Caso Rujano all'ultimo atto?
Pareva essere rientrata la querelle tra Rujano ed il team Selle Italia-Serramenti Diquigiovanni, pareva tutto tranquillo dopo che il corridore venezuelano si era presentato, anche in discreta forma, tra il Giro del Trentino e il Giro dell'Appennino.
E invece la 13a tappa del Giro d'Italia 2006, quella che da Alessandria portava a La Thuile, ha riaperto la ferita, l'ha di nuovo sconquassata, e lacerata definitivamente.
Rujano, dopo aver provato ad intaccare la tranquillità di Basso con uno scatto sulle prime rampe del San Carlo, e dopo essere stato ripreso non solo dalla maglia rosa, ma anche da Piepoli, da Gutiérrez Cataluña, da Simoni, da Scarponi, e da altri, ha deciso di continuare a salire del proprio passo, un passo lento, visto che il freddo l'aveva nel frattempo intirizzito ed i muscoli non rispondevano con la dovuta prontezza agli impulsi del cervello e della pedalata.
Scollina, ma è semiassiderato. Si ferma, ci teneva a vincere la tappa ed aveva fatto lavorare la squadra per poter affrontare l'asperità di giornata con il ritmo che desiderava, ed anche con un compagno - Serpa - già mandato in avanscoperta dal mattino che poteva fungere da importante testa di ponte.
E invece si ritira. Sale sulla seconda ammiraglia, tutto tremolante ed intirizzito, con una mantellina presa in prestito da un fotografo.
Gianni Savio e Wladimir Belli, team manager e nuovo capitano del team Selle Italia-Serramenti Diquigiovanni utilizzano parole durissime nell'immediato dopotappa valdostano.
Ieri, alla fine della fatica che ha portato il gruppo da Aosta a Domodossola, Savio e Belli sono stati ospiti al Processo alla Tappa, ed entrambi - seppur rientrando nei canoni della moderazione - hanno utilizzato termini che fanno riferimento, inevitabilmente, a chi cura l'immagine e le questioni contrattuali dello scalatore venezuelano.
Acquadro
Giuseppe Acquadro, agente di José Rujano, ha deciso dunque di adire le vie legali: «Ho deciso di denunciare i signori Gianni Savio e Wladimir Belli e di chiedere loro un risarcimento danni dopo aver ascoltato le loro dichiarazioni rilasciate su importanti trasmissioni televisive nazionali. Il sig. Savio, dopo aver dichiarato, ieri, di non voler proseguire nel parlare di Rujano e di augurarsi il meglio per il corridore, ha poi appoggiato le dichiarazioni del sig. Belli che ha affermato, senza conoscermi, che Rujano è un corridore gestito male».
Per chi non avesse seguito la vicenda, Savio, Acquadro e Rujano si erano già trovati al centro di un triangolo parecchio intricato che aveva portato il corridore venezuelano a non rispondere alla convocazione del team italo-colombiano. Poi, dopo lunghe trattative, il compromesso, con Rujano che corre da Trentino a Giro d'Italia e team Selle Italia che lo lascerà libero a giugno, destinazione Quick Step-Innergetic.
«Lo stesso Wladimir Belli - prosegue Acquadro - si era affrettato nel dichiarare, già nei mesi passati, su un'importante rivista nazionale che Rujano era malconsigliato e malgestito».
Acquadro è un fiume in piena, e rincara la dose: «La prima cosa che mi ha detto Rujano, da quando ho preso la sua procura ad inizio 2005, è stata di voler andare via dal team di Savio. Avvertiva un ambiente ricattatorio, gli veniva presentata l'impossibilità di partecipare a dei circuiti esterni, e soprattutto non è mai stato riconosciuto, né economicamente né moralmente, il valore aggiunto che Rujano è riuscito ad essere per il team Selle Italia, per vittorie conseguite e per spazi pubblicitari».
«Trovo gravissime anche le parole di Savio ieri - precisa l'agente - quando per l'ennesima volta ha ripetuto in maniera assolutamente volgare di aver scovato Rujano in un pueblo sperduto ed in mezzo ad un luogo di diavoli. Credo che questo la dica lunga sulla personalità del sig. Savio, così come l'assenza di monitoraggio sui propri corridori abbia portato il sig. Alberto Loddo, appena dopo il ritiro di Rujano, ad apostrofarmi con epiteti poco edificanti ("testa di cazzo") perché Rujano aveva fatto lavorare la squadra prima del San Carlo e poi si era ritirato. Ma lo sfogo di Loddo - prosegue il biellese - posso anche capirlo, visto che era scaturito da una fatica di 200 km e non sempre si ha la lucidità di pensare bene prima di parlare, mentre i signori Savio, Belli, ed anche lo stesso Vicennati, che si è altresì permesso di considerare Rujano un corridore diverso rispetto alla sua visita venezuelana, per atteggiamenti e per carattere. Lo stesso Bicisport, giornale in cui lavora Vicennati, è responsabile di un altro clamoroso attacco frontale nei miei confronti nell'ambito della decisione di Samoilau e Kunitski, ex corridori della Palazzago, di abbandonare il ritiro del team di Olivano Locatelli. Anche lì, si è detto che i corridori avessero rubato le biciclette della squadra ed altre fesserie, che io posso testimoniare, grazie a due persone presenti, essere totalmente false».
Non si parla di cose di poco conto, si parla di calunnie, bugie, propaganda addirittura, perché Acquadro spiega come «il sig. Gianni Savio caldeggia ancora adesso i propri corridori a farsi curare la procura da un certo Valquiria, procuratore spagnolo che sembra vantare dei crediti nei confronti del manager della Selle Italia. Insomma, del mobbing sportivo non di basso livello, visto che i corridori che non sottostanno a questi patti spesso sono invitati a non presentarsi al prossimo raduno, o ritiro, del team».
«Il sig. Savio - prosegue Acquadro sempre nell'ambito manageriale - ha deciso poi di parlare di Rujano con un procuratore venezuelano, un millantatore che Rujano neanche conosce. Questo tale è andato per molti mesi parlando di Rujano come fosse un suo corridore, ma non è vero perché la procura dello scalatore venezuelano è esclusivamente mia».
L'epilogo è amaro, e fa pensare: «Denuncerò il sig. Savio ed il sig. Bellini perché spesso mi hanno screditato, ed ho ottime ragioni per pensare che lo facciano tuttora, agli occhi degli atleti, sconsigliandoli di affidarmi la loro procura. Denuncerò altresì il sig. Savio ed il sig. Belli per i danni di immagine arrecati al mio lavoro, e denuncerò il sig. Vicennati e la rivista Bicisport per le bugie raccontate nell'ambito della decisione dei due ragazzi bielorussi di non correre più per la Palazzago. Potrei stare zitto, è vero, ma la situazione è diventata inaccettabile».
Questione poco chiara, senza dubbio, che speriamo di chiarire il prima possibile.
Savio
Indifferenza. Altra descrizione, delle parole di Savio, è difficile trovarla.
«Di Rujano - dice il team manager piemontese - dico sul serio, non m'interessa più parlare, né discutere. Non ho più nulla da aggiungere alla questione, ormai appartiene al passato».
Acquadro, il procuratore dello scalatore venezuelano, ha dichiarato che vuole adire le vie legali, ma Savio non si scompone: «Scrivete pure che il sig. Acquadro io non lo conosco neanche, e per questo non lo considero minimamente. Il problema è che Acquadro ne fa una questione personale con il sottoscritto, mentre io non ho assolutamente tempo da perdere in vicende simili».
Poi arriva l'ora del foglio firma, arrivano i corridori e su tutti spiccano Belli, Loddo e Serpa. Savio si lancia in pose fotografiche, offrendo il team al completo alla platea, ed anche in alcune dichiarazioni di battaglia.
Battaglia in corsa, però, che per Savio vuol dire "fuga".
Mario Casaldi