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Giro della Valle d'Aosta 2010: Boem rapsody, ultima alla Zalf - Ignatenko controlla, Bongiorno sul podio

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Nicola Boem vince l'ultima tappa del Giro - Foto Ufficio Stampa © ScanferlaCome se non bastasse la stanchezza accumulata nei giorni precedenti, dopo giornate in cui si è corso il pomeriggio i nostri 88 contendenti rimasti al Giro della Valle D'Aosta Mont Blanc partono alle 9.30 di mattina per l'ultima tappa, di, guardacaso, 88 chilometri. Tre colli da scalare, Peilonnex, Perret e Cou, tutti nella prima parte di gara. È la tappa più facile ma non mancherà la bagarre.
Per andarsene in questi giorni bisogna avere una gamba non da poco e guardacaso a movimentare la gara son più o meno gli stessi dei giorni precedenti. Elissonde tenta ancora di far saltare la classifica, seguito come ieri da Barabesi (Hopplà), Heytens (Wc Soenens), Novikov (Itera), Gobbi stavolta con Tiozzo (Bata); gli inediti sono Orrico (De Nardi), Kovaliovas e Brunel (VC La Pomme). I nove scollinano sul primo GPM con 1'40" di vantaggio. In gruppo però Bongiorno vuol fare la corsa e mette i suoi a tirare, insieme agli Itera. Sul Col du Perret cedono dunque Orrico e Tiozzo, mentre gli inseguitori sono solo a 30". A ridare spinta all'azione è l'immancabile Jimmy Turgis: porta con sè Barabesi e Gobbi (che però molla prima della fine della salita), mentre tutti gli altri protagonisti dell'azione vengono ripresi. I tre arrivano a 1' di vantaggio, mentre dietro Monsalve e Bongiorno sparano le ultime cartucce, sperando vanamente di fiaccare la resistenza di Ignatenko che rintuzza i loro attacchi di persona.
Turgis e Barabesi intanto danno tutto, ma ai -10 dall'arrivo vengono ripresi. Alcuni uomini tentano il contrattacco, è l'ultima tappa e in tantissimi sono a secco di premi e successi. Gli scatti si susseguono con rapidità, ma le squadre più forti che vogliono arrivare allo sprint impediscono ai gruppetti di prendere margine. Alla fine sull'impegnativo traguardo di Ville-La-Grand a spuntarla è uno Zalf: si tratta di Nicola Boem, classe '89 al terzo successo di categoria, che precede i soliti Trevigiani Graziato-Sgrinzato (fate loro un esorscismo, per favore). Aru arriva al finale affaticato e perde terreno da Bongiorno: 13" sono più che sufficienti per far salire Manuel sul terzo gradino del podio.

Cosa ci lascia questo Giro della Valle d'Aosta? Per noi osservatori esterni, imparziali verso i risultati ottenuti dagli atleti, sicuramente indicazioni per il presente e per il futuro.

Per il presente. Notato qualche differenza col Giro delle Valli Cuneesi? Qui è stata fatta corsa d'attacco dal primo all'ultimo giorno, lì si aspettava sempre l'ultima salita. Ok, il percorso concedeva poco e molti avevano come obiettivo il Valle D'Aosta, ma non è solo questo il problema. Abbiamo visto i corridori azzurri, Bongiorno a parte, abbastanza passivi o meglio, hanno aspettato che la prima mossa la facessero i colleghi, russi, transalpini o quant'altro. C'è proprio un modo di correre, fuori dai confini nazionali, meno attendista del nostro, almeno nelle categorie dilettantistiche, e fa un po' specie che sia così: d'altronde alcuni degli ultimi pazzoidi di successo delle 2 ruote (Pantani e Riccò) vengono dai nostri terreni, sarebbe un peccato invece veder crescere i nostri scalatori come macchinette che attendono gli ultimi 3 km per scattare, alla Contador per intenderci. Forse per far corse di questo tipo bisognerebbe star lontani dalla pressione degli sponsor, che vogliono i risultati: far corse con team regionali e nazionali, per intenderci, come gran parte dei transalpini venuti al Val D'Aosta. Evidentemente ciò non interessa alla federazione nazionale, visto che al Tour de l'Avenir ci va una formazione lussemburghese (!!!) e non una italiana.

Per il futuro. Prendiamo con le pinze i risultati dei russi, come sempre. Ignatenko farà 23 anni a fine settembre, è dunque piuttosto grande (alla sua età Menchov vinceva un Tour de l'Avenir senza grandi rivali), non aveva mai vinto corse UCI e in salita aveva dimostrato un minimo di competenza l'anno scorso alla Ronde de l'Isard, entrando nei 10 a Plateau de Beille dietro fior di giovani atleti. Detto ciò, il suo successo a prima vista è una sorpresa, riflettendoci sopra è anche frutto di età ed esperienza che l'han portato ad attaccare  al momento giusto e a mantere l'energie necessarie per la difesa. Una bella conferma è invece Yonathan Monsalve, 2° anche qui dopo il Valli Cuneesi, ma almeno stavolta vincente in una tappa: il ragazzo a Melbourne potrebbe fare sfracelli, sperando che venga convocato anche per la nazionale under 23 e non solo nella maggiore dove è stato annunciato.
Bongiorno, Aru e Santoro sono i nostri ragazzi usciti promossi dalla corsa. I primi due han dimostrato maturità nonostante siano solo del secondo anno, in modo diverso l'uno dall'altro ma comunque efficace. Santoro invece ha corso alla garibaldina, un po' per supportare il compagno e un po' per vincere una tappa. L'impressione è che far classifica non gli interessasse più di tanto. Comunque è stato sempre nel vivo della corsa. Bella anche nel complesso la prova dei Trevigiani, oltre alla tappa conquistata c'è stata una certa volonta di sconquassare la corsa già vista al Valli Cuneesi.
Il bocciato è invece Stefano Locatelli, è il suo secondo Val d'Aosta rovinato da problemi fisici, questa volta di natura ancora non nota. Tutto sommato fa bene il ragazzo a fare un altro anno da dilettante, ne ha l'età e comunque ha valutato la cosa dopo esser stato a contatto coi pro'.
Infine, i francesi. Non hanno dominato la classifica come l'anno scorso ma han fatto la corsa alla grande lo stesso. 2 successi di tappa, la maglia di leader degli scalatori per Bonnin, 4 nomi da segnare per il futuro: Bonnin, Edet, Elissonde e Turgis. Proprio quest'ultimo è quello che ha fatto più impressione. È soltanto un primo anno ma ha corso all'attacco dalla prima all'ultima tappa, dimostrando una resistenza fuori dal comune. L'impressione è che l'anno prossimo, se tornerà al Valle d'Aosta, non se ne andrà a mani vuote.

Nicola Stufano

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