Ancora buio per Solari - «Esco in bici per amore, ma...»
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Ventinove anni da compiere ad ottobre e la vittoria del GP Pino Cerami, in Belgio, dell'anno scorso. In più, tanti altri piazzamenti nelle corse importanti del calendario internazionale, dal Giro del Lazio (14esimo nel 2003 al primo anno da pro'), al Matteotti (10° nel 2004 e 7° nel 2005), dalla Coppa Sabatini (9° nel 2005 e 7° nel 2006) alla Tre Valli varesine (10° sempre nel 2005), per passare dai piazzamenti onorevoli ai vari campionati italiani, al Giro di Lombardia, ed anche a San Sebastián ed Amburgo. E poi il 2007, col GP Cerami già citato, e il 10° posto alla Milano-Torino, l'8° al Memorial Pantani, il 6° posto a Gippingen (Svizzera), il 4° a Larciano, il 3° alla Profronde van Drenthe (Olanda). Risultato? A piedi.
Luca, sai di essere - tuo malgrado - l'esponente italiano di maggior spicco della categoria "disoccupati"?
«Addirittura?».
Bè, non pensiamo sia usuale che un corridore in grado di vincere il GP Cerami meno di un anno fa e di far bene in molte classiche sia senza contratto.
«Lo penso anch'io. La verità è che sono stato "vittima" di una vicenda poco simpatica. Come ben sapete, la mia ex squadra, la LPR, si è sciolta il 7 novembre scorso, ed in quel momento io sono diventato un ciclista disoccupato. Tutto è avvenuto più o meno a ciel sereno, visto che la squadra doveva fondersi con una compagine belga, ma poi non se n'è fatto più niente. Con Boifava avevo un accordo verbale, quindi non ho niente a cui aggrapparmi, ma in fondo non ce l'ho neanche con il mio ex team manager che, come me, da questa vicenda ci ha solo rimesso».
E dal 7 novembre niente si è mosso?
«La ragione è che io ero convinto di correre ancora per il gruppo di Boifava, e prima non mi era neanche passato per la mente di propormi a qualche altra squadra, magari per qualche migliaio di euro in più. E poi mettiamoci anche che il 7 novembre tante squadre sono già formate, altre hanno già dall'inizio del mercato limiti evidenti di budget, e non sapete quante volte m'è stata rivolta la frase: "Ci interessi, ma siamo al completo"».
Scusa se insistiamo. Veramente non c'è posto per Luca Solari nel professionismo?
«Non lo so. Io penso di sì, ma la realtà è che non ho nessun contratto firmato, né da firmare. Ho delle parole spese con alcuni team manager che mi hanno garantito di essere in cima alle loro priorità, se il budget dovesse migliorare».
Ti è stato mai chiesto di correre gratis?
«Qualcuno ha provato ad intavolare discorsi su basi simili, ma io non posso accettare; prima di tutto perché non me lo posso permettere, non sono in grado di mantenermi per un anno o più con trasferimenti, viaggi, e simili. Quello che posso fare, tutto quello che posso fare, è continuare ad allenarmi, come sto facendo, con entusiasmo, voglia e forza di volontà».
Immaginiamo che la situazione psicologica nell'affrontare degli allenamenti senza sapere quale sarà il proprio futuro non sia proprio la migliore.
«Per fortuna andare in bici è una cosa che mi piace, non è mai stato un peso. Certo, avere un contratto firmato significherebbe avere la testa più sgombra da preoccupazioni e pensieri, e quindi forse anche un migliore allenamento. Però io non posso sperare in una chiamata, anche all'ultimo momento, e poi chiedere altri 2-3 mesi per riprendere la condizione: devo farmi trovare pronto, in forma».
Hai valutato anche altre alternative?
«Mi sono guardato intorno, inutile negarlo, perché nella peggiore delle ipotesi, sarò costretto a cercare un lavoro. Sono giovane e le cose da fare non mancano, ed anche se è difficile pensare ad un'alternativa all'essere corridore, sto pian piano facendoci sempre più l'abitudine».
Pensi che la situazione attuale del ciclismo professionistico italiano, con sole 4 squadre affiliate tra Pro Tour e Professional, e niente Continental, abbia influito sulla situazione di voi attuali disoccupati?
«Certamente se le squadre sono sempre meno, sempre meno sono i posti per chi ci correrà, visti anche i passaggi dal dilettantismo e qualche altro acquisto che a me, francamente, non piace».
A chi ti riferisci?
«Senza fare nomi, ma se il ciclismo dice di voler cambiare non si lasciano a casa i corridori seri e si prendono quelli con storie di doping alle spalle».
Non pensi sia anche un discorso di pubblicità? In fondo se una squadra prende Solari, nessuno ne parla. Se invece quella stessa squadra prende un coinvolto in storie di doping, i media ne parlano eccome.
«Della serie: "Nel bene e nel male, purché se ne parli"?».
Può darsi.
«Forse è così, ma di certo tutto questo meccanismo non giova né al ciclismo, né ai ciclisti».
Sei seguito da un procuratore?
«Sono legato a Giuseppe Rivolta da un'amicizia. Ma il nostro non è un rapporto lavorativo, è più un rapporto di collaborazione e sostegno».
Come vedi il tuo futuro?
«Innanzitutto spero che lo spiraglio che m'hanno lasciato aperto possa spalancarsi. Però rimango dubbioso, soprattutto perché sono sempre stato un corridore che ha mantenuto un certo tipo di rapporto sia con i propri team manager, sia con i propri sponsor. Tempo fa mi ha telefonato Mario Androni, che mi ha avuto qualche anno addietro, e mi ha chiesto notizie su di me. Abbiamo parlato, ma non sono il tipo che va a chiedere ad uno sponsor una buona parola verso il team manager, o viceversa. Ho una mia etica, ed anche se forse qualcuno è avvezzo a certe pratiche, la cosa non fa per me».
Facciamo un gioco: sei un team manager e stai cercando un corridore con le tue caratteristiche. Perché prenderesti Luca Solari?
«Perché ha ancora dei margini di miglioramento, visto che alcuni problemi fisici, tra cui degli infortuni e la mononucleosi, non gli hanno ancora permesso di potersi esprimere al 100%. È maturo, ma non vecchio, e potrebbe rappresentare una sorta di scommessa da vincere. E poi, ultimo ma non ultimo, perché è serio».
Speriamo possa smuoversi qualche coscienza...
«...a patto che ne esistano. Nel caso, sarete i primi a saperlo».
Puntate precedenti:
3/2/2008 - Daniele Colli, disoccupato