Rebellissimo vince pure la Freccia - Lo spunto vincente sul Muro di Huy
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 Non c'è niente da fare: non c'è doping che tenga di fronte ad un cervello. Questo misterioso  strumento che ci portiamo appresso nella nostra testa è la chiave di tutto. Prendete Davide  Rebellin: fino a una settimana fa perdente in carica del ciclismo italiano, adesso realtà  spettacolare del nostro movimento.
 E' bastato che si sbloccasse (e riscattasse) all'Amstel, per prendere nuovamente coscienza  delle proprie possibilità. Si era immalinconito, per i tanti anni vissuti in un cono d'ombra.  Da neoprofessionista pareva destinato ad essere un grande interprete delle corse a tappe. Ma  i 6 giorni in maglia rosa nel 1996 esaurirono di fatto il suo rapporto coi grandi giri. Si  riciclò nelle classiche, e lo fece benino, se è vero che vinse San Sebastian e Zurigo  nell'agosto del '97. Ma le altre classiche, quelle fondamentali, continuarono a sfuggirgli.
 Le Ardenne, in particolare, le sentive come sue, eppure erano Bartoli e Bettini gli italiani  che la facevano da padroni nel Belgio Vallone, alla Liegi come alla Freccia. Lui, sempre un  passo indietro. Un anno dopo l'altro, sempre così, e alla fine è quasi inevitabile cedere allo  sconforto interiore, perdere fiducia nei propri mezzi, accontentarsi di traguardi secondari.
 Non sappiamo, di preciso, cosa sia cambiato domenica in Rebellin. Continuiamo a credere che lo  sviluppo dell'Amstel lo abbia portato a correre in maniera atipica, rispetto a come ci aveva  abituati: all'attacco. E questo nuovo (per lui) modo di affrontare la gara, oltre alla vittoria,  gli ha anche ridato la certezza di non essere inferiore agli altri: anche lui può.
 Più della forma fisica, comunque eccellente (altrimenti non avrebbe potuto muoversi con tanta  autorità), vale quindi questa nuova dimensione mentale di Rebellin. Lo ha dimostrato alla Freccia,  controllando da veterano (quale del resto è) la situazione e prendendo la ruota giusta, quella  di Di Luca, per poi saltarlo inesorabilmente a un passo dal traguardo. Dopo il Cauberg, il Muro  d'Huy. Uno dopo l'altro cadono questi traguardi durissimi e simbolici. E domenica c'è la Redoute,  a Liegi: la settimana d'oro di Rebellin potrebbe avere ancora giorni entusiasmanti nel suo  calendario.
Marco Grassi




