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Questione di Philippe - Gilbert non smette più di vincere

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Prima di rialzarci in piedi per le celebrazioni mettiamoci un attimo a sedere e a pensare. Pensiamo all'appassionato di ciclismo belga, di quelli che vivono questo sport a trecentosessanta gradi e poi a tutto ciò a cui si è trovato di fronte nell'ultima settimana, perché possiamo solo farci un'idea di ciò che può essere stato a livello emotivo. Eravamo partiti giovedì scorso da Peccioli, con una volata magistrare di Gilbert alla Sabatini a rifinire un lavoro magistrale di Cadel Evans; abbiamo proseguito domenica con una splendida fiammata di un redivivo Boonen che poi si è visto trafiggere dal perfetto tempismo di Philippe negli ultimi trecento metri dell'Avenue de Grammont a Tours; nel frattempo nel ciclocross continuava lo splendido scontro tra la dirompente verve di Niels Albert e l'orgoglio di Sven Nys, ancora impegnati a darsele idealmente di santa ragione tra GvA e Superprestige.
Fin qui solo divertimento, spettacolo e colpi di scena, poi il cielo a farsi cupo e la mazzata tra capo e collo quando ti giunge la notizia che Frank Vandenbroucke, il maggior talento del ciclismo belga da almeno vent'anni a questa parte, se n'è andato per sempre e sulle cui cause si sta ancora tentando di raccapezzarci qualcosa. È uno di quei colpi al cuore che fanno davvero male, ci si potrebbe fermare ancora un po' ma non si puo ed ecco che alla conclusione di questa ideale settimana ecco ti salta fuori di nuovo lui, a prendersi la scena e ribadire a tutti uno stato di grazia forse mai espresso in queste dimensioni nell'arco della carriera fin qui maturata, riconducendo il tifoso belga e non solo nuovamente all'applauso scrosciante.
Adesso è arrivato il momento e quindi diciamolo: in questo Piemonte (ribattezzato Grande in questa 95esima edizione di gara) qualcosa di grande c'è davvero stato e porta nuovamente il nome di Philippe Gilbert, autore di un altro finale meraviglioso, caratterizzato dal piglio e della sagacia di chi in questo momento è cosciente di poter più o meno fare, con gli avversari più variegati, praticamente ciò che vuole.
La giornata è partita con un clima frizzantino - come un po' in tutta Italia in questo periodo, del resto - fin da Novi Ligure, culla del meglio del ciclismo piemontese in termini di tradizione, dove i 188 chilometri che avrebbero portato il gruppo verso l'epilogo a Fossano avevano il loro avvio. A riscaldare un po' l'ambiente ci ha pensato dopo 27 chilometri Alessandro Donati, il cui tentativo ha preso subito quota, tanto da superare i dieci minuti attorno al cinquantesimo chilometro. Dal gruppo il solo Kvachuk, ucraino della ISD, ha avuto la voglia di sobbarcarsi concretamente l'inseguimento e, dopo un lungo tratto di bagnomaria, al chilometro 115 ha finalmente raggiunto in testa l'abruzzese dell'Acqua e Sapone. Tentativo proseguito d'amore e d'accordo fino a quando il plotone, fin lì tirato soprattutto dagli uomini della Serramenti Diquigiovanni, ha praticamente messo nel mirino il duo di testa e sfruttato anche le belle trenate assestate da Vansummeren, che si è quindi andato a candidare al ruolo di principale angelo custode di Gilbert per la giornata odierna.
Da lì fino al traguardo lo spazio per i tentativi si è quasi arrestato, visto che le sortite di Marzoli (altro uomo del team di Palmiro Masciarelli) e Stangelj prima e di Patour poi sono morte rispettivamente ai 10 e 6 chilometri dall'arrivo. Non restava quindi che attendere l'ultimo impegnativo strappo alle porte della cittadina cuneese ed è stato così che a Silence-Lotto, Lampre e Rabobank, attive nei chilometri precedenti, si è sostituita decisamente la Vacansoleil che con i vari Golas, Carrara, Lagutin e Hoogerland provava ad approfittare della buona vena di Gerben Löwik, già settimo domenica scorsa a Tour. Proprio quando Hoogerland però ha approcciato in testa lo strappo, a circa 1500 metri dal traguardo Gilbert si è riproposto alla perfezione nel ruolo di scheggia impazzita, saltando con violenza sui pedali per iniziare lo show su quello che è notoriamente il terreno preferito. Alle sue spalle Matteo Tosatto è stato il primo a rendersi conto del pericolo, cercando immediatamente di chiudere ma è stato costretto dopo duecento metri o giù di lì a desistere con le gambe in croce e lasciare ad altri l'onere della chiusura sul vallone mentre Ginanni, fin lì ben posizionato, rimbalzava indietro.
A quel punto Gilbert ha mostrato il modo più idoneo per gestire la propria condizione straripante: all'altezza del triangolo rosso dell'ultimo chilometro si è visto raggiungere da Daniel Moreno, uscito nel frattempo in caccia dalle retrovie, al quale a sua volta si è agganciato circa duecento metri più avanti anche Francesco Gavazzi. Philippe non si è scomposto dall'insidiosa compagnia di un corridore uscito molto bene dalla recente Vuelta a Chihuahua in Messico (un successo di tappa e quinto posto finale) e dal lombardo della Lampre ancora una volta presente nei finali che contano ed ha così continuato in testa e, dopo essere giunto all'ultima curva posta ai duecento metri, ha finalmente sprigionato nuovamente la propria potenza allo sprint. La lotta è stata serrata ma il colpo di reni dato proprio sulla linea del traguardo ha sancito la terza vittoria in sette giorni per il vallone, a cui ora non rimane che tentare il colpo grosso nel Lombardia di sabato.
Moreno e Gavazzi hanno completato il podio, Paolini che vi era salito lo scorso anno (secondo dietro Bennati) questa volta ne è rimasto fuori (quarto posto per lui) ed una sfilza di comprimari più o meno buoni (nell'ordine Honig, Martens, Usov, Lowik, Devenyns e Lastras) completava la top ten con distacchi dai due ai quattro secondi. Nel segnalare l'undicesima piazza di Ballan e l'assenza di uomini Liquigas nelle posizioni buone (Fischer giunto staccato) non resta che affermare come questo Gran Piemonte sia stata sostanzialmente, al di là del risultato, un'ottima occasione per i più per rifinire la gamba in vista di sabato ed è così che si spiega la non presenza nell'ordine d'arrivo dei vari Evans, Sanchez, Kolobnev o Vinokourov (tutti ritirati) o la chiusura in posizioni di rincalzo per Pozzato o Lövkvist. Per Cunego (assente quest'oggi come Visconti) la speranza di una riconferma "nella classica delle foglie morte" è sempre concreta ma con una Silence così, con due punte del calibro dei Gilbert ed Evans attuali, senza dimenticarsi di tutti i sopracitati, mai come quest'anno potrebbe essere impresa ardua.

Vivian Ghianni

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