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GiroBio 2012: Non solo il Gavia è Hors Catégorie - Dombrowski imita Hampsten e domina. Aru ottimo secondo | Cicloweb

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GiroBio 2012: Non solo il Gavia è Hors Catégorie - Dombrowski imita Hampsten e domina. Aru ottimo secondo

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Joseph Dombrowski primeggia sul Passo Gavia e si riprende la maglia rosa © Foto Scanferla

dal nostro inviato

Le premesse per una giornata da ricordare c'erano tutte e puntualmente la tappa regina del GiroBio non ha fatto mancare emozioni. Una cosa è certa: il Passo di Gavia, spauracchio e mostro sacro consacrato alla leggenda della bicicletta, è divenuta ufficialmente terra di conquista americana e se i più attenti hanno ancora davanti immagini come quelle del 5 giugno 1988, quando dalla tremenda bufera in cima ai 2621 metri del passo uno statunitense (il primo e sinora unico ad esserci riuscito tra i professionisti) si involò per ribaltare il Giro e far sua la maglia rosa, quest'oggi le severe pendenze che portavano sulla cima che separa Valcamonica e Valfurva non aspettavano che Joseph Dombrowski per l'ultimo e decisivo golpe da portare in atto al GiroBio.

Inutile negare che il talentuoso yankee rappresentasse il pericolo pubblico numero 1 per tutti, soprattutto con le credenziali che portava in dote (nel mese scorso fu quarto nella tappa più dura del Giro di California tra i professionisti, lasciandosi dietro di sé gente del calibro di Horner o Van Garderen, suoi connazionali già ben affermati). Non si è scomposto, Joseph, di fronte ai tre minuti e poco più da recuperare al russo Zakarin, freddo come il ghiaccio delle alte vette ammirate quest'oggi (e che, ahilui, ha finito per fare la stessa fine della neve squagliata dai fendenti del sole di questa torrida giornata). Non appena le pendenze del Gavia si sono palesate (e all'arrivo mancavano ancora ben 15 chilometri di ostica ascesa), ha salutato tutti, ripreso gli ultimi avventurieri di giornata ed è andato a riprendersela, quella maglia rosa conquistata con un'altra azione notevole sul Terminillo e persa (anche per sfortuna) sugli sterrati delle colline senesi. Per i colori nostrani invece ad un Aru atteso ed ultimo a piegarsi allo strapotere dell'americano, si affianca piacevolmente Penasa, che ha quasi ipotecato quel podio a cui anche un Di Serafino agli ultimi mesi nella categoria dilettantistica ambiva con caparbietà.

La corsa ha preso il via da Rovereto e dopo una ventina di chilometri abbastanza tranquilli, la gara si accesa poco prima che iniziasse il Passo del Ballino, prima asperità di una lunga giornata: al comando si sono ritrovati Rosa della Palazzago (costretta poi a far fronte alla grave perdita di Bazhkou, costretto al ritiro per un malore), Puccio e Manfredi dell'Hopplà, Mammini e Zilioli della Colpack, Zhupa della Trevigiani (che transita poi per primo in vetta), Puccioni della Caparrini, Jumabekov della nazionale kazaka, Vaccher della Marchiol, Tedesco della General Store, Pichetta del Monviso-Venezia, Salinas e Abreu della MG Kvis e De Ieso della Vejus, a cui poi si sono via via aggiunti strada facendo anche Sgrinzato della Petroli, Boem e Gazzara della Zalf e Facchini della Casati, a comporre un drappello di 18 uomini che ha potuto vantare un vantaggio di circa un minuto sul gruppo, tirato prima dalla nazionale russa e poi anche da Delio Gallina e Hopplà. L'azione di queste due squadre ha fatto si che il vantaggio dei fuggitivi calasse drasticamente con l'approssimarsi del Campo Carlo Magno (terza salita di giornata dopo che era stato superato anche il Duron in precedenza), ascesa su cui il venezuelano Salinas ha rotto gli indugi, portandosi in testa da solo. Sul venezuelano, mentre il drappello è andato via via sfaldandosi, è poi rientrato un attivissimo Diego Rosa, che a questo punto aveva anche l'obiettivo di far sua la maglia di miglior scalatore (difatti, a parte il primo e l'ultimo, tutti i gpm di giornata sono stati appannaggio del piemontese). Sulla testa, in prossimità del passo, è rientrato anche Antonino Puccio e poi, una volta completata la discesa anche il kazako Jumabekov, Zilioli, Facchini e Pichetta, col gruppo distanziato di circa un minuto e mezzo. Si è arrivati così al Tonale, dove in testa sono rimasti strada facendo i soli Rosa e Pichetta ma dove si è registrata una delle azioni più belle dell'intera giornata, col campano De Ieso, deciso a recuperare posizioni in classifica, che è scattato secco dal gruppo riuscendo a riportarsi in testa dopo aver colmato un gap di circa due minuti (da applaudire l’iniziativa del portacolori della Vejus, che ha avuto il coraggio di rischiare partendo da lontano). Con i tre sccollinati con 2’30” sul gruppo (dove i russi si sono portati nuovamente in testa a fare l'andatura) non restava che attendere il Gavia, su cui si sarebbe prevedibilmente riscritta la storia della corsa.

Proprio nei primi chilometri d’ascesa sono iniziati i fuochi d'artificio: in testa nessuno è riuscito a tenere il passo di De Ieso, che continuva così nella sua scalata di posizioni nella generale mentre dal gruppo, come detto in precedenza, è usciteo con passo deciso Dombrowski, a cui in un primo momento il solo Bongiorno è sembrato in grado di fornire una risposta adeguata. Il toscano dell'Hopplà  per un paio di chilometri è parso riuscire a tenere il passo dell’americano ma poi è stato costretto a mollarlo. Quello che però nessuno si sarebbe aspettato è il suo crollo verticale dopo che per circa un chilometro sembrava in grado di tenere il passo di Aru, salvo poi cedere di schianto (saranno ben 13’07” i minuti accusati in vetta) poco dopo. Prima di lui però aveva perso contatto proprio il leader Zakarin, anche lui respinto dalle severe pendenze del Gavia, tanto da pagare ben 9'40" all'arrivo. Da lì in poi è stato un vero e proprio monologo statunitense, con Dombrowski che superava anche Penasa nella virtuale maglia di leader e si involava tutto solo verso il traguardo (dopo aver preso e staccato il bravissimo De Ieso) per conquistare non solo un bis d'autore, ma anche per mettere una seria ipoteca sul Giro. Secondo, distanziato di 43", Fabio Aru che ha cercato in ogni modo di recuperare ma è stato costretto anche lui a piegarsi alla fine. Terzo posto a 2'55" per Di Serafino che in vetta è riuscito a bruciare l'altro abruzzese Ciavatta. Più consistenti gli altri distacchi: Penasa concludeva la sua fatica tagliando il traguardo a 3'20”, seguito da Zardini a 3'24" e da De Ieso a 3'39", ancora più indietro Formolo a 5'22", Di Remigio a 5'40" e dal kazako Jumabekov che a 5'47" ha chiuso la top-ten. Tra gli uomini ancora in classifica ritardi molto pesanti per Villella (18esimo a 10'52"), Gaffurini (20esimo a 11'10") e Abreu  (21esimo a 11'34").

Classifica generale pertanto rivoluzionata con Dombrowski nuovo leader della classifica con 25" su Aru e 1'10" su Penasa. Di Serafino è quarto a 2'10" mentre Ciavatta è 5° a 3'49". Entrano in top-ten anche Zardini (6° a 5'12"), De Ieso (7° a 5'23") e Formolo (8° a 7'03"). Zakarin invece è precipitato in nona posizione a 7'07". Domani gran finale ad Asiago, dove si consumerà l'ultimo atto di questo GiroBio edizione 2012.

A questo link la galleria fotografica dell'ottava tappa

Vivian Ghianni

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