Mondiali U23, opera Duarte - Ponzi si fa beffare dal colombiano
Avremmo potuto celebrare la giornata perfetta. Avremmo parlato del trionfo corale di una squadra sempre all'attacco, presente in tutti i tentativi importanti. Avremmo esaltato il capolavoro di un Simone Ponzi che, favorito dal perfetto gioco di squadra, era riuscito a riportarsi sulla testa della corsa nel momento topico e che poi, proprio come avrebbe desiderato, aveva sverniciato tutti in volata. Avremmo parlato della grandissima rivincita di Rosario Fina dopo la pioggia di critiche per le esclusioni eccellenti della vigilia (su tutti De Negri e Modolo).
Avremmo... appunto. Fino agli ultimi 400 metri di gara lo scenario che si stava delineando era quello ideale ed invece un lampo sudamericano è piombato all'improvviso ad incenerire gioie e sogni di gloria ed impedire così che l'Inno di Mameli risuonasse sul podio. Un lampo sudamericano che ha le fattezze di Fabio Andres Duarte Arevalo, un giovanotto classe 1986 che lo scorso anno era destinato a divenire una delle tante scommesse vincenti di Gianni Savio. Niente di tutto questo, dato che questo scalatore atipico, dalle ottime doti anche sul passo che gli consentono di disputare più che dignitose gare contro il tempo (7° nella cronometro al recente Tour de l'Avenir), sembrava essersi smarrito, tanto da tornare a correre principalmente sulle strade di casa con il piccolo team continental Colombia Es Pasión (e chi ha visto la gara di oggi non troverebbe squadra di militanza più azzeccata). Un annata fatta di alti (Giro di Colombia concluso al 2° posto e, come accennato, qualche buona prestazione al Tour de l'Avenir) e bassi (un Giro della Val d'Aosta assolutamente disastroso) ma quest'oggi la forza e il sangue freddo per compiere un capolavoro: dopo circa 150 km (avete letto bene, 150) di fuga condotti senza risparmio rispondendo agli allunghi, tirando in pianura e, a tratti anche in salita, la lucidità per rispondere all'allungo del russo Egor Silin e quindi rilanciare, entrando in testa dopo la curva mentre il russo si trovava a far da tappo agli immediati inseguitori.
Un oro storico per la Colombia, il primo tra i dilettanti ed il secondo se consideriamo quello che conquistò a Zolder nel 2002 Santiago Botero nella cronometro dei professionisti. Probabilmente, senza stare tanto a rivangare neanche le consuete incavolature che possono transitare nei pensieri di molti sul fatto che, ancora una volta, il successo abbia premiato un professionista (del resto il regolamento lo consente ed ognuno tira l'acqua al suo mulino), non ci consola neppure il fatto che un po' d'Italia effettivamente in questo trionfo ci sia, visto che a guidare la selezione colombiana è quel Franco Gini che durante l'anno riveste l'incarico di ds dell'Acqua&Sapone tra i professionisti.
Tanti pensieri sicuramente animeranno anche le prossime giornate di Daniel Oss e Damiano Caruso, generosissimi fino all'inverosimile, ma che siamo certi ripenseranno a quegli ultimi metri in cui avrebbero tanto voluto gambe ed energie in più per colmare il gap e prepararsi eventualmente a festeggiare Ponzi.
È stato comunque un campionato del mondo Under 23, con dieci giri del circuito per 173 km complessivi, animato fin dalle prime battute, tanto che già nel corso del secondo giro si ha il primo momento chiave della giornata: al comando si forma un drappello di undici unità, costituito da Nerz (Germania), Porsev (Russia), Gautier (Francia), Van der Velde (Olanda), Duarte (Colombia), Bajt (Slovenia), De Gendt (Belgio), Monsalve (Venezuela), Valls Ferri (Spagna), Andriato (Brasile) e l'italiano Stefano Borchi, che cerca di dare impulso al tentativo. I fuggitivi raggiungono subito un vantaggio che sfiora i due minuti sul gruppo ma dietro c'è chi non resta a guardare: prima è un quartetto, composto dal francese Gallopin, dal tedesco Reimer, dal russo Kunshin e dall'olandese Kreder a cercare l'inseguimento (con un distacco che veleggia sul minuto), alle loro spalle invece si muove un sestetto ben assortito con dentro i nostri Oss e Caruso, il britannico Swift, il lettone Smukulis, il francese Kadri e il tedesco Degenkolb (1'40" circa il loro ritardo).
Dal gruppo invece cerca di evadere anche Stefano Pirazzi, che appare uno dei più pimpanti nei tratti di salita. Questa è la situazione che si protrae nel corso del terzo e del quarto giro e quando l'accordo tra i battistrada comincia a farsi difficile, ecco che aumentano sensibilmente le possibilità di rientro degli inseguitori, col gruppo sempre oscillante tra il minuto e quaranta e i due minuti. Detto fatto: prima Gallopin, Kreder, Kunshin e Reimer rientrano sui battistrada, poi dopo un bell'allungo di Caruso sui Ronchi anche il sestetto inseguitore comprendente Oss e Swift si fa sotto rendendo la situazione molto interessante.
Situazione che diventa ulteriormente più interessante subito dopo: come detto in precedenza anche Pirazzi era riuscito ad evadere dal gruppo principale ed in compagnia di Smukulis e dell'ucraino Opryshko (staccato in salita proprio dall'azione di Pirazzi e poi rientrato sui due) anche il laziale rientra sul gruppo di testa. Sono ora in 23 al comando del mondiale e la situazione diviene estremamente delicata ma ottimale per la truppa italiana: ci sono infatti ben quattro nostri rappresentanti, contro i tre della Germania ed i tre della Francia, ed ognuno cerca di spendere i propri uomini nella maniera possibile (Borchi continua ad essere attivo ed attende anche Pirazzi, tra i francesi Gallopin è colui che lavora maggiormente).
Il gruppo, che era transitato precedentemente con 1'58" al traguardo, continua a vivere nell'incertezza e questa fase può rivelarsi decisiva soprattutto per Portogallo ed Australia, colpevolmente rimaste fuori dal tentativo di fuga, tanto che quando cominciano a vedersi uomini della nazionale lusitana e di quella oceanica in testa al gruppo il vantaggio comincia a scendere, fino a ridursi ad 1'08" al sesto passaggio.
Ma è all'inizio del settimo giro che la gara vive un altro dei suoi momenti clou: all'attacco del Montello Stefano Pirazzi forza decisamente l'andatura per selezionare il gruppo (e chi aveva lavorato in precedenza, come Gallopin, perde decisamente contatto), e quando l'azione del laziale si esaurisce parte con grande decisione Daniel Oss, alla cui ruota riescono a portarsi, seppur con un po' di fatica, Duarte e la coppia tedesca Nerz-Degenkolb. I quattro guadagnano subito un buon margine, il giovane Nerz (vincitore del Giro di Toscana tra gli juniores lo scorso anno) dà il meglio di sé per favorire il compagno, ed i secondi nei confronti degli immediati inseguitori diventano 30" (oltre un minuto sul gruppo), laddove i soli Swift e Smukulis sembrano veramente decisi ad inseguire. Proprio questi due, poco prima del passaggio dei Ronchi, allungano ma è subito pronto a riportarsi su di loro Damiano Caruso, che resta passivo a ruota. Al passaggio pertanto il quartetto di testa transita con 38" sul trio Swift-Smukulis-Caruso mentre ormai termina l'avventura per gli altri fuggitivi, ripresi dal gruppo, che transita con 1'05".
Si entra quindi nell'ottava tornata e, mentre davanti il quartetto continua di buona lena sempre tirato principalmente da Nerz, Damiano Caruso decide di rompere gli indugi e scatta secco sul Montello, nel tentativo di recuperare la testa. Tentativo molto bello a vedersi ma che crea più di una perplessità sul fatto che la sua azione sia forse troppo dispendiosa e quindi sfiancante per il finale di gara. Incurante di ciò comunque Caruso continua a spingere come un ossesso e riesce a coronare il suo sforzo, portando l'Italia alla parità numerica con la Germania. Dietro intanto Smukulis perde contatto ma Swift continua ad inseguire e questa volta trova la compagnia del campione europeo in carica Gautier, col francese che sembra ancora avere molte energie nonostante sia già in fuga da un po'.
I pensieri cominciano ad agitarsi poco dopo lo scollinamento dei Ronchi, quando la coppia anglo-francese si porta a soli 20" di ritardo dal sestetto e conoscendo le doti da velocista di Swift qualche sicurezza in meno per il finale c'è. Dal gruppo intanto sono una quindicina ad uscire e tra questi si notano l'australiano Travis Meyer ed il vincitore del Tour de l'Avenir Bakelandts, per i quali però iniziano a materializzarsi tutti i crismi dell'occasione persa, se è vero che al passaggio il loro ritardo è di 1'30" circa. Ancora più indietro il gruppo, del quale fanno parte Malori e Ponzi, pronti eventualmente per il finale ma per i quali 2'20" di ritardo sembrano decisamente troppi.
Rientrati Swift e Gautier la penultima tornata vive quasi di relativa tranquillità tra i sette battistrada, che continuano nella propria azione alternandosi nei cambi in testa sia in salita che in pianura (attivi ancora Nerz, Gautier e Duarte). Tranquillità che persiste fino al penultimo passaggio sui Ronchi, quando Damiano Caruso piazza un nuovo allungo deciso, che però ha l'unico effetto di provocare il distacco di Nerz, ormai esausto per il gran lavoro svolto. Caruso ci riprova una seconda volta ma ancora una volta nessuno (in primis Gautier) si fa sorprendere.
Più movimentate le cose alle spalle con una sciabolata decisa di Silin che cerca di evadere dal gruppo principale con a ruota Simone Ponzi, nel tentativo di riportarsi sugli inseguitori. Ancor più deciso è l'irlandese Daniel Martin (professionista della Garmin), che tutto solo si getta all'inseguimento dopo lo scollinamento.
Quando suona la campana dell'ultimo giro la situazione che si presenta è la seguente: Oss, Caruso, Swift, Degenkolb, Duarte e Gautier transitano con 38" su Nerz, 1'01" su Martin e 1'43" sui più immediati inseguitori. Si entra quindi nella fase di studio tra i battistrada: nessun allungo, Oss e Caruso che si parlano per pianificare il finale ed il solo Martin a restare ancora a bagnomaria tra fuggitivi ed inseguitori, con Bakelandts che cerca ancora disperatamente il ricongiungimento sia in prima persona che con l'aiuto dei compagni.
Si giunge quindi all'ultimo attacco della salita dei Ronchi: chi si aspetta l'attacco deciso di qualcuno resta deluso, in quanto il controllo in testa permane e rallenta notevolmente l'andatura ma a questo punto accade l'imprevedibile: ripreso Daniel Martin, sui 6 di testa piombano il russo Silin, ancora deciso a fare il diavolo a quattro in salita, ma alla sua ruota c'è ancora un brillantissimo Simone Ponzi e quindi il portoghese Rui Costa, altro grande favorito. Situazione completamente mutata quindi e che sembra volgere per il meglio per l'Italia, se è vero che l'uomo di punta e designato per lo sprint (vale a dire Ponzi) è riuscito a rientrare e si mette immediatamente a ruota di Rui Costa per un marcamento serrato in vista dell'eventuale volata.
Intanto Caruso è bravissimo a chiudere subito su Silin mentre sull'allungo di Gautier è Duarte il più lesto a seguirlo, col tedesco Degenkolb a ricucire. Oramai mancano solo due chilometri al traguardo e Caruso ed Oss si mettono decisamente in testa a tirare, sia per preparare al meglio il finale di Ponzi, sia per scongiurare il rientro di altri uomini pericolosi, in primis il tedesco Klemme, ruota molto veloce ed in gran condizione. Chi invece riesce a rientrare con uno sforzo notevole è l'olandese Van Winden, già brillante protagonista sulle strade italiane e lombarde, che aggancia la coda del gruppo proprio in prossimità del triangolo rosso.
Sono quindi in dieci a giocarsi la maglia iridata ma ai 450 metri si consuma il momento decisivo: parte Silin, lo segue immediatamente Duarte, che lo supera e prende in testa l'ultima curva. Il russo intanto crea involontariamente il buco per i nostri, con Oss ormai stremato che cerca di chiudere disperatamente. Tutto invano perché Duarte non cede e va a tagliare il traguardo a braccia alzate mentre alle sue spalle Ponzi vive il suo dramma regolando allo sprint Degenkolb, Swift, Rui Costa, Gautier e Silin. Volata perfetta ma che vale "solo" l'argento e tanta frustrazione sfogata con ripetuti pugni sul manubrio.
Oss conclude 8° a 5", Van Winden 9° a 7", l'esausto Caruso 10° a 12", poi giunge il belga Hermans a 15", Guldhammer batte gli immediati inseguitori a 22" mentre il grosso del gruppo (con Borchi e Malori) viene regolato dal norvegese Kristoff a 33". Conclude la sua fatica anche il generoso Pirazzi, che termina con un ritardo di 2'30" mentre sonoramente bocciata l'Australia, che da questa prova in linea non raccoglie praticamente nulla.
Sul podio l'amarezza per Ponzi è tanta, un po' mitigata dalle interviste nel dopogara. Amarezza quindi per un argento che poteva essere molto di più ma in conclusione un'Italia che nella categoria Under 23 ha onorato al massimo l'impegno, conquistando l'iride con Malori nella cronometro e che, al di là del finale, ha disputato comunque un'ottima gara nella prova in linea. Sicuramente sarà molto più sereno Fina, che dopo le vivaci contestazioni della vigilia, alla fine, come traspare anche dall'intervista del dopo gara, ha veramente poco da rimproverarsi. Alcune indicazioni per le gare di domani (Donne) e domenica (Professionisti) sono già arrivate, tra poche ore comunque ne sapremo di più.