juniores, han caratteristiche leggermente diverse da Begnoni: vanno bene sui percorsi misti, anche se entrambi hanno buone punte veloci. Avranno bisogno di un po' più di tempo, il passista veloce cominci a vederlo dal secondo-terzo anno».

Come mai invece vi siete privati di un talento come Lizde?
«Lizde ha preso una decisione abbastanza improvvisa, che noi rispettiamo. Sembrava dovesse rimanere, ma poi... noi non tratteniamo nessuno, prendiamo solo ragazzi che vogliono stare con noi e che credono nel gruppo, come è stato sempre, e gli ultimi anni ne sono la dimostrazione, per la soddisfazione in primis di noi direttori sportivi. Quando in una squadra vincono 17 corridori su 21, come quest'anno, è il miglior modo di vedere il proprio lavoro giungere a compimento: mettere insieme ragazzi che van d'accordo».

Con Peroni invece cosa non è andato? Si è visto pochissimo.
«Ci è dispiaciuto tantissimo: ci aveva chiamato raccontandoci che dopo aver perso un po' gli stimoli, ci voleva riprovare. Ha cominciato solo a fine gennaio, saltando anche il nostro ritiro. Secondo me non era pronto, non abbiamo avuto il tempo di poter stare insieme e non era ancora abbastanza convinto. Gli abbiamo spiegato che aveva bisogno di tempo, avendo fatto solo parzialmente la preparazione invernale, e che i risultati non sarebbero certamente arrivati subito. Dopo appena 3 gare ha deciso che non valeva la pena di far fatica, ho cercato di insistere ma non è servito: dopotutto la bici bisogna sentirla, se un ragazzo non è convinto insistere non serve a niente. Son contento che si sia ravveduto e stia cercando di tornare, probabilmente adesso lo sta facendo meglio visto che comincia tutto da capo, invece di inserirsi a lavoro cominciato. Con noi più che altro gli è venuta la nostalgia vera, ed ha ravvivato la grinta e la fatica. Ho visto che torna con la Delio Gallina, ci eravamo anche parlati prima ma noi ormai avevamo già completato la squadra. Speriamo che si ritrovi, da giovane era un bel talento».

Invece Filippo Conte Bonin resta con voi sotto una nuova veste: quella di massaggiatore. È stata una decisione recente o è frutto di un percorso premeditato, anche da parte sua?
«Da metà stagione aveva capito che non sarebbe mai passato, ma voleva restare nell'ambiente. L'idea di fare il massaggiatore lo attirava molto, così ha cominciato a studiare e prepararsi. Noi siamo ben felici che un giovane rimanga con noi a darci una mano. Avevamo lanciato in questo ruolo Thomas Rech, ed è finito in Saxo Bank: speriamo di lanciare anche lui!».

Anche Mazzer è un esempio di giovane poi rimasto con voi, come direttore sportivo. Cosa puoi dirci di lui?
«Non siamo un gruppo grandissimo, ma continuiamo bene: Fabio è molto impegnato col lavoro, ma c'è a tutte le corse, oltre a Camillo, il nostro meccanico Gemin e Rui».

Come mai dopo appena un anno Alessandro Bertolini vi lascia, invece?
«Bertolini ha avuto anche lui problemi a gestire il suo lavoro: ha scelto di dedicarsi di più al suo negozio».

Quest'anno la nazionale ha in programma ben 22 corse, anche i vostri corridori saranno coinvolti. Come valutate questa iniziativa?
«Che i ragazzi facciano esperienza, va sempre bene, speriamo piuttosto che riescano a fare tutto quello che c'è in programma, non sarà facile, sono trasferte impegnative».

Si sa già cosa c'è in programma, oltre a Tour de San Luis e Coppa delle Nazioni?
«Faranno qualche gara del programma italiano primaverile, per quel che so. Poi credo saranno fatte valutazioni nel corso della stagione».

Il vostro programma di gare sarà il solito, tutto italiano, o prevedete qualche puntata all'estero?
«Per il momento partiamo col programma solito. Stiamo dando un'occhiata all'estero per qualche corsa a tappe, visto che ormai in Italia son sempre meno. Valuteremo quelle che sono utili a preparare altri appuntamenti stagionali. Però sono scelte che van ponderate bene, la corsa deve essere bella e valerne la pena, non aderiamo a piani campati per aria come qualcuno ha fatto negli anni scorsi».

In un'annata come questa, con tantissime vittorie, ce n'è una che ti ha emozionato, in particolare?
«È difficile dirlo, son tante e quando vince un nostro ragazzo ci fa sempre piacere indipendentemente dalla grandezza della corsa. Mi emoziona più pensare che in tre anni tanti ragazzi son cresciuti, e su due o tre di questi, che non avevano vinto tanto, nessuno era più disposto a scommettere. Questi ragazzi poi sono arrivati a vincere delle corse da dominatori ed a passare».

Dei corridori che hai avuto nella Zalf, c'è qualcuno che ti somiglia per caratteristiche e modo di correre?
«No, anche perché da dilettante non ho vinto tante corse. Diciamo che dell'ultimo gruppo Tonelli e Berlato sono attaccanti come ero io, ragazzi che non si tirano mai indietro e fanno sempre la corsa. Io per vincere dovevo sempre attaccare da lontano».

Berlato difatti è stato uno dei corridori più frizzanti nella scorsa stagione, alle volte la sua condotta tattica è anarchica ma non si risparmia. Come professionista lo vedi un corridore da fughe?
«Sicuramente non starà fermo, sia lui che Tonelli seguiranno la loro indole: dopotutto corrono in due squadre che sono votate all'attacco, sarà facilmente il loro ruolo in squadra. Non hanno paura».

Ti capita ancora di uscire in bicicletta?
«Sì, la prima parte degli allenamenti spesso la facciamo insieme, se non li seguo in macchina, riesco a fare 50-60 chilometri, massimo 80».

Sicuramente conoscerai benissimo le strade delle tue parti, ovvero Altopiano di Asiago e zone limitrofe. Che percorso di medio fondo consiglieresti ai nostri lettori della zona?
«Partendo dalla zona di Marostica, si va a Cogollo del Cengio per imboccare il Costo di Asiago: son 7-8 chilometri di salita pedalabile verso Asiago. Il Costo è una salita che conoscono tutti dalle nostre parti. Poi si torna indietro, si fa la salita di San Luca che è proprio ai piedi di Marostica e si scende sempre a Marostica da un altro versante. A questo punto si può fare la salita della Rosina, altri 7-8 km e poi Fontanelle. Questo è un percorso da 1300-1400 metri di dislivello di circa 100 km».

Nicola Stufano

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