Una Murcia grandi firme - Gli squilli di Valverde e Napolitano
Strapotere
Che questa Vuelta a Murcia si sarebbe decisa nella quarta tappa a cronometro lo si sapeva già da prima; altrettanto certo era che Valverde, davanti ai tifosi della propria regione, fosse da considerarsi il favorito sia per la crono che per la vittoria finale. Quello che difficilmente si poteva immaginare era uno strapotere così evidente nei 23,3 chilometri contro il tempo, da Alhama di Murcia a Aledo: oltre mezzo minuto rifilato a Gómez Marchante, uscito di classifica tra i ventagli della prima tappa, e ad un pimpante Ángel Vicioso, che per qualche minuto ha pure accarezzato l'idea di una possibile affermazione finale.
Deludono invece un po' Voigt (9º a 1'10"), apparso in buona condizione in California ma forse più adatto a distanze maggiori, Kashechkin (27º a 1'59"), Cunego (13º a 1'23") e Menchov (12º a 1'23"); si tratta di corridori con obiettivi parecchio più in là nella stagione, ma pur sempre di specialisti (o aspiranti tali, nel caso di Cunego) nelle corse contro il tempo e da loro ci si poteva attendere di più. Tra gli altri italiani bene Garzelli (11º a 1'17") e molto bene Scarponi (8º a 1'09"), che dimostra di volersi scrollare di dosso il fango targato Operación Puerto e recuperare il tempo perduto a causa dell'inattività forzata.
Il percorso
Visioniamo il bel tracciato della crono in ammiraglia con José Luis Jaimerena, al seguito del maiorchino Horrach, secondo corridore Caisse d'Epargne a prendere il via; l'altimetria preannuncia un percorso misto e di difficile lettura, con un'impegnativa ascesa nel finale: è in effetti così, con la difficoltà della prova che va aumentando man mano che ci si avvicina al traguardo.
I primi quindici chilometri sono interamente in piano: a spezzare la monotonia solo qualche curva e soprattutto una serie di fastidiosi dossi, che Jaimerena precauzionalmente segnala al proprio atleta. C'è tempo per fare quattro chiacchiere con il DS del team delle Baleari, per esempio sulle ambizioni di Luis León Sanchez per la Parigi-Nizza: «Ha grosse motivazioni e un'ottima forma. I "nostri" murciani (Sánchez è nativo di Mula, nella zona) stanno facendo grandi cose e León già in passato ha dimostrato una certa consistenza nella corsa francese: staremo a vedere...».
Intanto termina il tratto più semplice e, in corrispondenza con l'intermedio posto ai meno sette dall'arrivo, la strada inizia a farsi leggermente più tortuosa e ad offrire qualche saliscendi. Neppure il tempo per Jaimerena di scherzare con Horrach e dirgli: «Bene! Dai che fino ad ora Iñigo (Cuesta) non ti ha preso!» che lo spagnolo della CSC, partito un minuto più tardi, lo raggiunge e supera con un colpo di pedale invidiabile per un trentasettenne.
I tre chilometri di salita verso Aledo sono piuttosto impegnativi, specie per una corsa posta ad inizio stagione: mentre Horrach fatica e Cuesta scompare all'orizzonte verso un pregevole quinto posto, parliamo delle prospettive Caisse d'Epargne per la Milano-Sanremo: non sarà che Valverde, con la forma evidenziata alla Vuelta Valenciana, voglia provare a fare il colpaccio? «In realtà Alejandro non parteciperà alla Sanremo: per quest'anno abbiamo deciso così. Puntiamo chiaramente su Reynes e su Rojas. Quest'ultimo ha una condizione invidiabile, ma non si deve dimenticare che ha neppure ventidue anni e sia la distanza che la gestione di una gara complicata come la Sanremo potrebbero essere un problema non da poco. Non dico che non possa far bene, ma di sicuro non sarà semplice».
A un chilometro dalla fine si scollina, per la gioia di Horrach, cui restano solo un paio di curve in leggera discesa, prima di chiudere la prova con un discreto tempo di 35'39".
Sul traguardo
Quando giungiamo all'arrivo, è già passato Gómez Marchante, che, partito per tredicesimo, ha fermato il cronometro su un notevole 33'28"; quasi un minuto meglio del compagno di squadra Simoni, che nonostante la discreta prestazione, non sembra particolarmente soddisfatto e s'incammina verso il pullman tra l'annoiato e il contrariato, senza aspettare di vedere Cunego e Menchov fare solo 6" meglio di lui. Decisamente più convincenti Scarponi (34'06") e Koldo Gil (34'04"), ma soprattutto Manuel Lloret, del Team Fuerteventura, il secondo dopo Gómez a scendere sotto il muro dei 34'.
Quando anche Voigt (34'07") ha "steccato" e il tempo del madrileno della Saunier-Duval appare ormai imbattibile, è Vicioso ad avvicinarvisi parecchio con un'eccellente 33'32", che lo porta ad indossare la virtuale maglia gialla. Maglia di leader quanto mai virtuale, visto che già radiocorsa informa che Valverde è transitato all'intermedio con il secondo miglior tempo, ottenuto quindi nella meno congeniale parte pianeggiante. E infatti, accolto dal tripudio dei tifosi murciani, Alejandro taglia il traguardo in 32'57", tempo che gli permette non solo di sfilare la leadership allo spagnolo della Relax, ma anche di conquistare nettamente la vittoria di tappa.
Impressioni
Non può che essere un raggiante Valverde quello che, sceso dal palco, si offre a microfoni e taccuini: «Sapevo che il percorso poteva essere adatto alle mie caratteristiche, ma bisognava vedere come rispondeva la gamba e non posso che esserne soddisfatto. Peraltro si tratta della mia prima vittoria a cronometro, arrivata qui tra la mia gente: non potevo veramente chiedere di più da questa Vuelta a Murcia».
Evidentemente soddisfatto anche Jaimerena: «Il percorso era complicato, andava interpretao nel migliore dei modi e Alejandro lo ha fatto, senza dubbio; poi, è chiaro che non si potesse dare nulla per scontato, ma la sua buona condizione si era già vista alla Valenciana. I suoi obiettivi sono abbastanza distanti, ma Alejandro ha questa qualità di mantenere un elevato livello di forma in modo più o meno stabile per tutta la stagione: peraltro è un ragazzo che nel periodo invernale non si lascia andare come altri, il che logicamente aiuta».
«Per i miei standard sono andato bene»: se la ride Matteo Carrara, piazzatosi 55º, ad oltre tre minuti di distacco da Valverde. Chiaramente una cronometro non è il suo piatto ciclisticamente preferito, tanto meno se condita da una salita impegnativa; tuttavia, ci spiega che «ha pesato l'influenza patita di recente. Dopo un Giro del Mediterraneo dal quale ero uscito con ottime sensazioni, questo malanno mi ha costretto a rimanere una settimana intera senza bici e a questo punto della stagione è qualcosa che si fa particolarmente sentire. Comunque le "mie" corse sono parecchio in là: punto soprattutto ad Amstel, Freccia e Liegi e, più avanti, quasi sicuramente prenderò parte al Tour, cercando la vittoria di tappa».
Neppure Savoldelli bada molto al riscontro cronometrico, quanto piuttosto alle sensazioni, che assicura essere «abbastanza buone, in linea con le previsioni. È la prima cronometro dell'anno, nella prima corsa a tappe cui ho preso parte: non puntavo di certo al risultato, tant'è vero che neppure avevo visionato il percorso». Visto che l'obiettivo principe del "Falco" non può che essere il Giro, gli chiediamo se si ponga dei traguardi intermedi da qui al 12 maggio: «No, in realtà no: ormai sono "specializzato" nel Giro e preferisco orientare tutta la preparazione a far bene quello, senza disperdere energie e considerando che poi parteciperò al Tour in appoggio a Vinokourov».
La prima di Napo
«Mancavo solo io ormai!». Sì, perchè quasi tutti gli altri sprinter si erano già tolti qualche soddisfazione in questo avvio di stagione, mentre il siciliano della Lampre rimaneva al palo, con zero vittorie; così, non poteva che essere Napolitano quello con più fame, il più motivato a mettere la propria ruota davanti a tutti. Lo ha fatto con una volata prepotente, prima evitando una caduta agli 800 metri dall'arrivo, poi resistendo alla rimonta dell'australiano della Rabobank Graeme Brown.
La quinta e ultima tappa di questa Vuelta a Murcia, da Ceutí a Murcia, per totali 151 chilometri, ha seguito un copione che si poteva facilmente ipotizzare: fuga a tre con Pasamontes (Unibet.com), Jorge Pérez (Relax-Gam) e Igor Anton (Euskaltel), cui il gruppo non concede molto spazio (vantaggio massimo 2'40"), senza che tuttavia si prosegua su ritmi particolarmente sostenuti.
I tre al comando vengono lasciati al vento poco più di un centinaio di chilometri finché ai meno cinque dal traguardo non si scatena la lotta tra i treni dei velocisti; nessuna delle squadre riesce a prevalere in maniera decisa e la volata finisce per essere un po' caotica, complice la caduta di Hunt, che taglia fuori dai giochi l'argentino Haedo.
Lo sprint si risolve in una lotta a due tra Brown e Napolitano, che riesce non senza fatica a rintuzzare la rimonta dell'australiano: c'è bisogno del fotofinish per convalidare la vittoria dell'italiano della Lampre, che difatti attende la comunicazione ufficiale per gioire e ringraziare i compagni. Mentre aspetta di salire sul palco (dove verrà premiato anche con la maglia verde della classifica a punti, "scippata" proprio a Brown), Napolitano ci spiega un po' la dinamica della volata: «È stato uno sprint complicato: la caduta nell'ultimo chilometro ha portato un po' di confusione; peraltro mi avevano parlato di un arrivo in falsopiano in leggera salita, mentre in realtà la strada tendeva lievemente a scendere, rischiando di facilitare chi cercava di rimontare. Fortunatamente sono riuscito a tenere fino all'arrivo e conquistare questa prima vittoria stagionale, che si era fatta sospirare».
Passa anche Rojas, piazzatosi terzo, a conferma di un ottimo momento, dopo la vittoria nella prima frazione e dopo una Vuelta a Andalucía corsa da protagonista; ne approfittiamo per chiedergli conferma delle ambizioni in ottica Sanremo e il ragazzo dimostra di saper tenere i piedi ben piantati a terra: «Vado alla Sanremo soprattutto per fare esperienza: data la mia età credo di aver tempo nei prossimi anni per lottare con i migliori; per adesso cercherò di sfruttare al meglio la mia buona condizione per stare davanti e raccogliere informazioni utili per gli anni a venire».
La buona prestazione Acqua&Sapone analizzata con Cenghialta
Due uomini – Scarponi quinto e Garzelli settimo – nei primi sette, addirittura quattro nei primi quindici, con Andriotto tredicesimo e Palumbo quindicesimo. Un'ottima prestazione a cronometro da parte degli uomini di punta e Palumbo stesso che si è dimostrato efficace nelle volate, finendo terzo, quinto e nono nei tre sprint disputatisi nel corso della competizione murciana.
C'è decisamente di che sorridere in casa Acqua e Sapone e Bruno Cenghialta non nasconde la sua soddisfazione per la prestazione complessiva, «anche se, senza la cancellazione della seconda tappa, avremmo puntato a qualcosa di ancora meglio». Con uno Scarponi e un Garzelli così, non si può che pensare al Giro: ma c'è un po' di soddisfazione a pensare "noi andiamo al Giro e la Unibet no"? «Beh, dopo due anni di assenza dalla corsa rosa, la soddisfazione di esserci è indubbiamente notevole. Il caso Unibet è particolare, figlio di un sistema Pro Tour che nacque male, premiando le capacità economiche prima della meritocrazia, e che ha continuato a dar vita a situazioni in cui l'elemento più propriamente sportivo passa in secondo piano. Dopo un'annata positiva come quella passata e due ingaggi importanti come Garzelli e Scarponi, quest'anno non si può che puntare in alto, cercando di far bene non solo al Giro d'Italia, ma corsa per corsa, già a partire da mercoledì con la Tirreno-Adriatico".