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Baby Boom, Malori quinto - Cronodonne, vince la Kupfernagel

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Prima maglia e prime tre medaglie assegnate in mattinata nella rassegna iridata di Stoccarda. Maglia arcobaleno per il già campione del mondo del ciclocross, l'olandese Lars Boom, che spiana i 38 km della prova a cronometro riservata alla categoria degli uomini Under23 alla media di quasi 47 km/h. Velocità che, sebbene il percorso non sia strettamente identico a quello che sabato e domenica assegnerà le medaglie della prova in linea, inizia a far sorgere qualche dubbio sull'effettiva durezza, fino ad oggi tanto decantata, del circuito tedesco. Ma per questo c'è tempo, lo scopriremo tra qualche giorno. Oggi vogliamo innanzitutto scrivere e tessere le lodi di Adriano Malori, classe 1988 che, al primo anno in questa categoria, si è concesso il lusso di un più che lusinghiero piazzamento nella gara probabilmente più importante, fino ad ora, della sua carriera ciclistica. Quinto al traguardo a 1'12" dal vincitore Boom. Il corridore della Filmop Parolin, dopo un primo giro non proprio entusiasmante, è stato raggiunto dal più titolato - fin troppo ci viene da dire - Mikhail Ignatiev, e da lì in poi lo ha braccato come un vero segugio fa con la sua preda. In modo intelligente, senza dubbio: senza mai esagerare nello stare in scia al professionista (!) russo, senza mai suscitare il timore di un provvedimento da parte della giuria, che si è limitata ad invitarlo in un'occasione a tenere una traiettoria diversa rispetto a quella dell'uomo Tinkoff. Adriano non ha più perso di vista il forte atleta russo e, anzi, si è permesso anche di mettere la sua ruota davanti in qualche occasione. Certo va ricordata la fortuna toccata in dote al giovane parmigiano di partire appena un minuto prima di uno dei più autorevoli candidati alla vittoria finale, però una volta raggiunti non è mai facile attaccarsi all'avversario e tenerne il passo per tanti chilometri. Ci vogliono le gambe, ci vuole la testa. Potremo aprire un dibattito infinito su quale delle due componenti sia più decisiva in questo frangente, ma non ne usciremmo probabilmente mai, quindi evitiamo e plaudiamo soddisfatti questo giovane che può ora sfoderare un biglietto da visita davvero invidiabile. E non dimentichiamo che ha ancora tre anni tra gli Under23 davanti a sé. Bravo Adriano, quindi, e volendo cedere alla smania da bravi professorini di dare un voto a Malori ci sbilanciamo volentieri: 9!
Purtroppo opaca la prestazione dell'altro componente della spedizione azzurra per la gara odierna, Marco Coledan, trevigiano di provincia, stessa classe del compagno azzurro, ma tanta sfortuna in più questa mattina. Non che abbia mai rischiato di inserirsi in posizioni, però, oltre ad una condizione non ottimale ed a evidenti limiti da spostare in avanti con uno specifico lavoro nel corso degli anni, gli si è abbattuta sul capo (e in questi casi, sfortuna sua, il casco vale a poco) una brutta tegola: nei pressi dello striscione dell'arrivo, mentre ultimava il primo dei due giri del percorso – racconta – forse per aver forzato troppo, forse perché il destino così aveva preventivamente deciso, un cedimento del telaio lo costringe a concludere la gara con un attrezzo menomato in una delle sue componenti principali. Il movimento centrale lo ha lasciato lì, un po' impotente, un po', anzi, decisamente sfortunato, a perdere secondi su secondi con l'andare dei chilometri. Ha rinunciato a cambiare bici, dice che questo gli avrebbe fatto perdere ancora più tempo. Un peccato, non certo una tragedia. Una pacca anche per lui e l'invito a non abbattersi.
Torniamo ora ai piani nobili della classifica. Abbiamo soltanto accennato al nuovo campione del mondo. È olandese e si chiama Lars Boom, questo già lo abbiamo detto, abbiamo anche già detto che è campione mondiale di categoria nel ciclocross. Aggiungiamo che, anche chi non lo conoscesse, non farebbe fatica anche con una sola occhiata a disposizione, a credere che sia un passista formidabile. 1 metro e 90 centimetri abbondanti che certo non si addicono a un grimpeur. Farà strada, ne siamo sicuri. La Rabobank già se lo coccola all'interno della squadra Continental, vivaio degli arancio del Pro Tour, facendolo maturare gradualmente. Ha preso parte a gare internazionali di seconda fascia e si è più d'una volta tolto la soddisfazione di mettere in riga i suoi avversari, anche a crono. Oggi rifila poco più di 8" a Ignatiev, che dal secondo gradino del podio non può far altro che ammirarlo dal basso e "sfoggiare" un forzatissimo sorriso a beneficio dei fotografi, che bene esprime la delusione del già campione Under23 contro il tempo a Madrid 2005. Terza la giovane speranza francese, Jérôme Coppel, sul quale i transalpini puntano molto per risollevare le sorti di un movimento che, ultimamente, poche soddisfazioni sta regalando ad una Nazione dalla storia ciclistica decisamente antica e vincente. Cede a Boom circa 46" alla fine.
Bene anche il danese Christensen, quarto, che precede di soli 2" il nostro Malori e il norvegese Boasson Hagen, sesto, che ricorda sempre più il connazionale Hushovd per stile e potenza di pedalata.
Giornata decisamente storta per l'altro russo, Maxin Belkov, grande favorito, proprio insieme al compagno Ignatiev, della vigilia, per il quale un posto sul podio sembrava già prenotato, che invece non riesce mai a trovare il giusto ritmo e perde ben oltre due minuti sul traguardo, naufragando in posizioni assolutamente anonime.
Si è conclusa quindi con il triste arrivo di Belkov la prima gara della rassegna iridata 2007. Sabato, nel pomeriggio, la prova in linea, che si prospetta ricca di emozioni e soprattutto speranze per i colori azzurri.
Intanto Boom si gode l'iride sul petto, l'oro al collo e l'inno sul podio... Ah no, l'inno no!, qualcosa è andato storto, la musica si è fermata dopo pochi secondi. Fortuna che i tifosi olandesi, a quanto pare, sappiano cantare piuttosto bene, probabilmente aiutati anche dalla sobrietà dettata dall'orario mattutino... (Eugenio Vittone)


Evidentemente il ciclocross è una mano santa per la preparazione alle cronometro. Oppure è soltanto una consequenzialità dettata dalla similarità tra le due specialità: nel ciclocross si corre per un'ora, al massimo, e si dà tutto dall'inizio alla fine del percorso, abituando così le gambe a lavorare e spingere in acidosi, sempre sotto sforzo. E le cronometro, nel ciclismo femminile, non sono mai tanto lunghe da superare l'ora di corsa: difatti i 25,1 km del percorso iridato di Stoccarda sono stati percorsi in 34'43", alla media di 43,380 km/h.
A stoppare le lancette col miglior tempo, la tedesca Hanka Kupfernagel, tedesca di 33 anni alla 7a vittoria stagionale, certamente la più importante. Non ce la si aspettava, Hanka, o meglio, se l'aspettavano solamente i super-esperti di ciclismo femminile, persone che si contano sulle dita di (al massimo) due mani.
Se dici Germania, dici Judith Ardnt, soprattutto a cronometro, nonostante la Kupfernagel già si fosse vestita a fine giugno da campionessa nazionale contro il tempo. Ma Hanka corre in una squadra di terza fascia, una squadra che neanche corre le corse internazionali, per partecipare alle quali Hanka è stata "costretta", in questo 2007, a vestire la casacca della Nazionale teutonica in giro per l'Europa, tra San Marino e l'Aude, tra i Paesi Baschi (vincendo una tappa all'Emakumeen Bira) e la Repubblica Ceca (tappa, a cronometro, e vittoria finale del Tour de Féminin-Krasna Lipa), vincendo anche lo Sparkassen Giro in casa, davanti a Martina Corazza. Una forte, insomma, anche fortissima fino a qualche anno fa, soprattutto fino al 2000, ma di certo non una delle favorite principali.
Le favorite erano Karin Thürig, la campionessa uscente Kristin Armstrong, la seconda piazzata di un anno fa, la Thorburn, l'austriaca Chistiane Soeder, poi le altre, dalla Doppmann alla Zabirova, fino alla Kupfernagel, erano tutte (almeno) un gradino sotto; tutte, tranne la Arndt, che ha saltato la cronometro perché punta tutto sulla prova di sabato, quella in linea.
Dicevamo del ciclocross, ed andiamo a motivare: dopo una carriera da Juniores dove conquistò ben tre mondiali fra strada e pista, Hanka Kupfernagel passò alle Élite con le vestigia di fenomeno. Per anni seppe mantenere un ruolo leader nelle corse di un giorno, vincendo a ripetizione con autorevolezza. Anche nelle corse a tappe, pur pagando le grandi salite, si seppe difendere a lungo vincendo pure importanti traguardi come l'Emakumeen Bira (vinto nel 1997-’98-’99) e, soprattutto, il Tour de l'Aude nella sua stagione d'oro, il 2000. In quell'anno colse anche l'argento alle Olimpiadi di Sydney. Più volte numero uno del ranking UCI, dal 2001 ha iniziato a variare la sua attività, ed alla strada, sempre con risultati minori, ha aggiunto il ciclocross, dove è stata tre volte campionessa mondiale.
Alle spalle della tedesca che l'anno prossimo - ci scommettiamo - tornerà a correre per una delle squadre affiliate all'UCI, la campionessa uscente, la statunitense Armstrong, mai realmente competitiva quest'oggi, che alla fine ha pagato 23" alla nuova campionessa del mondo contro il tic-tac. Sul terzo gradino del podio l'austriaca Soeder, a 41" da Hanka, ma ben 54" meglio della propria compagna di squadra nella Raleigh Lifeforce Creation, la grande sconfitta di oggi: la svizzera Karin Thürig, addirittura 9a a 1'35" dalla medaglia d'oro.
Le altre? Tutte nella media, con l'eccezione (per un tratto) dell'olandese Van Dijk che al primo intermedio era 2a a 7" dalla tedesca, 2" meglio della Armstrong. Trend andato a scendere sin dal secondo intermedio, crediamo per un guaio meccanico o una caduta, perché l'olandese è finita a 49" dalla futura campionessa del mondo, in 12a posizione (alla fine sarà 17esima a 2'13").
Bella conferma di Amber Neben, forte non solo in salita (4a a 1'02"), 9" meglio della connazionale Thorburn (5a); 7a una sempre più incredibile Jeannie Longo-Ciprelli che, a 48 anni (ne compirà 49 ad ottobre), si piazza a 1'21", a 6 centesimi di secondo soltanto dalla 6a piazza della Doppmann. La Zabirova è solo 12a (1'50"), la Ljungskog 13a (1'55"), la Pucinskaite 22a (a 2'25"), la Boubnenkova 29a (a 3'03").
E le italiane? Male, malissimo. La "migliore" è Anna Zugno, 32esima a 3'16" dalla Kupfernagel; ancora peggio Silvia Valsecchi, 36esima a 3'24" dalla campionessa del mondo. Crono da dimenticare, dunque, anche se la Zugno è giovane ed ha tutto il tempo per migliorare.
Insomma, anche se non è più l'atleta che faceva tremare le altre alla partenza, Hanka Kupfernagel rappresenta sempre un'attrazione. Un'attrazione da medaglia d'oro.

Mario Casaldi
con la collaborazione di Morris


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