GiroBio 2011: «Un successo di squadra» - Intervista a Mattia Cattaneo: «Grazie a tutta la Trevigiani»
Mattia Cattaneo ha trascorso due anni difficili: passato dalla categoria juniores come uno degli atleti più promettenti, ha avuto una quantità di sfortune che non gli hanno permesso di esprimersi al massimo. Ma la sfortuna prima o poi ti abbandona e per Mattia Cattaneo la sorte ha girato nel momento migliore e in un mese si è aggiudicato due tra le corse a tappe più importanti di tutta la stagione, il Giro delle Pesche Nettarine e soprattutto il GiroBio. Queste sono le sue emozioni della vittoria.
Nell'intervista preGiro ci avevi detto che, come squadra, puntavate alle tappe e la classifica l'avreste curata solo se strada facendo si concretizzava la possibilità di vincere: ora la vittoria è arrivata davvero, quali sono le tue emozioni?
«Sono emozioni molto forti, non me l'aspettavo proprio, sapevo di stare bene però non avrei mai pensato di poter vincere il GiroBio. C'è tanta soddisfazione ma rimango una persona con i piedi per terra, non è che siccome ho vinto il Giro ora sono un fenomeno: sono lo stesso di prima, di prima che vincessi il Nettarine e il Giro. Mi sono riposato giusto un paio di giorni e domani si parte per la Sicilia e i Campionati Italiani e la testa è tutta lì».
Prima del Giro quante possibilità ti davi per la vittoria?
«Venivo dalla vittoria al Nettarine e mi sentivo bene sia fisicamente che moralmente e quindi sapevo di poter fare un risultato: ero partito con l'idea di vincere una tappa, ma con l'andare del Giro, dopo aver preso la maglia, soprattutto dopo la cronometro, ho cominciato a pensare alla vittoria finale».
Il percorso del GiroBio, la prima volta che l'hai visto, l'hai pensato adatto alle tue caratteristiche?
«Quando ho visto il percorso ero abbastanza soddisfatto perché si adattava bene alle mie caratteristiche: per me è meglio un percorso abbastanza duro piuttosto che semplice. Alla fine si è dimostrato anche più duro di come era sulla carta perché anche le tappe piane sono state molto impegnative».
Riguardiamo il GiroBio dall'inizio: la prima tappa importante è quella di Rodi Garganico perché ha segnato tutto l'assetto della classifica generale. Come è nata l'azione?
«Io lo sapevo che quella tappa sarebbe stata importante a causa del vento: al Giro delle Pesche Nettarine era successa una cosa simile ed anche lì avevo guadagnato qualche secondo. A causa del vento ci sono stati molti ventagli: io sono rientrato da solo sulla fuga quando erano ancora 5 o 6 con Mammini. Ho sentito come un richiamo che diceva "è ora di andare" e sono andato: io il Giro l'ho vinto lì perché ho guadagnato due minuti su tutti».
Terminata la tappa ti sei reso conto subito che sarebbe stata fondamentale o pensavi soprattutto a tutte le tappe che seguivano?
«Un po' entrambe le cose: sapevo che avere due minuti di vantaggio mi permetteva di giocarmela, ma ero anche consapevole che mancavano tante tappe e si poteva recuperare benissimo».
Come ti sei sentito alle prime salite, tipo a Montecassino?
«A Montecassino stavo bene, a Campo Imperatore ho fatto parecchia fatica, stessa cosa a Marostica, invece nel tappone dolomitico di Gallio mi sentivo davvero molto bene».
La cronometro di Alba Adriatica è stata un altro tassello verso la vittoria finale: pensavi di fare così bene a cronometro?
«A dire il vero sì, io da juniores le cronometro le vincevo, ero quindi consapevole che lì avrei potuto guadagnare dei secondi preziosi. Forse per gli altri è stata una sorpresa la mia prestazione, ma io sapevo di stare bene».
La tua squadra aveva deciso di puntare alle tappe e la cronometro è stata l'unica frazione che avete vinto: la squadra si sentiva appagata oppure ormai la classifica finale era l'obiettivo principale?
«I due minuti che ho guadagnato hanno cambiato tutto l'assetto della squadra; puntavamo alla cronometro e sapevamo che era una tappa che dovevamo vincere con Novak perché stava andando fortissimo, ma il mio vantaggio ci ha imposto di prenderci le nostre responsabilità. Abbiamo tirato tanto: sono sicuro che se non fossi stato in questa squadra, la Trevigiani, difficilmente avrei vinto il Giro. Il merito di questa vittoria è tutto dei miei compagni».
Giorno di riposo: c'è chi lo odia e chi lo ama, tu da che parte stai?
«Lo odio, o almeno l'ho odiato perché il giorno dopo ho fatto tanta fatica: forse ho riposato troppo e sono arrivato fresco alla tappa di Marostica, non riuscivo a trovare il ritmo giusto in salita ed è stata la tappa in cui ho fatto più fatica. Però ora lo so e l'anno prossimo il giorno di riposo non mi frega più (ride)».
Ora hai vinto quindi questa domanda la possiamo anche fare: se tu fossi stato un avversario di Mattia Cattaneo dove l'avresti messo in difficoltà?
«Sicuramente avrei attaccato sempre, fino all'ultimo come ha fatto Anacona perché un Giro d'Italia è un Giro d'Italia e non si regala niente a nessuno. Io ho avuto anche fortuna: fortuna a stare in una squadra così, fortuna a prendere la fuga giusta a Rodi Garganico. In un mese con Nettarine e GiroBio ho sistemato tutta la stagione però era da tanto che la aspettavo questa fortuna: erano due anni e mezzo che mi facevo sempre male e mi dicevo che prima o poi sarebbe girata dalla mia parte».
Hai un rammarico per questo Giro? Avresti voluto una vittoria di tappa che non è arrivata?
«Dopo la crono, quando mi sono accorto che potevo vincere il Giro la vittoria finale è stato il mio obiettivo. Vincere una tappa come ha fatto, per esempio, Moser sarebbe stato bellissimo, ma quando ho preso la maglia ho pensato solo di portarla fino alla fine».
Pensi che sarebbe cambiato qualcosa se ci fosse stata la Nazionale Colombiana?
«Secondo me sì. Noi siamo andati forte, ma da come mi hanno raccontato i miei compagni alla sera, se ci fosse stata la Colombia probabilmente la fuga di Rodi Garganico non sarebbe arrivata e in salita avrebbero attaccato tutti... Però non c'erano».
Una dedica speciale a chi la vuoi fare?
«Sicuramente ai miei compagni che hanno lavorato tantissimo per me fin dall'inizio, han tirato tantissimo, sono stati, a mio parere, anche più forti di me: non lo dico per dire, sono stati davvero fantastici. Un pensiero va anche a un amico di Bergamo che correva in bici con me e che è morto poco tempo fa, Simone Mascerini».
Ora parti per la Sicilia verso i Campionati Italiani: quali sono gli obiettivi tuoi e della tua squadra?
«Io voglio fare bene soprattutto a cronometro perché è una specialità che mi piace. Su strada invece i favoriti sono gli Zalf Agostini e Battaglin, ma anche Puccio e Moser: noi come squadra correremo uniti come sempre e se servirà una mano ai miei compagni io sarò il primo a darla. Dopo tutto quello che hanno fatto per me al Giro io sono ben disposto a sacrificarmi perché i favori vanno resi e credo che non ci sia momento migliore per farlo che durante il Campionato Italiano. Inoltre noi abbiamo anche Gazzara che corre in casa, quindi una mano anche a lui che sta andando molto forte e potrebbe anche vincere».
Grazie per la chiacchierata e pensa al Campionato Italiano.
«Sì sì, sto concentrato! (ride)».