Il premio: intervista a Rebellin - Il vincitore ha deciso di rivolgersi al veneto della Diquigiovanni
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Caro Cicloweb.it, ti ringrazio per l'opportunità che mi hai dato, quella di poter "intervistare" il mio idolo, Davide Rebellin. Sin da allievo e juniores mi piaceva contattare tramite posta i pro' per ricevere una cartolina con dedica e chiedere loro consigli. Con internet le cose sono cambiate, i pro' si possono contattare quando si vuole... Il mitico Davide lo ricordo già da juniores, quando veniva nella mia provincia, Varese, a disputare varie gare; ma essendo io del '73 non ho mai potuto correrci insieme. Lui correva per la Riboli Val d'Illasi, che allora era uno squadrone da paura, io ricordo i miei coetanei al Giro della Basilicata del '91. Nonostante la mia provincia sia ricca di campioni - io ho corso con Garzelli, Cristiano Frattini, Daniele Nardello, Gabriele Colombo, Andriotto - il mio corridore tipo, dopo Bugno, è stato sempre Davide Rebellin, un esempio per tutti gli sportivi... e non solo ciclisticamente parlando.
Davide, qual è la vittoria, tra le tante ottenute nella tua carriera, che consideri come la più bella in assoluto?
«Direi senza dubbio la Liegi-Bastogne-Liegi nel 2004, giunta a coronamento di una settimana fantastica».
Per il 2009 i tuoi obiettivi principali rimarranno ancora le Classiche oppure hai intenzione di puntare a qualcos'altro?
«Si, le Classiche, ed in particolar modo quelle sulle Ardenne, costituiranno nuovamente i miei obiettivi principali. Oltre a queste direi sicuramente il Campionato del Mondo di Mendrisio».
Chi è il corridore che stimi di più in gruppo?
«Se devo essere sincero posso dire di avere un buon rapporto con tutti, tanto che è difficile indicare qualcuno. Non faccio pertanto nomi in particolare, mi trovo veramente bene con tutti».
C'è un giovane corridore in cui ti rivedi?
«Penso che Francesco Ginanni, che da quest'anno sarà mio compagno di squadra, sia quello che si avvicini di più alle mie caratteristiche di corridore. Tra l'altro nella prima stagione tra i professionisti è riuscito a fare già molto bene».
Anche se finora sei riuscito a vincere tanto, quale ritieni, fatta eccezione per il Mondiale, che sia la corsa più adatta alle tue caratteristiche e che non sei mai riuscito a conquistare nel corso della tua carriera?
«Bè... sicuramente il Giro di Lombardia. Nonostante sia una corsa che mi si addica abbastanza purtroppo non sono mai riuscito a vincerla».
Dopo il podio ottenuto da dilettante al Mondiale di Stoccarda nel 1991 avresti mai pensato di diventare ciò che sei ora?
«Sinceramente no. Il mio sogno era innanzitutto quello di riuscire a passare professionista, ci speravo davvero. Una volta realizzatosi questo la mia aspirazione era quella di riuscire a vincere nella massima categoria ed anche in questo sono riuscito, dato che sono riuscito ad aggiudicarmi alcune tra le gare più importanti. Inoltre inizialmente non avrei mai pensato di riuscire a correre per tutti questi anni e di questo ovviamente sono molto soddisfatto».
Argento a Pechino e quarto a Varese: quale delle due gare pensi che ti sia realmente sfuggita?
«Direi l'Olimpiade a Pechino, poiché sono arrivato veramente ad un passo dal conquistare la medaglia più ambita e naturalmente c'è del rammarico per questo. Sono arrivato molto vicino anche al Mondiale ma lì la situazione era diversa, per cui tra le due i rimpianti maggiori sono sicuramente per l'Olimpiade».
Qual è un tuo pregio?
«Senza dubbio quello di essere una persona calma e riflessiva, fa parte del mio carattere. È una dote che reputo importante anche nei contesti di gara, dove è necessaria una certa lucidità nell'azione».
Un tuo difetto invece?
«Se guardiamo l'aspetto ciclistico direi che la pecca principale è quella di non essere abbastanza veloce, cosa che magari mi avrebbe permesso di vincere qualche gara in più. Se invece consideriamo la vita di tutti i giorni direi che forse, se vogliamo considerarlo un difetto, è quello di essere troppo buono, dato che faccio fatica a dire di no e cerco sempre di accontentare tutti».
Come giudichi il ritorno in gruppo di Lance Armstrong? È un bene solo a livello mediatico oppure anche per voi corridori?
«Il ritorno alle gare di Lance è un bene per tutti, anche per tutti noi visto che in questo modo credo che ci sia l'occasione per parlare di ciclismo in tutto il mondo. Inoltre è una cosa che fa piacere perché nonostante uno come lui potesse già sentirsi appagato dalla sua carriera, evidentemente ha un qualcosa che gli è venuta a mancare, delle sensazioni che solo lo stare in gruppo può dare».
Grazie Davide per quello che hai regalato ai tuoi tifosi, ma soprattutto a me.
(realizzata da Vivian Ghianni)




