Corsivo - La perfidia di Leblanc
Noi non vorremmo pensare alla teoria del complotto, per carità. Né vogliamo essere considerati i soliti italiani piagnoni. Ma questo Leblanc ci si mette proprio d'impegno, e ad ogni occasione sente un irresistibile bisogno fisico di incarnare il ruolo del deus-ex-machina intoccabile, di quello che decide tutto, di quello la cui parola è Verbo e guai a chi dissente.
La perfidia di Jean-Marie Leblanc (per chi non lo conoscesse: l'organizzatore del Tour de France) si è nuovamente manifestata in una intervista concessa a L'Equipe, quotidiano sportivo transalpino. Prima le rose ("Cipollini ci sarà, non ci sono motivi per cui non debba essere così", grazie tante, che ci provi a lasciar fuori il Campione del Mondo, anche se poteva invitarlo già a gennaio, anziché rinviare la decisione a maggio...), poi le spine: per Pantani e per la Lampre non c'è spazio.
Il Pirata ha ufficialmente la colpa di appartenere ad una squadra di seconda fascia, e "noi accogliamo solo i team di prima fascia, quindi l'argomento è chiuso". Non gli sembrava vero - pensavamo - poter far fuori un corridore scomodo senza dover trovare scuse o alibi ridicoli: stavolta il regolamento non andava interpretato, è così e punto. Ma sbagliavamo: a Leblanc le decisioni forti devono provocare piacere fisico, e infatti ecco subito il diktat sulla Lampre: "Il caso Rumsas ha gettato troppo discredito sul Tour lo scorso anno, per la Lampre non c'è posto".
Come dire, la lotta al doping fatta secondo gli umori del momento, attraverso una fraintesa tutela dell'immagine della Grande Boucle, e seguendo metodi perlopiù geopolitici: inflessibile con gli altri, Leblanc tende a chiudere qualche occhio quando si tratta delle squadre francesi. Peccato. Peccato che la corsa più importante del mondo sia nelle mani di un organizzatore che si sente onnipotente. Andrà meglio col prossimo Leblanc.