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La lunga caccia di Diana: 3a parte

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2000: Primavera Rosa

Vinta la Coppa del Mondo, vinto il Mondiale, vinto il Tour de France (o Grande Boucle che dir si voglia), restano ben pochi gli obiettivi da centrare ancora per rendere inimitabile una carrierà già eccezionale dopo solo cinque anni da Élite. Ma il nuovo stimolo si trova immediatamente, siamo nel 2000 e le Olimpiadi di Sidney sono l'appuntamento centrale della stagione. Un buon 80% delle atlete in attività farebbe carte false pur di essere lì, ma per la Diana conosciuta ultimamente l'obiettivo non può che essere uno, una medaglia.
Le gare che contano cominciano con la Coppa del Mondo, ma Diana e la sua Acca Due O-Lorena Camicie non prendono parte - come del resto la gran parte dei team europei alla prima prova australiana che andrà alla vincitrice uscente della challenge, l'atleta di casa Anna Wilson. In Europa si comincia con la Primavera Rosa, riedizione al femminile della celeberrima Milano-Sanremo.
La condizione ottimale è ancora lontana e sui Capi Diana fa fatica a tenere le ruote delle più forti in salita che fanno di tutto per evitare lo sprint di gruppo. Sulla Cipressa la Gas Sport di Sundstedt e Cappellotto e l'Alfa Lum di Veronesi, Somarriba e l'ormai ex compagna Pucinskaite fanno gioco duro e Diana perde le ruote delle migliori. Tutto è perduto? No, si rientra con relativa calma nel tratto prima del Poggio con l'aiuto delle compagne Zabirova, Stiajkina e Clignet che la aiutano a rintuzzare gli attacchi di una scatenata Pia Sundstedt anche sull'ultima asperità. Dopo aver rintuzzato all'ultimo chilometro un tentativo di Alessandra Cappellotto, allo sprint l'avversaria da battere è certamente la tedesca Teutenberg, che viene prontamente regolata in via Roma.
«Adesso spero che la squadra non mi obblighi a cambiare i programmi - si affretta a dichiarare dopo la premiazione - perché il mio vero obiettivo è Sydney. All'inizio dell'anno, non si era parlato della Coppa del Mondo, da oggi i progetti potrebbero cambiare e se me lo chiedessero, dovrei rivedere gli obiettivi. Sia chiaro, ho dei bellissimi ricordi della prima Coppa del Mondo, quella che ho vinto nel '98 ma non avevo messo in preventivo di trovarmi in testa qui a Sanremo, è giunta davvero inaspettata».

La Coppa si avvicina
Ma già che siamo in ballo perché non ballare? E così si va in Belgio, per un altra classica maschile prestata alle ragazze, la Freccia Vallone: la parola d'ordine, su quei muri micidiali, è difendersi. Si torna a casa con un buon quarto posto nella gara vinta da una diciottenne canadesina che viene incensata come futura cannibale del pedale rosa: il suo nome è Genèvieve Jeanson, ma in effetti non farà molta strada...
Raramente nel ciclismo moderno si è assistito ad un'atleta che dominasse in lungo e in largo una corsa a tappe vincendo tutte le frazioni, ma questa Ziliute è capace anche di questo.
Nella Vuelta Ciclista a Navarra, non certo un Giro d'Italia, ma neanche una corsetta di paese, e per di più disputata in casa della rivale Somarriba, Diana fa sue le quattro tappe a disposizione e alle avversarie rimangono solo le briciole. Un'ottima iniezione di fiducia per gli appuntamenti che contano.
Due podi, invece, caratterizzano la trasferta nordamericana tra Montréal e Philadelphia, vinte rispettivamente da Sundstedt (con l'appoggio di una straordinaria Fabiana Luperini) e l'imbattibile - su queste strade - Rossner e la leadership di Coppa viene rinforzata in maniera importante. Ora sono 61 i punti che distanziano la più immediata inseguitrice, Pia Sundstedt.

Seconda Coppa del Mondo
Dopo un paio di vittorie e il secondo posto in classifica nel Women's Challenge, parte un Giro d'Italia abbastanza morbido che sulla carta potrebbe vedere Diana tra le possibili protagoniste, ma che dovrà abbandonare alla sesta tappa per un'indisposizione, non prima di aver posto la sua firma su una frazione, la terza, a Valdobbiadene.
Si salta il Tour, vinto l'anno prima, per preparare al meglio l'appuntamento olimpico e difendere con successo il vantaggio in Coppa del Mondo. E con questo obiettivo Diana affronta il Rotterdam Tour, concluso in 11esima posizione (la rivale Sundstedt, 10a, le recupera solo un punto). L'atto finale si celebra ad Embrach, in Svizzera, e Diana può contare ancora su 60 lunghezze di vantaggio (su 75 disponibili). Ma la Gas Sport non ci sta e rende la gara un inferno prima con Alessandra Cappellotto che screma notevolmente il gruppo in salita e poi direttamente con le capitane Sundstedt e Luperini che poco dopo metà gara staccano tutte le avversarie e si involano verso il traguardo, ripetendo lo show di Montréal. A Diana, con una vittoria della finlandese, basterebbe arrivare ottava per conservare la leadership. Pur soffrendo e con l'aiuto della compagna Rasa Polikeviciute, tiene botta e chiude quarta. La seconda Coppa del mondo è sua!

La medaglia di Sidney
E finalmente arriva l'appuntamento tanto atteso per quattro anni. La nazionale lituana è composta da Diana, Edita Pucinskaite e Rasa Polikeviciute e, dato il percorso non eccessivamente adatto alle doti di scalatrici di queste ultime, si capisce subito che chi guiderà la selezione baltica sarà Diana. A differenza di Atlanta '96 dove era stato tutto lasciato un po' al caso, per Sidney si fanno le cose per bene. Le tre ragazze arrivano in Australia 3 settimane prima della corsa, saltando quindi il Giro della Toscana, e hanno così il tempo di acclimatarsi e provare e riprovare il percorso che si rivela essere abbastanza tecnico.
La salita di Bronte, l'unica del circuito, come previsto non produce una forte selezione in gara. Ci prova un paio di volte Joane Somarriba ma le lituane e le australiane fanno un buon lavoro di copertura e non le permettono di guadagnare terreno. In gruppo si respira tensione e la pioggia non aiuta le atlete ad essere lucide. Ne fanno le spese, tra le altre, le italiane Bonanomi e Alessandra Cappellotto. A due giri dalla fine attacca l'olandese Melchers e Diana si porta presto alla sua ruota, ma anche questo tentativo dura lo spazio di poche centinaia di metri. Si comincia così l'ultimo giro con il gruppo ancora abbastanza folto, se si considera una starting list inferiore ai sessanta nomi.
Nessuna ha le forze per evitare un epilogo allo sprint e, tutto sommato, più di qualche nazionale ha le carte in regola per portare a casa un risultato importante. È l'Olanda a lanciare la volata con Mirjam Melchers che fa da pesce pilota per Leontien Van Moorsel che prende la testa ai 200 metri ed è inavvicinabile fino alla linea d'arrivo. Dietro di lei la sagoma possente di Hanka Kupfernagel ma Diana è lì, terza. Un risultato che può sì lasciare l'amaro in bocca se si pensa che a Valkenburg le due colleghe erano state regolate senza appello in uno sprint simile, ma è in ogni caso da accogliere con soddisfazione. Avere una medaglia olimpica in bacheca non è cosa che capita tutti i giorni.
Praticamente la stagione finisce qui, perché al mondiale di Plouay, Diana arriva con una condizione piuttosto precaria che non le permette nemmeno di finire la gara, dominata da una superlativa Zinaida Stahurskaya. L'appuntamento è al 2001 con una squadra pressoché invariata se si eccettuano le partenze di Marion Clignet e Tatiana Stiajkina che però verranno rimpiazzate dalle ottime Mirjam Melchers e Giovanna Troldi. Con loro arriverà una ragazzotta gallese che ha impressionato patron Fabretto a Plouay, vincendo in solitaria il mondiale Juniores: Nicole Cooke.

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