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GP Capodarco 2012: Zilioli, premiata la perseveranza - Gianfranco su McCarthy e Bazhkou

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Gianfranco Zilioli si aggiudica il GP Capodarco 2012 © Ufficio Stampa della corsa

Il Gran Premio di Capodarco è sempre una corsa speciale, soprattutto perchè serve a scrivere una pagina importante della storia di chi la vince. Chi ha già dato ampio sfoggio del proprio valore trova in essa la consacrazione, chi invece possiede buone doti ma non sempre riesce a trovare quel guizzo che permette di centrare l'acuto che vale per davvero sogna sicuramente di vivere la giornata speciale proprio sulle colline marchigiane a ridosso dell'Adriatico. Perchè sa che con una vittoria così prestigiosa si può dare una sensibile svolta al proprio percorso ciclistico. Per Gianfranco Zilioli, generoso atleta bergamasco di Casnigo (nessuna parentela col più celebre Italo, atleta combattivo che animò svariate corse negli anni Sessanta e Settanta e che qualcosa in più - soprattutto al Giro d'Italia - avrebbe meritato), possiamo dire che quel giorno è finalmente arrivato quest'oggi.

Un premio alla perseveranza possiamo dire (questa è la sua quarta stagione tra gli Under 23), correndo spesso in appoggio ai propri compagni di squadra ma senza per questo evitare di farsi notare dal pubblico. Del resto non si finisce per tre stagioni consecutive nei primi dieci in una corsa a tappe dura come il Giro della Valle d'Aosta, solo che alle sue più che buone doti di scalatore non si è accompagnato quello spunto veloce che permette sovente di fare la differenza e che avrebbe potuto consentirgli di togliersi ben più soddisfazioni. Appena due le vittorie centrate prima di quest'oggi (alla Coppa Città di San Daniele dello scorso anno e nella Bassano-Monte Grappa di poche settimane fa) e quella piazza d'onore del weekend scorso a Poggiana, beffato solo dall'australiano Phelan a ribadire quel concetto che per fare la differenza gli avversari bisogna proprio levarli di ruota. Neanche fosse la più perfetta legge del contrappasso ci ritroviamo dopo appena quattro giorni a commentare il successo più prestigioso di questo ragazzo lombardo, capace di inserirsi al momento giusto nell'azione decisiva della gara e di staccare tutti gli altri a circa 3 chilometri dalla conclusione, riuscendo lui questa volta, a modo suo, a relegare alla piazza d'onore un atleta aussie, in questo caso il talentuoso Jay McCarthy.

Dopo alcuni brevi tentativi nella fase iniziale, sono stati Nicola Gaffurini (uno degli atleti più in forma nell'ultimo periodo), Attilio Nichele e Michael Guastini ad iniziare ad animare concretamente la gara dopo 37 chilometri, mentre si avvicinavano al primo passaggio della giornata a Capodarco. Il terzetto ha guadagnato subito una quarantina di secondi nei confronti del gruppo ed il vantaggio ha sfiorato il minuto anche quando, staccatosi Guastini, sono andati a ricongiungersi alla testa della corsa anche Barchi e Riciputi. Ma quando è stata superata da poco la metà gara, vale a dire dopo che erano stati percorsi circa 95 dei 180 chilometri in programma, che è nata l'azione decisiva: al comando si sono ritrovati infatti Rosa, Valencia, Gozzi, Sbaragli, Pozzo, Barindelli, Orlandi, Tedeschi, Petilli, Barbetta, Lampa, Alfio Locatelli, , McCarthy, Alessi, oltre ai quattro che già erano al comando della gara, ossia Riciputi, Nichele, Gaffurini e Barchi. Il gruppo in questa fase ha accusato un distacco di circa 40 secondi ed è stata proprio la Colpack a prendere in mano la situazione, prima limando una ventina di secondi di gap, poi sganciando Zilioli in avanscoperta, prontamente seguito dall'abruzzese Innocenzo Di Lorenzo della Farnese. La situazione è però rimasta particolarmente animata, in quanto all'inseguimento del drappello di testa si sono venuti a trovare un'altra decina di atleti, con nomi importanti (oltre ai due già citati anche Gorodnichev, Gazzara, Krizek, Boschi, Simone Sterbini e Venezia sono usciti in avanscoperta) e,nel rimescolamento che inevitabilmente si è venuto a creare, dopo 120 chilometri (-60 alla conclusione) in testa erano ancora presenti ben 21 corridori con tutte le principali formazioni ben rappresentate ed il vantaggio nei confronti del gruppo che stazionava attorno al minuto (in precedenza, poco dopo il centesimo chilometro, i battistrada avevano quasi 2 minuti di vantaggio sul plotone).

In una simile situazione è apparso chiaro che su un percorso così selettivo, reso ancor più duro dal caldo, concedere troppo terreno ad un drappello così folto sarebbe stato fatale e difatti una reazione da parte del gruppo c'è stata ma si è trattato solo di un momento estemporaneo: dopo aver ridotto il distacco a circa 30 secondi infatti, il drappello di testa ha ripreso nuovamente a guadagnare con consistenza, cosicchè da dietro sono stati solo in due ad abbozzare concretamente una reazione. Il primo è stato il bielorusso Stanislau Bazhkou della Palazzago che, dopo essere rimasto a bagnomaria per una decina di chilometri, è riuscito a riaccodarsi ai ventuno; il secondo è stato il campione italiano Elite Matteo Di Serafino, che però ha presto desistito ed è stato recuperato dal gruppo che nel frattempo accusava un ritardo di 1'25", quando mancavano solamente tre tornate alla conclusione della gara. A due giri dal termine (circa una trentina di chilometri dall'arrivo) ha tentato l'assolo dal gruppo anche il campano De Ieso ma neanche per il corridore della Vejus c'è stata possibilità di fare la differenza mentre ci si avvicinava sempre più al passaggio sul celebre muro con pendenze prossime al 20% (gruppo sempre distante 1 minuto dai primi). Si è così entrati nelle fasi clou della gara ed il primo ad accendere concretamente la miccia tra i battistrada è stato il colombiano Valencia della Calzaturieri Montegranaro, scattato proprio quando le rampe si sono fatte più aspre e capace di conservare una decina di secondi sul resto degli attaccanti per alcuni chilometri, prima di essere riassorbito da Zilioli, Krizek e Gazzara, usciti nel frattempo al suo inseguimento; dal gruppo (distante poco meno di quaranta secondi) sono usciti intanto in sei all'inseguimento, con Boem e Luca Benedetti tra i più attivi e decisi a centrare il ricongiungimento.

L'azione del drappello di testa (sono rimasti in 14 al comando nel frattempo) non ha però conosciuto cedimenti ed anzi, il vantaggio è risalito al di sopra del minuto in questa fase, rendendo praticamente impossibile il ricongiungimento sia degli inseguitori che del gruppo. Si è così giunti agli ultimi cinque chilometri di gara, verso l'ultimo decisivo passaggio sul muro a precedere l'arrivo nella frazione del comune di Fermo. Zilioli a questo punto non ci ha pensato su più di tanto e ai -3 chilometri ha piazzato uno scatto deciso che gli ha subito fatto guadagnare una decina di secondi su tutti gli altri. Valencia e Gazzara hanno provato ad inseguire l'atleta bergamasco ma non sono riusciti a tenere le sue ruote, cosicchè sul muro Zilioli ha continuato a spingere deciso verso quel traguardo sempre più vicino ormai. Nessuno ha quindi potuto più impensierire l'azione di Zilioli che si è così presentato in beata solitudine al traguardo per centrare la seconda vittoria stagionale che a questo punto non passerà certamente inosservata (è noto infatti che tutti gli ultimi vincitori della classica marchigiana sono riusciti ad approdare al professionismo). Alle sue spalle, a 30" di distacco si è classificato Jay McCarthy, che per l'ennesima volta ha dimostrato di gradire le strade italiane, dal momento che in questa stagione si è aggiudicato il Trofeo Piva ed una tappa al Toscana-Terre di Ciclismo, confermando quindi quanto di buono si dice di lui. Terzo posto per un altro combattente doc, protagonista di questa stagione, vale a dire il bielorusso Bazhkou, giunto dopo 35". Medaglia di legno invece per un Juan Pablo Valencia che ha provato in ogni modo ad animare la contesa e cercare il colpo risolutore ma che alla fine è rimasto giù dal podio, accontentandosi così di regolare il resto del drappello a 40" di distacco: Barindelli, Krizek, Gazzara, Boschi, Di Lorenzo e Sbaragli hanno così completato la top-10. Tra i delusi di giornata sicuramente c'è anche Luca Benedetti, il trentino della Bedogni apparso in condizioni eccellenti di forma nelle ultime gare ma che non è riuscito ad accodarsi al drappello di testa, terminando così 11esimo al traguardo con un distacco di un minuto.

Si è conclusa così un'altra edizione appassionante (la 41esima) di una classica del calendario estivo dilettantistico in cui non è mancato lo spettacolo e che anche per questa edizione ha avuto un più che degno vincitore. Quel Gianfranco Zilioli che un paio di mesi fa al GiroBio dopo appena una tappa rischiava di salutare il gruppo, ferito e riempito di punti a braccia e gamba ma che con tenacia seppe andare avanti per varie tappe. La stessa tenacia che quest'oggi gli ha permesso di staccare tutti e centrare la sua vittoria più bella.

Vivian Ghianni

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