Tour de France 2014: Cinque concorrenti per due gradini - In tanti inseguono il podio dietro a Nibali
Se c'è una cosa che sta rendendo questo Tour de France e la lotta per il podio particolarmente entusiasmante è l'amore sbocciato ieri tra Alejandro Valverde e Thibaut Pinot. Un amore quasi criminale. Ieri, salendo verso Chamrousse, il murciano fa un numero dei suoi: si mette in testa, poi, andato via Nibali, resta con Thibaut. È allora che si piazza a ruota, che non dà un cambio nemmeno sotto tortura, come nella più classica delle azioni Valverdeggianti. Pinot sollecita, Valverde dice che è a tutta. Poi però attacca, cercando di perdere il meno possibile da Nibali, ed anche Thibaut, nel suo piccolo, s'incazza: «Non capisco Valverde». Ah, caro Pinot, neppure noi, fidati.
Se ieri i due s'erano scambiati carezze in salita, oggi si è arrivati al dunque. Sulla salita finale verso Risoul attaccano un po' tutti: Nibali con Péraud a ruota, Bardet con Pinot e Van Garderen. Valverde, se non in un primissimo momento, no. Strano, andrà su di conserva (il che non è strano per nulla, in effetti). Invece no, sale e fatica. Perde tempo prezioso, rischia il secondo posto. Esce che Pinot avrebbe rotto il cambio al povero murciano, con il risultato di dover salire di rapportone. Di contro, Pinot si dichiarerà felice del fatto che Valverde abbia perso terreno. Terreno ma non la piazza d'onore, visto che è ancora alle spalle (si fa per dire) di Vincenzo Nibali con 4'37" di ritardo. A 4'50" c'è Romain Bardet, oggi Valverde, rispetto alla maglia bianca (ma pure a Pinot) ha lasciato per strada 34". L'Embatido ha dato dimostrazione negli anni di saper mandare in vacca un podio di GT, in un modo o nell'altro. Questo è talento puro, non ci si può lavorare: o ci nasci, o sul podio ci vai a finire, di riffa o di raffa. Valverde invece no. Che sia un ventaglio, una foratura, una borraccia che lo fa cadere, una tirata di squadre avverse (per il motivo di cui sopra, lo stare a ruota in modo eccessivo, Alejandro non ha poi così tanti amici in gruppo. O meglio, ha molti nemici), il Nostro s'è sempre mangiato quanto messo da parte con lavoro, sacrifici, sudore. Non sappiamo come sarà il podio parigino quest'anno, eccetto per la prima posizione, ma siamo certi che Alejandro Valverde riuscirà a non esserci.
E la lotta per finirci, su quel podio, è bella serrata. Valverde, come detto, adesso si trova a 4'37" da Nibali, ma Romain Bardet dista solo 13" dal murciano e pure l'amato Thibaut Pinot è a 43". Bardet ha dalla sua la giovinezza, la freschezza, ed anche oggi s'è visto quanto forte possa andare su una salita come Risoul, rispetto ai suoi diretti avversari. In più ha una squadra più che buona, quell'AG2R La Mondiale che nella discesa dell'Izoard s'è prodotta in un attacco con Jean-Christophe Péraud e lo stesso Bardet a ruota dell'ex biker. In un primo momento è stato staccato, oltre a Nibali, anche Pinot con Van Garderen, ma ad inizio salita erano di nuovo tutti insieme appassionatamente. Salita dove è stata proprio la AG2R a fare il ritmo, Bardet può ritenersi soddisfatto, ma occhio alla crono: tutti i suoi sforzi potrebbero venir vanificati da un Van Garderen qualunque. I suoi come quelli di Thibaut Pinot, meno impanicato e decisamente più cazzuto rispetto alle scorse stagioni, o almeno rispetto all'ultima. Oggi ha chiuso appunto con Bardet a 50" da Majka, nella generale è quarto a soli 16" dal terzo posto. Se continua a rompere i cambi a Valverde (il quale rompe cambi da almeno tre generazioni, ma in senso figurato, mentre Thibaut ha preso troppo alla lettera le istruzioni di Marc Madiot) può tranquillamente occupare un podio che, tra lui e Bardet, tornerebbe a parlare francese (è da Virenque '97 che i cugini aspettano il nuovo messia).
Condizionale d'obbligo perché, come si accennava poco sopra, Tejay Van Garderen ha dimostrato di essere tutto fuorché bollito. Non è un uomo da GT, forse non lo sarà mai, non lo biasimeremo per questo. Però lo statunitense della BMC oggi ha corso col piglio giusto, ha chiuso appena 4" dietro i due francesini, nella generale ha 59" da recuperare per arrivare a podio. Può farcela? Può, se unirà a dei buoni Pirenei una crono finale degna di questo nome. Vero che è anche discretamente scostante, ma in un Tour in cui i tuoi avversari non portano (ancora) nomi altisonanti finire a podio, e non nei primi cinque, è per Tejay praticamente un obbligo.
Guardando indietro, ci sono mezze figure che al podio non pensano, non più. Ok, c'è Péraud che è riuscito a tener le ruote di Nibali ed alla fine ha fatto pure il furbetto, fingendo di non averne per poi tentare (e fallire) lo sprint per il secondo posto. Ci sono Bauke Mollema e Leopold König, Laurens Ten Dam e Pierre Rolland, tutta gente che non sta incidendo né probabilmente inciderà, a meno che non decida di focalizzarsi su un successo di tappa (imparassero da Purito Rodríguez). Al ritardo odierno di Richie Porte, quantificabile in 5'16" (in classifica scivola al 15° posto a 16'03" da Nibali), si unisce quello di Jurgen Van den Broeck. Il belga della Lotto Belisol è crollato, pagando al traguardo 4'59" a Rafal Majka. In classifica esce dai primi dieci e deve recuperare 11'02". Fuori dalla top ten anche Haimar Zubeldia, Rui Costa e Fränk Schleck, che però a Risoul è restato per buona parte del tempo nel gruppo dei migliori, chiudendo settimo sul traguardo a 1'01" dal vincitore di giornata. Anche per il maggiore dei fratelli lussemburghesi, un successo di tappa, una buona fuga o qualcosa del genere è quello che serve. Gli altri combatteranno per il podio: colpi proibiti e non, cambi rotti metaforicamente e non, storie d'amore in itinere, francesi (Bardet e Pinot) contro Valverde. Tanto alla fine Van Garderen, zitto zitto, li potrà sverniciare. E Vincenzo Nibali guarda da lassù, dall'alto della sua superiorità, di chi era pronto a combattere contro Froome e Contador ma deve accontentarsi di giocare con i cuginetti più piccoli, pur senza farli vincere.