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Il governatore delle Regioni - Intervista a Enrico Battaglin

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Gp San Giuseppe, Tappa e classifica finale del Giro delle regioni: tre vittorie molto pesanti segnano il salto di qualità del ventunenne Enrico Battaglin, 3° anno alla Zalf Desirèe Fior e originario di Marostica come il famoso aquilotto indigeno, Giovanni. Abbiamo tastato il polso ad Enrico, valutando il suo stato d'animo e le suggestioni per il futuro.

Enrico, sei stato il protagonista di questa prima parte di stagione con la vittoria del Regioni. Vincere il Giro delle Regioni è diverso dal vincere le altre corse o le sensazioni sono le stesse?

«Vincere è sempre bello, ma vincere con la maglia della nazionale lo è ancora di più. Sicuramente è stata una doppia soddisfazione, dopotutto ho vinto anche una tappa, sono arrivato secondo il giorno dopo e ho vinto anche la classifica a punti».

Il disegno anomalo (2 sole tappe) ritieni ti abbia favorito o sfavorito?

«Mi ha sicuramente favorito: se inserivano una cronometro o una tappa più adatta a fughe, avrei fatto molta fatica a mantenere la maglia».

Hai detto che vincere con la maglia della nazionale porta belle sensazioni. Non ritieni sia un peccato che voi non vi possiate confrontare coi rivali stranieri in altre occasioni, ad esempio la coppa delle Nazioni?

«Si, è un peccato. Anche perché all'estero è un mondo completamente differente dalle corse nostre, si parte forte ma poi ci sono dei momenti in cui si cala. È un po' poco confrontarsi solo in occasioni come questa 2 giorni: poi ci ritroviamo all'Europeo, o al Mondiale, senza sapere chi sono i rivali da tenere d'occhio».

Non ritieni che le corse in linea italiane siano diventate un po' troppo morbide? Stefano Locatelli in una nostra precedente intervista si lamentava del percorso del Recioto di quest'anno.

«Beh, sicuramente lui ha patito queste modifiche e il percorso di quest'anno ha favorito più quelli come me, più passisti che scalatori. Le corse con arrivo in salita stanno diventando veramente poche e ora non lo è nemmeno il Palio: prima arrivava sempre un uomo da solo, quest'anno, pur essendo rimasta la corsa piuttosto selettiva, è arrivato un gruppetto».

Al Palio sei andato vicino al successo.

«Più del Palio mi dispiace per la Piccola Sanremo: era una delle corse che volevo vincere e son caduto. Tra l'altro quella caduta ha condizionato anche la mia prestazione del Recioto, visto che sono stato fermo 5 giorni e la prima corsa dopo l'incidente è stata proprio il Recioto. Certo, un buon risultato, ma con l'amaro in bocca».

Che conseguenze ha avuto su di te la caduta?

«Alla Piccola Sanremo ho preso un tombino in discesa e son caduto, procurandomi un piccolo trauma cranico e un po' di dolori al collo. Ho perso i sensi per un paio di minuti, ma niente di grave comunque».

Enrico, fai un spot a te stesso: definisciti liberamente come corridore.
«Sono un corridore abbastanza completo, mi difendo sulle salite di media lunghezza e ho un discreto spunto in volata. Anche sul piano me la cavo, ma preferisco le gare impegnative. La mia situazione ideale è un arrivo a ranghi ristretti, 10-15 atleti».

Che persona sei?

«Una persona umile, non mi sono mai montato la testa. Sono consapevole dei miei mezzi ma anche dei miei limiti, anche se ho voglia di migliorare».

La tua condizione adesso com'è? Correrai ancora per vincere o tra un po' stacchi la spina?

«Ho appena corso al Gp di Valeggio e aiutato un mio compagno a vincere, dopo aver corso anche domenica. Ho accusato un po' la fatica, ma penso sia solo un momento transitorio, a fine settimana vedrò di far qualcosa di buono alla 3 Giorni Marchigiana».

Stai pensando all'Europeo e al Mondiale?

«Per l'Europeo penso che il commissario tecnico preferirà gente più veloce o che possa inserirsi in delle fughe, il percorso è troppo facile per le mie caratteristiche. Anche il Mondiale non è impegnativissimo, ma ci sono un paio di strappi che possono fare selezione. Vedremo, ottobre è ancora lontano».

Ormai sei al 3° anno tra i dilettanti. Pensi già al professionismo?

«Ho un contratto con Reverberi, a fine anno tireremo le somme e vedremo se fare un altro anno tra i dilettanti o fare il grande salto. Per adesso propendo per fare un altro anno tra gli under, per accumulare esperienza».

Nicola Stufano

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