Elezioni UCI: McQuaid, i 4 assi sono taroccati - Le manovre di Pat smontate miseramente dai regolamenti
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Qualche giorno fa, in questo articolo, avevamo analizzato le ultime trovate di Pat McQuaid in vista delle prossime elezioni presidenziali dell'UCI (in programma il 27 settembre a Firenze), trovate sintetizzabili in una norma che preveda l'appoggio di federazioni ciclistiche nazionali a un candidato non tesserato presso di esse, e nella notizia che lui, ad ogni buon conto, è tesserato per ben 4 federazioni (quella del suo paese, l'Irlanda; quella del paese in cui ha residenza, la Svizzera; e in più, quella del Marocco e quella della Thailandia).
I motivi che hanno spinto McQuaid a tali misure sono sostanzialmente da ricercare nel mancato appoggio della federciclismo irlandese alla sua candidatura, e nella necessità di trovare qualche pezza (giustificabile a livello regolamentare) a sostegno della candidatura medesima. Ecco, proprio a livello di regolamento, andiamo a vedere quanto sia percorribile il tracciato ipotizzato per se stesso dal presidente uscente (lui spera di essere anche rientrante).
La notizia più clamorosa riguarda l'assoluta illiceità, stando proprio ai regolamenti UCI, del quadruplo tesseramento di Pat. L'UCI è un organismo che riunisce le varie federazioni ciclistiche nazionali e non prevede il tesseramento di persone fisiche; per questo motivo nel suo statuto non c'è traccia di norme che regolino in un modo o nell'altro il tesseramento di persone nelle singole federazioni: semplicemente è un ambito che esula dal corpus normativo relativo alla stessa Unione Ciclistica Internazionale.
Se però ci spostiamo dallo statuto ai regolamenti che strutturano praticamente il ciclismo (tutto il ciclismo "al di sotto" dell'UCI, per la precisione), troviamo una piccola norma, appena una riga, nella parte che regola le norme generali dello sport ciclistico. Questa norma, la 1.1.009, recita lindamente: "A licence holder may hold the licence of only one national federation". Un tesserato può prendere la licenza (la tessera) solo da una federazione nazionale.
Possibile che McQuaid non fosse a conoscenza di tale norma? No, non è possibile. Così come non è pensabile che Gabbo sperasse di fare tutto ciò senza che qualcuno si accorgesse di tale enorme violazione del regolamento. Il fatto che abbia ulteriormente proceduto nel contravvenire, però, ci deve forse far preoccupare di più, perché evidentemente sente di avere le spalle abbastanza coperte da potersi permettere di perpetrare e diffondere come se nulla fosse un tale grave atto. Che garanzie ha McQuaid, per poter procedere su questo tortuoso percorso? È solo la consapevolezza di non avere altre strade possibili (dopo essere stato scaricato dalla federazione irlandese), a spingerlo a tentare il tutto per tutto, lanciandosi senza paracadute?
Perché poi anche l'altra questione, ovvero il cambio in corsa delle norme elettive (in pratica McQuaid concede una deroga fino al 30 agosto per la presentazione di nuove candidature alla presidenza, in ossequio alla modifica sulla possibilità di appoggio di una candidatura di un tesserato presso altre federazioni nazionali che non siano la sua), anche questa questione dicevamo, va incontro a un conflitto serio con le norme statutarie: secondo l'articolo 29 dello Statuto, solo e soltanto il Congresso UCI (quello nel cui ambito in settembre si voterà) ha la facoltà di modificare lo Statuto stesso. Secondo McQuaid tale norma va intesa come: "Noi proponiamo e rendiamo da subito effettiva una modifica dello Statuto, il Congresso voterà poi sulla legittimità o meno di tale norma e del suo portato (ovvero di eventuali nuove candidature alla presidenza). Se voterà sì, la norma sarà valida dal momento in cui l'abbiamo presentata (non dal momento in cui sarà votata!); se voterà no, la norma sarà considerata inesistente, così come le eventuali nuove candidature".
Una forzatura bella e buona, ma chi avrà la forza di opporvisi, in seno all'UCI? Forse nessuno; i rivali di McQuaid, però, a partire dal suo concorrente nella corsa elettorale Brian Cookson, non staranno con le mani in mano. Un altro grande frondista del ciclismo mondiale, Igor Makarov (gran capo del ciclismo russo e in passato dato come possibile rivale di Pat per la poltrona di presidente UCI), ha promesso a sua volta battaglia in nome della difesa delle regole, per cui potrebbe addirittura succedere che si saldino le varie istanze contrarie all'attuale dirigenza UCI.
Lo scontro è aperto e i poco più di 50 giorni che ci separano dalle elezioni si annunciano come un periodo al calor bianco, senza esclusione di colpi. Segno che quella poltrona è ambitissima, alla faccia di chi dice che il ciclismo sia uno sport declinante. In tutto ciò, attendiamo prima o poi anche una presa di posizione della FCI di Di Rocco, quella FCI che non mancava di far sentire la propria voce qualche anno fa, quando era in atto un'aspra lotta tra UCI (Pro Tour) e federazioni storiche. Oggi è in ballo il futuro del ciclismo di massimo livello: forse che la nostra Federciclo non sente di avere ragioni per parlare di tale argomento?




