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Ma l'oro è di Malori - Crono iridata d'azzurro, Borchi 5° | Cicloweb

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Ma l'oro è di Malori - Crono iridata d'azzurro, Borchi 5°

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Quando il cielo è grigio e piove, classico quadro di una giornata autunnale, il morale non è sicuramente dei migliori. Quando però le nuvole si diradano ed assieme ai raggi di sole magari spunta anche un po' d'iride, ecco che le cose possono iniziare a cambiare. Iride come quello della maglia più ambita, quella di campione del mondo che quest'oggi a Varese diviene oggetto di desiderio per tutti, a cominciare dagli under 23, i primi a darsi battaglia lungo i 33,5 km della prima delle tre gare a cronometro. Che dire, dopo le soddisfazioni ci speravamo ma probabilmente un crescendo rossiniano di tali proporzioni era difficile attenderselo: Adriano Malori è campione del mondo! Sissignori avete capito bene: il ventenne di Traversetolo ha completato un'annata fantastica nelle prove contro il tempo iniziata con in successione: titolo regionale veneto, titolo italiano, titolo europeo ed ora titolo mondiale; e aggiungiamo idealmente anche la vittoria nella Chrono Champenois in Francia di una decina di giorni fa, tanto per ribadire che il mattino ha l'oro in bocca. Sono passati dodici anni dal successo di Gianluca Sironi e undici da quello di Fabio Malberti ma finalmente l'Italia ha ritrovato un atleta in grado di salire sul gradino più alto del podio, che con tenacia e determinazione non è stato capace di scomporsi neppure quando i microfoni RAI potevano infastidirlo e togliergli concentrazione a pochi minuti dal via. Altri dati significativi: Malori è il primo profeta in patria, ossia il primo corridore della nazione ospitante a trionfare ed anzi ha trovato una storica accoppiata Europeo-Mondiale proprio in Italia, visto che nel luglio scorso lo avevamo applaudito a scena aperta in quel di Stresa.
Dicevamo di un crescendo rossiniano di risultati per il parmense e di crescendo rossiniano si può parlare anche per descrivere la sua prova, visto che era necessaria una grandissima prestazione per avere ragione su due passisti formidabili che l'iride, a loro modo, l'avevano già assaporato negli anni precedenti: il tedesco Patrick Gretsch, campione del mondo a cronometro tra gli juniores proprio nell'ultima edizione italiana dei mondiali (a Bardolino nel 2004) e l'australiano Cameron Meyer, validissimo pistard capace di conquistare 3 maglie iridate nell'inseguimento (individuale e a squadre) e nell'americana da juniores nel 2006.
Proprio l'australiano fa registrare prevedibilmente il miglior tempo con il tempo di 42'40'' e mantiene per un po' il comando delle operazioni. Gretsch però non si fa attendere e conquista la leadership nei vari intertempi ma finisce forse col pagare una prima parte di percorso fatta a tutta, cosìcchè il suo vantaggio su Meyer si riduce a soli 15'' sulla linea del traguardo (42'25'' il tempo finale del tedesco). Contro il Malori di oggi però non c'è nulla da fare ed anche il rischio rappresentato dalla scelta di montare il rapportone alla fine ha pagato. La cadenza di pedalata del parmense è subito ottima ed il tempo di 10'26'' al primo rilevamento al km. 8,2 lo pone subito in testa alla classifica con 4'' di vantaggio su Gretsch.
Malori prosegue sotto i continui incitamenti del CT Rosario Fina e mostra una pedalata potente ed efficace anche avviandosi verso il tratto in salita di Motta Rossa, al cui culmine (al 15° km) è fissato il secondo rilevamento cronometrico. Qui si comincia a capire come per Adriano, che milita nella Filmop Bottoli Sorelle Ramonda, le possibilità di vittoria inizino a diventare concrete: 20'38'' il tempo allo scollinamento e vantaggio su Gretsch che sale a 18''; a questo punto inizia la fase cruciale e difficile per Malori, ossia il tratto in discesa, reso insidioso dalla pioggia caduta nelle ore precedenti, ma il parmense non si scompone e guidato ottimamente dall'ammiraglia disegna bene le traiettorie, senza prendere rischi eccessivi. Si giunge quindi in località Ganna (un nome, una garanzia per chi mastica ciclismo) al km 23 ed il vantaggio sale ancora: tempo di 30'33'' e 22'' di vantaggio su Gretsch. Oramai il trend è impossibile da invertire, sull'ultimo strappetto gli incitamenti dei tanti tifosi accorsi a bordo strada sono per Malori il miglior metodo per alleviare la fatica e verso il traguardo la sua marcia procede trionfale, tanto che arriva quasi a riprendere il portoghese Rui Costa, vincitore del Giro delle Regioni lo scorso anno ed altro atleta atteso (ma al di sotto delle aspettative: 8° alla fine a 1'26''). Nel tripudio del Cycling Stadium Malori conclude con uno strepitoso tempo di 41'35''98 alla media di 48,389 km/h che significa 49'' rifilati a Gretsch, 1'04'' a Cameron Meyer e 1'11'' allo svizzero Marcel Wyss, appena giù dal podio (4°) ma autore di un'ottima prestazione. Una vittoria da dedicare a familiari, tifosi ma senza dubbio anche a Marco Coledan, costretto a rinunciare al mondiale a causa del bruttissimo incidente occorsogli ieri in allenamento, quando nella caduta ha rischiato veramente grosso nel finire sotto un camion (per lui lesione del legamento crociato anteriore e del legamento collaterale mediale oltre alla frattura del piatto tibiale del ginocchio sinistro).
«Penso che sia il momento più bello che possa capitare - dichiara emozionato Malori a fine gara ai microfoni RAI - vincere un mondiale in Italia. All'intermedio in salita ho capito di poter ottenere un buon risultato. Sicuramente temevo la pioggia perché non sono un mostro in discesa ma oggi è stata una giornata perfetta». Anche l'apporto del pubblico poi ha avuto la sua importanza: «Sullo strappo - continua Malori - avevo la pelle d'oca da quanta gente c'era e ciò mi ha dato una carica incredibile. Sono convinto che questa giornata possa cambiare la mia vita».
Le belle notizie per l'Italia però non si fermano, poiché l'altro alfiere azzurro, il toscano Stefano Borchi, ha conquistato un onorevolissimo e probabilmente inaspettato 5° posto, con un ritardo di 1'24'' da Malori ma migliorando sensibilmente il risultato conseguito all'Europeo (allora fu 12°). Già dal primo intertempo la prova dell'atleta della Mastromarco appariva buona (8'' di ritardo da Meyer), sul tratto in salita era addirittura suo il miglior tempo parziale, salvo poi accusare una flessione nel tratto di discesa, dove il distacco dall'australiano era di 13'' (19 invece quelli persi), cosicchè poi fino al traguardo i tempi hanno finito per stabilizzarsi. Ottima prestazione, lo ribadiamo, comunque e sicuramente una giornata (ed un'intera annata) importantissima per il nostro Paese: forse è veramente arrivato il momento di investire e pubblicizzare ulteriormente manifestazioni come il Bracciale del Cronoman per incentivare alla pratica coloro che sono naturalmente predisposti per questo tipo di prove.
Per il resto la giornata fa annotare un brivido per l'olandese Keizer, che sbaglia l'ingresso nel rettilineo entrando nella corsia opposta, rischiano il frontale con un'ammiraglia, e propone promossi e bocciati: buone come detto le prove di Wyss e dello statunitense Stetina (6° a 1'24''), discreta ed in calo nel finale quella dello sloveno Koren (sul podio virtuale nei primi intertempi, 7° al traguardo a 1'24'') mentre molto al di sotto delle aspettative le prove del francese Gallopin (12° a 1'48''), dell'altro australiano Travis Meyer (19° a 1'58''), del lettone Smukulis (22° a 2'12''). Soprattutto però male la Russia, che agli Europei aveva occupato due terzi del podio e da sempre nazione-guida in queste prove: Artem Ovechkin, bronzo a Stresa, non va oltre la decima posizione a 1'37'' mentre molto peggio vanno le cose a Dmitry Sokolov, altro dei grandi favoriti: il due volte campione europeo di specialità tra gli juniores non ha disputato una prova esaltante ma la sua giornata è diventata ulteriormente nera con una scivolata all'uscita di una galleria (con conseguente cambio di bicicletta) che gli ha fatto perdere ancor più terreno. Alla fine 32.ma posizione per lui a 2'44'' per un mondiale tutto da dimenticare.
Con ancora negli occhi l'immagine di Malori sul podio con le note dell'Inno di Mameli a risuonare per la prima (e si spera non ultima) volta a Varese non ci resta che aspettare, un po' più fiduciosi, le prossime giornate.

Vivian Ghianni

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