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GiroBio 2012: Così si avverano i desideri di Pozzo - Mattia brucia Benfatto ad Asiago. La corsa è di Dombrowski

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Ad Asiago Mattia Pozzo batte in volata Marco Benfatto © Foto Scanferla

dal nostro inviato

Il ciclismo di per sè è già uno sport in cui prima o poi si deve fare i conti con l'arte dell'arrangiarsi (specie quando in un tappone con più salite si deve portare in qualche modo la pellaccia all'arrivo entro il tempom massimo). Se poi ci si trova costretti a correre da soli perchè tutti gli altri compagni hanno già preso la via di casa per i più svariati motivi, ecco che oltre a buone gambe servono ancor di più intuito ed astuzia. Avrà pensato questo Mattia Pozzo, che già stava vivendo la sua annata di grazia e che in questo GiroBio aveva saputo allietare il pubblico anche con le sue doti canore quando l'occasione l'ha permesso. Sul traguardo di Asiago, che ha chiuso l'edizione 2012, però più che cantarle il biellese le ha suonate a tutti con uno sprint imperioso su quel rettilineo d'arrivo che tirava all'insù ed è andato a suggellare la sua quinta vittoria stagionale.

I 123 chilometri conclusivi con partenza ed arrivo ad Asiago, nel torrido pomeriggio che ha avvolto l'altopiano, sono scivolati via rapidamente, con una rapida partenza in cui sono stati in molti a cercare l'allungo per provare a portar via la fuga decisiva (molto attiva in questo frangente la nazionale kazaka ed il perchè sarà presto detto). Dopo qualche tentativo tenuto a debita distanza dal gruppo (Busato, Tleubayev, i russi Vorobev e Frolov e Papok tra i più decisi a cercare l'avanscoperta, la fuga buona è andata via attorno al cinquantesimo chilometro, quando in testa si sono ritrovati nomi alquanto interessanti: Barbin e Zhupa della Trevigiani, Bongiorno dell'Hopplà, Prodigioso del Monviso-Venezia, Teunissen dell'Olanda, Tedeschi del Team Idea, Shushemoin e Tleubayev del Kazakistan, capaci di prendere fino a due minuti di vantaggio nei confronti del plotone, dal quale nel frattempo era uscito anche l'ex leader Zakarin, a cui non è bastato il grande sforzo per ricucire il gap. L'accordo, che fin lì sembrava ottimo, ha subito un brusco stop quando sono iniziate alcune scaramucce nella testa, con Barbin e Bongiorno che si sono sfilati e riaccodati ripetutamente, prima di perdere entrambi contatto in maniera definitiva dalla testa della corsa (il lombardo della Trevigiani, vittima anche di un problema meccanico, di lì a poco si ritirerà). Ci si è trovati così davanti un quartetto in cui a gongolare sono stati solamente i kazaki, dal momento che Tleubayev, vincitore del secondo e ultimo traguardo volante, è riuscito a strappare la leadership della graduatoria a Matteo Mammini. Il gruppo però non ha lasciato margine ai battistrada e pian piano ha limato tutto il vantaggio, sotto l'impulso di Marchiol, Petroli Firenze e Caparrini, decise a portare allo sprint i propri velocisti.

A meno di 15 chilometri dalla conclusione il gruppo è tornato compatto, ma prima della bagarre conclusiva c'è stato il tempo di assistere alle ultime stoccate, operate da Pinaglia e De Ieso prima e da Papok poi, senza però che potessero andare a buon fine. Ci si è così preparati alla volata, dove era fondamentale riuscire a prendere la testa all'ultima curva posta a circa 250 metri: Pozzo è riuscito perfettamente nell'intento e con un rush finale strepitoso è riuscito a contenere il ritorno di Benfatto e ad alzare così le braccia al cielo. Terzo un sorprendente Antonino Puccio, gettatosi nella mischia dello sprint e capace col suo spunto di cogliere un ottimo risultato, a seguire Ulivieri, Viola, Simion (Giro avaro di soddisfazioni per il rosso sprinter della Zalf), Kulimbetov, Gomirato, Bani e Cavasin. Tutto già deciso invece per quel che riguardava i discorsi inerenti la vittoria finale, con lo statunitense Dombrowski che, grazie all'impresa messa in scena sul Gavia, ha impresso meritatamente il suo nome nell'albo d'oro della corsa. Sul podio sono saliti assieme a lui Fabio Aru, distanziato di soli 25", e il bravissimo Pierre Paolo Penasa, terzo a 1'10" e che è così riuscito a bissare il podio colto al Giro delle Pesche Nettarine nelle scorse settimane. Nella classifica finale anche tanto Abruzzo (Di Serafino, Ciavatta e Di Remigio classificatisi rispettivamente al quarto, quinto e decimo posto), così come un posto l'hanno trovato anche Zardini (sesto), De Ieso (settimo) e Formolo (ottavo). Dombrowski ha inoltre conquistato la maglia verde di miglior Under 23 mentre le altre classifiche, detto di Tleubayev vincitore dei traguardi volanti, hanno premiato Ilnur Zakarin per quel che concerne la classifica a punti e Diego Rosa, che ha invece vestito la maglia di miglior scalatore.

Si è conclusa così una nuova emozionante edizione della corsa organizzata da Giancarlo Brocci e c'è già molta curiosità per sapere cosa potrà succedere nella prossima edizione. Le sorprese, si può starne certi, sono sempre dietro l'angolo.

Vivian Ghianni

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