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Tour de l'Avenir 2014: Davidenok, la fuga è un'impresa - Ciccone brillante, il colombiano López è il nuovo leader

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Ilya Davidenok, vincitore della quarta tappa del Tour de l'Avenir © www.tourdelavenir.comDopo un prologo e tre frazioni interlocutorie al Tour de l'Avenir è giunto finalmente il giorno della prima di quattro frazioni consecutive con arrivo in salita, vale a dire la Saint Vulbas-Plateau de Solaison di 165 chilometri con un finale tutto all'insù (13 chilometri d'ascesa con pendenze sempre prossime all'8%). Era lecito quindi aspettarsi il primo vero confronto tra tutti quelli intenzionati a portare a casa il successo finale e puntualmente la battaglia non è mancata ma proprio come avvenuto nel secondo giorno di gara a prendersi la maggior parte della scena è stata la fuga fiume di giornata, che ha portato alla ribalta un nuovo avventuriero della prima ora, capace di coronare col successo un'azione durata circa 150 chilometri: stiamo parlando di Ilya Davidenok, portacolori dell'Astana Continental, salito quest'oggi sul gradino più alto del podio.

Un'azione coraggiosa e tenace quella del kazako, capace in stagione di conquistare il titolo nazionale a livello assoluto tra i professionisti e che nelle scorse settimane ha anche portato a casa una corsa a tappe discretamente lunga come il Tour of Qinghai Lake in Cina, elementi che denotano come non fosse atleta da sottovalutare, seppure al mattino partisse già con un certo distacco in classifica generale. Davidenok ha resistito al pari dell'olandese Oomen al ritorno del gruppo, dove nel frattempo era iniziata la bagarre che ha finito per consegnare le insegne del primato a Miguel Angel Lopez, la nuova speranza colombiana a cui sono affidate le speranze di successo, dato che il 20enne sudamericano in stagione si è molto ben comportato nelle brevi gare a tappe disputate in patria (su tutti spicca il successo ottenuto nella Vuelta Juventud). Tra tanti nomi attesi però fa piacere sottolineare anche la prova offerta dall'abruzzese Giulio Ciccone, che conferma di trovarsi a proprio agio in certi palcoscenici e che a questo punto sarà colui a cui saranno affidate le speranze di podio in casa azzurra, visto che tutti gli altri nostri portacolori sono già esclusi dai giochi per la classifica.

Pronti-via e la tappa parte subito velocissima, tanto che dopo circa dieci chilometri sono in cinque a ritrovarsi in testa: il polacco Przemyslaw Kasperkiewicz, il kazako Ilya Davidenok, lo sloveno Luka Kovacic, l'olandese Sam Oomen e l'austriaco Lukas Postlberger, validi passisti che impiegano poco a raggiungere un buon vantaggio nei confronti di un gruppo dove nel frattempo si verificano un paio di cadute importanti, che coinvolgono tra gli altri il norvegese Svendsen, il danese Andersen (leader della classifica) e il namibiano Drobisch della mista UCI, costretto ad abbandonare poco dopo.

Il vantaggio dei battistrada intanto cresce e raggiunge un tetto massimo di 6'30" poco prima del centesimo chilometro, dopo che la prima asperità di giornata, la Cote de Premeyzel era stata già affrontata e quella successiva (la Cote de Cruseilles) era ormai prossima: in entrambi i casi è stato Postlberger a transitare per primo in vetta. In gruppo è stata soprattutto la nazionale belga a sobbarcarsi il grosso del lavoro, nel tentativo di portare nelle migliori condizioni all'imbocco della salita finale il proprio leader Louis Vervaeke, avvicendata in alcuni frangenti anche dalla Norvegia (in cui però Svendsen, vittima anche di un problema meccanico, non è sembrato vivere una delle sue giornate migliori). Quando però in testa al plotone è subentrata l'Australia il vantaggio dei fuggitivi ha cominciato a scendere in maniera più sensibile, anche se all'inizio della salita verso il Solaison il gap da recuperare nei confronti del quintetto di testa era ancora di poco inferiore ai quattro minuti, il che rendeva arduo l'inseguimento.

In una simile situazione è stato facile prevedere come la frazione fosse facilmente indirizzata nella direzione di una "corsa nella corsa" e così, non appena le pendenze hanno cominciato a farsi più marcate, è iniziata la bagarre tra i fuggitivi: Kovacic è stato il primo a perdere contatto dalla testa e poco dopo anche Davidenok è sembrato vivere un momento di difficoltà, salvo gestirsi molto bene e rifarsi quindi sotto in un secondo momento. A 7 chilometri dalla conclusione è stato l'olandese Oomen a cercare d'involarsi, riuscendo a staccare Postlberger (che ha così alzato bandiera bianca) e mantenendo un vantaggio di una trentina di secondi su Davidenok, che salendo in maniera intelligente cercava di riavvicinarsi pian piano. Intento riuscito nel breve volgere di un paio di chilometri ed insieme i due sono riusciti a ritrovare un buon accordo per poter giungere fino al traguardo, riuscendo a mantenere un vantaggio di circa un minuto sul gruppo che nel frattempo tentava di recuperare terreno. Anche in questo caso però la rimonta è stata tardiva e così sono stati proprio l'olandese e il kazako a giocarsi la vittoria di tappa: in prossimità del traguardo lo spunto di Davidenok è stato decisamente più efficace ed ha consentito al campione kazako di conquistare il quarto successo stagionale al termine di un'azione durata ben 150 chilometri all'incirca, riuscendo a distanziare di 3" il pur generoso Oomen.

Nel mentre i primi filavano verso il traguardo, come anticipato prima la gara si era accesa anche in gruppo e così, dopo che la Norvegia aveva condotto le danze ad inizio salita, è iniziata la selezione da dietro mentre l'atteso Power è stato costretto a cambiare per due volte la propria bicicletta e quindi ad uno sforzo supplementare per riportarsi in testa. Dopo che Svendsen ha perso contatto (i norvegesi lavoravano principalmente per Eiking quest'oggi), quando è stato superato il cartello dei -5 al traguardo anche l'altro atleta scandinavo Lunke e il tedesco Herklotz hanno perso contatto, dicendo così addio alle proprie possibilità di risultato. Giunti però ai tre chilometri dal traguardo si è assistito alla battaglia vera e propria: promotore del primo attacco consistente è stato il francese Latour, seguito poco dopo proprio da Power, che in pochi metri sono riusciti a scavare un discreto gap nei confronti di un gruppo in cui era ancora ben presente il nostro Ciccone (mentre Moscon e Senni avevano già perso contatto molto tempo prima). L'azione più bella e significativa l'ha però prodotta il colombiano Lopez poco dopo, uscendo dal plotone e riuscendo non solo a riprendere Latour e Power ma addirittura a staccarli nell'ultimo chilometro. In questo modo il corridore sudamericano ha potuto lanciarsi indisturbato verso la terza posizione, tagliando il traguardo con un ritardo di 42" dal vincitore Davidenok. Poco dopo è stato il turno di Latour, staccato di 58" mentre Ciccone, autore di un bel recupero, ha tagliato il traguardo con un ottimo quinto posto, distanziato di 1'05", precedendo di un secondo la coppia russa formata da Foliforov e Rybalkin.

Ha invece accusato maggiormente il finale Robert Power, che ha chiuso in ottava posizione con un distacco di 1'16", seguito poco più indietro da Vervaeke che non è stato ugualmente in grado di produrre una risposta efficace ed ha così terminato a 1'19", col portoghese Joaquim Silva che ha chiuso la top-ten di giornata a 1'21". Più indietro sono finiti il britannico Geoghegan Hart, dodicesimo a 1'57", 2'08" ha accusato il norvegese Eiking mentre 3'58" ha accusato il russo Mamykin. Corsa praticamente compromessa per Silvio Herklotz, che sulle lunghe salite mostra ancora dei limiti, giunto all'arrivo con un ritardo di 4'55" mentre tra gli italiani Manuel Senni non ha mostrato la stessa condizione palesata nel mese scorso al Giro della Valle d'Aosta e chiudendo a 8'19", in compagnia di Gianni Moscon, ha detto praticamente addio a qualsiasi velleità di classifica e sarà pertanto costretto a ripiegare su un successo di tappa.

Classifica generale che cambia radicalmente dopo il prevedibile crollo del danese Andersen (giunto con un ritardo di oltre 17 minuti): grazie alla bella azione finale il colombiano Miguel Lopez ha conquistato la maglia di leader e ora guida con un vantaggio di 6" sull'olandese Oomen, che però potrebbe pagare dazio già da domani visto il grande sforzo profuso quest'oggi. Ancora pienamente in corsa sia Power che Latour, staccati entrambi di 27", così come il russo Foliforov (finora abbastanza incostante in stagione) che deve recuperarne 31" mentre un po' più difficoltoso sarà il compito per Vervaeke che al momento accusa dal colombiano 56". Le speranze italiane sono invece riposte tutte in Giulio Ciccone, che al momento occupa la settima posizione con un distacco di 47" ma è ancora pienamente in corsa per il podio. Invariate invece le graduatorie della classifica a punti e dei gpm, che vedono sempre al comando rispettivamente il colombiano Gaviria e il norvegese Skjerping. Domani ancora salita nel menù del Tour de l'Avenir, che dopo 101 chilometri condurrà il gruppo da Bons-en-Chablais a Les Carroz d'Arraches, secondo arrivo in salita di questa edizione. Dopo quanto visto quest'oggi c'è da scommettere che se ne vedranno ancora delle belle.

Vivian Ghianni

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