Beautiful Bobridge - Crono U23 all'Australia. Malori 5°
Le riconferme nel ciclismo sono sempre molto difficili. Anche quando si è uno dei migliori talenti in assoluto (se non il migliore) in prospettiva per le corse contro il tempo. Anche se nel giro di un anno si è vinto tutto. Non è andato come ci si aspettava (e come lui stesso si attendeva, per sua stessa ammissione appena dopo il traguardo) il mondiale di Adriano Malori, che dopo il memorabile 2008 coronato dall'iride di Varese abdica a pochi chilometri di distanza, oltre confine, in quel di Mendrisio lungo i 33,2 chilometri (due giri di un circuito di 16,6 km) della prova riservata agli Under 23 che hanno ufficialmente aperto la rassegna iridata 2009.
Spesso si dice che le maglie e le responsabilità pesano e che quindi è meglio non esaltarsi troppo, ma questo non è stato mai il caso del giovane parmense di Traversetolo ed allora proprio per questo, se è comprensibile quel pizzico di amarezza figlio di una prova da cui tutti avrebbero desiderato nuovamente il massimo risultato e che invece questa volta non è bastata neppure per salire sul podio, con un quinto posto che ha eguagliato quello ottenuto nel 2007 a Stoccarda, è anche vero che il movimento italiano non è diventato di colpo da buttare e nell'analisi globale c'è modo per far valere questa considerazione.
Le riconferme sono spesso difficili, in un Mondiale poi ancor di più, ed allora non si può non far notare anche come lo stesso livello di gara si sia rivelato senza dubbio alto e di qualità e pertanto la prestazione meno brillante delle attese di Malori non va di certo a sminuire il valore di chi questa gara l'ha vinta. Diciamolo allora finalmente: per la prima volta nella categoria Under 23 la maglia iridata della prova a cronometro finisce in Australia, sulle spalle di Jack Bobridge, che a dispetto della sua beata gioventù (è nato il 13 luglio 1989), ha già regalato qualche sprazzo niente male anche lì dove conta. Ricorderete forse il mese di gennaio di quest'anno, quando dopo aver vinto il titolo nazionale Under 23 sia in linea che a cronometro, questo giovanotto fu protagonista di ottime prestazioni anche al Tour Down Under, nel momento in cui tutti si preoccupavano del ritorno in gruppo di Lance Armstrong. Ma chi vive il ciclismo quasi a 360 gradi sa che un buon australiano si forma spesso prima su pista e poi su strada ed ecco che torna in mente anche quella finale dell'inseguimento individuale a Pruszkow, quando di fronte alla dirompente dimostrazione di talento di Taylor Phinney fu proprio lui ad inchinarsi, lui che sui velodromi ha pure una certa confidenza (2 titoli mondiali nell'inseguimento a squadre da juniores, vicecampione del mondo anche nell'inseguimento a squadre Élite in questa stagione). Forse era proprio questo il punto: sarebbe riuscito un formidabile inseguitore a reggere lungo tutto l'arco dei 33 chilometri e con lo strappetto di Rancate (poco meno di un chilometro con pendenze che arrivano al 10%, unica asperità di giornata) a rallentare un po' il ritmo? Dire che la risposta si è rivelata affermativa è quasi usare un eufemismo.
Su un percorso che si è comunque rivelato rapido, Bobridge è partito subito molto forte (11'25" al primo rilevamento al culmine della salita), ed è riuscito a mantenere un'andatura costante anche in occasione del primo passaggio sul traguardo (20'10") e del nuovo rilevamento in salita al 25esimo chilometro (31'54"), accusando una flessione solo nell'ultimo tratto, che comunque non gli ha impedito di fermare il cronometro sul tempo di 40'44" alla notevole media di 48,887 km/h. Biglietto da visita niente male per la nazione che il prossimo anno ospiterà la rassegna iridata a Melbourne e per lo stesso Jack, che dopo aver bazzicato un bel po' anche in giro per l'Europa con il team Contintental Jayco-AIS (l'ex SouthAustralia), ha firmato il nono successo stagionale su strada prima di prendere definitivamente la via del professionismo, con il contratto Garmin già firmato da diversi mesi.
Per la prima prova odierna, che anticipa quella delle donne del pomeriggio, la squadra di riferimento e quindi maggiormente temuta era sicuramente la Germania, che annoverava un terzetto niente male con Patrick Gretsch (argento a Varese e iridato juniores nel 2004), Marcel Kittel (due volte iridato da juniores e campione europeo in carica) e Martin Reimer (che non sarà un mostro contro il tempo, ma è comunque il campione nazionale tedesco tra i professionisti). E se col Bobridge di oggi c'era davvero poco da fare, chissà cosa devono aver pensato i teutonici nel veder inserirsi nella lotta per il successo il ventenne portoghese Nelson Oliveira. Il lusitano, quinto nella cronometro al recente Tour de l'Avenir, è stato protagonista di una gara sorprendente, confortata da buoni riscontri cronometrici ai primi due rilevamenti (sesto in entrambi), che ha vissuto un crescendo nella seconda ed ultima parte in cui è riuscito a limare circa dieci secondi nei confronti di Bobridge (32'24" contro il 31'54" dell'australiano al km 25) sulla linea del traguardo, chiudendo col tempo di 41'03" che ha significato 18" di ritardo. Ancora un podio, ma gradino più basso questa volta, per Gretsch, partito bene (appena 1" e 6" di ritardo ai primi due rilevamenti) ma poi calato nella seconda parte, fino a chiudere col tempo di 41'12" a 27" di ritardo dall'australiano, per una medaglia che da argento è diventata di bronzo nel volgere di dodici mesi. Fuori dal podio invece il connazionale Kittel, partito già nella seconda batteria e a lungo miglior tempo parziale, quando col suo 41'19" era riuscito a far nettamente meglio di Van Winden e Sokolov, che fin lì erano stati i migliori.
Torniamo quindi su Malori: il campione del mondo uscente ha constatato subito che la giornata non fosse delle più brillanti, spingendo il lungo rapporto, ma accusando già 15" (11'40") al primo rilevamento, che sono diventati 19" in occasione del passaggio sulla linea d'arrivo (20'29"). La situazione non è migliorata nel corso del secondo ed ultimo giro ed è così che il distacco è aumentato e si è stabilizzato sulla trentina di secondi (32'30" al km 25) che lo ha fatto scivolare dalla quarta alla quinta posizione, con un tempo finale di 41'21" ed un distacco di 36", prestazione in linea con quella di Alfredo Balloni. Se di Malori abbiamo detto, ci si può in parte consolare con la prestazione del giovane laziale, campione italiano di specialità in carica (e futuro compagno di squadra del parmense nella Lampre tra i professionisti), che ha mostrato senza dubbio dei progressi in ambito internazionali dopo le due esperienze europee (quest'anno settimo nella rassegna continentale). Dopo una partenza discreta l'atleta della Neri Promociclo è riuscito ad attuare un ottimo recupero, facendo registrare un tempo in linea con quello di Kittel, col terzo tempo parziale al primo passaggio sul traguardo (20'27") ed il quarto (32'28") al terzo rilevamento, salvo poi accusare una flessione nell'ultimo tratto che lo ha fatto terminare in sesta posizione a 39" di ritardo da Bobridge ma a soli 3" da Malori. Dato che quindi mitiga parzialmente la delusione per il mancato podio e pone l'attenzione sul fatto che sulla specialità, individuati alteti dalle buone potenzialità, si deve comunque insistere.
Molto meno appariscente la prova di Manuele Boaro, che comunque aveva l'obiettivo massimo di entrare nelle prime quindici posizioni e che invece ha concluso 18esimo col tempo di 42'27", vale a dire 1'42" di ritardo sul traguardo. Ultima esperienza tra gli Under per lui essendo nato nel 1987 e con la speranza di trovare al più presto un ingaggio tra i professionisti, cosa non ancora verificatasi nonostante gli ottimi risultati delle ultime stagioni.
A completare la top ten mondiale ci hanno pensato il britannico Dowsett (7° a 43"), lo sloveno Jarc (8° a 59"), il danese Quaade (terzo all'Europeo quest'anno e 9° quest'oggi a 1'06) ed il canadese Veilleux, 10° a 1'11" e protagonista di una prova abbastanza discreta. Tra le maggiori delusioni della giornata sicuramente la Francia, che porta a casa solo un 15esimo posto con Boisson, quarto ai campionati europei, staccato di 1'35" ed un 29esimo con Le Bon, da tutti indicato come astro nascente del movimento, che invece ha accusato 2'28". Deludente però anche la prestazione degli Stati Uniti con Van Garderen, recentemente secondo all'Avenir, 13esimo a 1'24" e Stetina, sesto lo scorso anno, che non è andato oltre la 20esima posizione a 1'43". Fuori dai dieci anche Van Winden (11esimo a 1'19"), Sokolov (16esimo a 1'36") e Travis Meyer (17esimo a 1'41"), mentre parecchio sotto tono è stata la prova del giovane polacco Kwiatkowski, lo scorso anno campione mondiale ed europeo di specialità tra gli juniores, che si è classificato solo 43esimo a 3'06".
Archiviata la delusione odierna ,per l'Italia potrebbe esserci l'occasione del riscatto nella mattinata di sabato, quando gli azzurrini di Amadori, guidati da Damiano Caruso, proveranno a conquistare quell'iride solo sfiorato lo scorso anno da Simone Ponzi.