Il Portale del Ciclismo professionistico

.

L'intervista: Zalf, un bilancio più che positivo - Luciano Rui tira le somme: «E nel 2015 vorremmo diventare Continental»

Versione stampabile

Luciano Rui abbraccia Paolo Simion, che al Campionato Italiano su Pista di Montichiari ha regalato alla Zalf la vittoria numero 60 © Rodella

Con i suoi 23 anni di esperienza in ammiraglia Zalf Luciano Rui è il decano del dilettantismo italiano: col tempo la sua figura è diventata sempre più quella di uno zio, tant'è che chiama «bambini» i ragazzi che si affacciano adesso alla categoria Under 23. Uno zio bonario e comprensivo, che non dimentica mai di avere a che fare con gente in formazione soprattutto mentale, oltre che fisica. Lo abbiamo sentito poco dopo il primo incontro col nuovo gruppo Zalf 2014, a Castelfranco Veneto.

Luciano, sappiamo che sei appena tornato dalle vacanze a Santo Domingo. Dunque, non solo gli atleti a fine stagione staccano per vacanze tropicali.
«In realtà è stata un'idea venuta con un gruppo di ciclisti, come Pellizotti, Ferrari. Serve per scaricare e ricaricare le batterie verso la stagione nuova. Non è la prima volta che andiamo a svernare lì nel mese di novembre, io ci sono già stato un paio di volte. Fa bene alla testa, al cuore, all'anima, a tutto».

La stagione 2013 è stata da record per la Zalf. Te lo aspettavi un exploit così dopo che il 2012 era stato un po' avaro di successi?
«Sai, in termini di atleti avevamo investito già in modo importante nel 2011 e nel 2012. Era chiaro che questi ragazzi sarebbero venuti fuori, ma che fossero tutti già maturi quest'anno non l'avrei mai pensato. Pensavo ad un'annata importante, ma non così proficua. C'è stato un insieme di coincidenze favorevoli».

Non c'è stato nulla nella preparazione 2013 che ha contribuito a questa maturazione collettiva?
«No, no. Semplicemente si è continuato il lavoro cominciato nel 2012. I ragazzi più esperti hanno fatto da tramite ed han permesso agli altri di crescere tutti insieme».

Abbiamo visto che Zordan è stato il primo a chiarire la sua posizione per la stagione 2014. Una posizione in netta controtendenza rispetto a quanto avvenuto per un corridore simile passato dalle vostre fila, Enrico Battaglin, che ha preferito fare una stagione in più tra i dilettanti.
«Sono due casi diversi: Battaglin è stato sempre con noi e io e Gianni Faresin gli abbiamo costruito un percorso di avvicinamento verso il professionismo. Andrea Zordan è arrivato quest'anno, ha avuto risultati importanti, appena ha avuto la possibilità di passare ha preso la palla al balzo. I ragazzi hanno avuto due visioni diverse, anche se in gara l'atteggiamento vincente è lo stesso. Zordan è certo un po' più guascone, mentre a Enrico piace fare le cose con calma come anche si sta vedendo tra i professionisti, comunque il buon sangue non mente e infatti sta cominciando a farsi vedere».

Per quanto riguarda i velocisti, quest'anno con Simion, Marini e Zurlo c'è stato un po' di sovraffollamento. Il trasferimento di Simion è da leggere in questa ottica?
«Effettivamente pensavamo che Zurlo avesse bisogno di più tempo per ambientarsi, invece nelle prime gare era già davanti. Però Paolo non va via per questo. Ha fatto tre anni bellissimi, gli dobbiamo molto come società, ma lui ha cambiato strada per un percorso di avvicinamento verso il professionismo, con la Bardiani».

Zurlo, tra i vostri atleti, sembra decisamente il più talentuoso. Però ha anche un bel caratterino. Da questo punto di vista come state lavorando?
«Zurlo deve crescere più di testa che di fisico, le doti ce le ha sicuramente. Ha 19 anni, è normale che sbagli, è un po' vulcanico e qualche volta bisogna tenerlo a freno. Come in tutte le cose poi, ci vuole forza, fortuna e furbizia nel ciclismo. La forza non basta».

Al Memorial Valentini (dove Massimo Coledan tirò addosso a Zurlo una bicicletta a fine gara per una manovra scorretta, n.d.r.) aveva palesato un certo nervosismo in gara, prendendo a cazzotti lo specchietto di un ammiraglia che gli aveva fatto il "buco" rientrando da una foratura. Se non ha timori reverenziali verso i direttori sportivi, s'immagina ne abbia ancora meno rispetto agli avversari.
«Sicuramente è un atteggiamento da condannare, ma per quanto sia vulcanico in corsa, lui poi sa anche sdrammatizzare molto questi episodi. Quest'anno a una notturna ha rischiato la pelle (il Memorial Denis Zanette, n.d.r.) nonostante avesse la possibilità di partecipare all'imminente Europeo. Per fortuna è andato tutto bene ed è potuto rientrare. Adesso vedremo di farlo maturare».

Tornando al Valentini, in quell'occasione tu forse sei stato l'unico a centrare il problema sui fatti accaduti, osservando che c'era troppo nervosismo in gruppo e che era il caso di fermarsi un attimo e parlare. Non credi sia stato però stucchevole l'atteggiamento di Zalf e Trevigiani, rinfacciandosi a vicenda le colpe dell'accaduto?
«Io ho vissuto il fatto dal vivo, ho detto subito che bisognava fermarsi un attimo e che in quel momento lì qualsiasi parola detta sarebbe stata sbagliata. Poi le società hanno cercato di muoversi a proprio favore. La realtà è che in quel momento la situazione si è fatta brutta: ma è stato un momento che è passato, infatti durante l'anno poi non c'è stato più il minimo problema».

La Trevigiani adesso sta intraprendendo un percorso diverso, passando al rango di Continental. A voi sappiamo che diventare una Continental non interessa, però non ti piacerebbe ogni tanto correre fuori dai confini italiani, anche solo per curiosità e soddisfazione personale?
«Per il 2014 non c'interessa, ma non è che non c'interessa in generale. Per il 2014 non abbiamo ritenuto opportuno il passaggio, ma per il 2015, se verrà fuori che le cose saran fatte come si deve, come già sembra, diventare una Continental è nei nostri programmi. Sul discorso delle corse all'estero hai perfettamente ragione. Ricordo che quando dirigevo la Mg Boys andavamo spesso a correre in Spagna. In Italia c'è già un calendario importante, però sicuramente per il prossimo anno faremo qualche trasferta all'estero per far crescere i ragazzi, abbiamo pensato a qualche corsa in Francia o in Belgio».

Il 2013 è stato anche l'anno della perdita del GiroBio. Nel 2014 si riuscirà a trovare un accordo con Brocci?
«Brocci aveva creato un pacchetto nuovo, un ciclismo nuovo, e lui era convinto che il suo prodotto era meglio collocarlo con un certo sistema. Si ripartirà magari con nuovi sponsor e con altri organizzatori, ma col sistema di Brocci si fa molta fatica a recuperare le risorse economiche in questo momento. Va detto che è stata una sconfitta per tutti».

Per quanto riguarda la nazionale, la gestione degli ultimi anni degli Under 23 non è il massimo. Spesso le trasferte non si fanno, oppure in alcune occasioni sono singole società a partecipare con la maglia della nazionale, accollandosi le spese. Prima le cose come funzionavano?
«È un problema economico, per questo la Federazione si appoggia a dei club. Se pensiamo che su cinque prove di Coppa del Mondo noi riusciamo ad andare solo a due, e alle altre riesce ad andarci, per dire, la Bielorussia, qualcosa non va bene nel nostro movimento. Anni fa c'erano sicuramente più risorse economiche, oggi la Federazione non mi sembra abbia un budget col quale sia possibile fare attività. Qualche anno fa si facevano collegiali in montagna, gli atleti venivano preparati per le cronometro. Non giustifico nessuno, ma prima sicuramente c'era possibilità di lavorare meglio».

Veniamo alla Zalf 2014. Per la prossima stagione avete preso tre juniores, tre Élite e Nicola Toffali. Parlaci un po' di loro.
«I tre bambini juniores sono corridori d'interesse nazionale, specialmente Velasco e Lizde: penso che possano solo far bene, maturare e dare linfa al nostro progetto. Zhupa, Gomirato e Conte Bonin sono gente matura che farà al caso nostro, in sostituzione di Leonardi e Nechita, che non può più correre. Toffali speriamo che possa inserirsi e far delle cose buone».

Tra le mancate conferme, decisamente spicca Pierre Paolo Penasa.
«Penasa ha avuto un po' di acciacchi fisici, adesso sta valutando cosa fare. Se ritiene ancora opportuno correre, da noi c'è ancora posto, non c'è nessun problema. Si prenderà due o tre mesi per decidere cosa fare».

Un po' di storia della Zalf: in 23 anni, a quali dei tuoi ragazzi sei rimasto più affezionato?
«Ho avuto tanti corridori forti che mi hanno dato grandi soddisfazioni sportive ed ho avuto tanti corridori non forti con cui però sono rimasti grandi amici nella vita comune: Fabio Mazzer, ad esempio, è un amico ed è diventato un collaboratore della squadra. Poi mi sento spesso con Ivan Basso e Alessandro Bertolini, mi viene in mente anche Cristian Salvato. La forza della Zalf è quella di essere una grande famiglia, i ragazzi passano ancora da lì e vengono in ritiro a mangiare con noi».

Chi è invece quello che ti ha fatto più arrabbiare?
«Probabilmente Alessandro Bertolini, anche se ci ha dato grandi soddisfazioni. Aveva un carattere tipo Zurlo, però poi ricambiava coi risultati».

C'è uno che ti ha un po' deluso, nel prosieguo della carriera?
«Ora è facile dirlo, ma Giuliano Figueras ero convinto che potesse diventare un campione di alto livello. Si è un po' perso per un discorso di testa».

Come sono i rapporti coi ds rivali? C'è qualcuno con cui hai del sano sfottò pre-gara?
«Io sono il più vecchio, e sono anche quello che sdrammatizza di più. Ho un buonissimo rapporto con lo staff di Colpack e Trevigiani, e il povero Daniele Tortoli era come un fratello per me. Tutti quanti abbiamo un bel rapporto, penso che sia una cosa fondamentale».

Quanto tempo ancora pensi di poter fare questo mestiere?
«Quest'anno faccio 55 anni, è un'età importante, ma la salute non manca e la voglia neanche. Ho inserito nel gruppo Gianni Faresin, prima o poi vedremo di inserire qualche altro giovane e allora potrò spostarmi dalla macchina alla scrivania».

Nicola Stufano

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano