Il Portale del Ciclismo professionistico

.

Volta Ciclista a Catalunya 2014

Dalle spiagge cosmopolite di Calella prende avvio questa Volta a Catalunya, con una tappa fin da subito disegnata nel tormentato entroterra catalano. Di sette tappe, difficile trovarne una realmente e pianamente predestinata allo sprint di gruppo, forse più semplice individuare tuttavia le pendenze giuste e i finali migliori per scoccare i colpi vincenti ai fini della classifica finale; di certo le gerarchie saranno chiare sulle alture di Vallter 2000, meteo permettendo. Questa prima tappa è un buon emblema di una difficile e veloce corsa, dalle pendenze raramente assassine, ma tormentata di curve, saliscendi e dislivelli. Una introduttiva corsa lungo la costa fino a Mataró, inversione di marcia e primo assaggio dei graduali e infiniti saliscendi della regione. Fino ad Arnys de Munt non si incontrano che un paio di chilometri sul 7-8%. Nessun tornante, ma le curve non si contano. Salita e discesa, non c'è un solo rettilineo fino a ritornare sulla larghissima strada litoranea. Però, l'idea di quello che saranno questi 7 giorni già c'è. Pane per passisti scalatori, asfalti lussuosi, inviti a nozze per chi in discesa sfoggia ritmo e intuito. Qualche altro dislivello, graduale strappetto disseminato lungo la tappa, che in verità nella sua parte centrale si svolge sulle strade di grande percorrenza di questa ricca regione. Infine, 48 chilometri con due GPM, di impegno già concreto, alla prima tappa. Arrivo assai difficile per le ruote veloci, questo primo. Vanno scollinati i colli di Montseny e Collsacreu. In realtà il primo non è che la metà della salita che raggiunge il lussureggiante parco del Montseny. Tuttavia qui una piccola trappola c'è. Inizialmente una quasi rettilinea arteria si incunea nella verdissima valle. 10 chilometri così, non più del 5-6%. Poi, in prossimità di un ponticello sul ruscello di fondovalle, un centinaio di metri prima del cartello segnaletico stradale del chilometro 11, un secco cambio di pendenza. Al secondo tornante, il percorso imbocca la Costa del Montseny, una specie di sentiero asfaltato di mezzacosta. Asfalto buono, ma è un toboga, strappi all'inizio, poi discesa con zero margini di errore. Possibilità di fare la differenza, ampie. Sono almeno una decina di chilometri, tra salita e discesa, a 30 dalla fine. Di mezzo c'è anche il pedalabile Collsacreu, seguito da altri 10 chilometri di discesa serpeggiante ma più agevole. Tappa da azione lunga oppure nulla. Il gruppo ha spazio e strada per rientrare, ma dopo la Costa del Montseny ogni squadra avrà dispersi da attendere. In caso di sprint - due sole rotonde negli ultimi 3 chilometri - velocissimo, serve il treno.

Altra tappa con pochissima, vera, pianura. Tuttavia è un peccato, in ottica ciclo-spettacolare, che le amministrazioni locali abbiano ideato questa copiosa costruzione di larghe arterie stradali, le quali, al corridore, psicologicamente, pesano. Falsipiani di indefinibile pendenza, non sembra salita, ma la bici non va, e alla fine ti sembra sempre la giornata no. Al fuggitivo poi, ovviamente, pesano il doppio. Due non difficili GPM nella prima parte, l'Alt de Santa Pellaia impegna per 6 regolarissimi chilometri, boscaglia rada che non fa ombra. Altra caratteristica locale: non c'è un solo tornante. Sensazione di soffocamento per qualunque tentativo di fuga. Anche il finale non riesce a sfuggire alle provinciali di ampia percorrenza, sulla carta ci sono un paio di dentelli, ma è sempre e comunque falsopiano, spietatamente aperto. Il gruppo può vedere lontano. Ci vogliono grandi qualità da passista per andare al traguardo, meglio forse tentare il colpo breve, ai 5 o 6 chilometri, da fare a tutta. Nessuna trappola nemmeno verso lo sprint, ancora lanciatissimo e diritto verso il cuore della splendida Girona. Tappa logorante per strade, continui dislivelli e, forse, calura. Ma nel ventre del gruppo si sta sempre bene, e inoltre questo tipo di strada non costringe quasi mai a ripartenze, strappi, rimonte. Lo sprint va guadagnato. Dai -10 ai -4 la strada, morbidamente, sale e non pare improbabile che i cacciatori di tappe risparmino colpi a ripetizione. Pochissima pianura prima dell'arrivo, meno di due chilometri, e sono comunque impercettibilmente a favore. Non è proibitivo difendere una manciata di secondi anche per il corridore da solo. Questo dovrebbe ingolosire qualcuno. Arrivo non scontato.

La corsa si inoltra a nord-ovest e va a lambire le vette pirenaiche. La tradizione recente della corsa non risparmiava ai corridori questo passaggio, va tuttavia detto che le recenti disavventure meteorologiche tardo-invernali hanno forse consigliato chilometraggi più corti e qualche colle in meno. Peccato dunque non sfruttare le occasioni che la strada propone, trappole, sorprese, svolte tattiche. Vedi sopra. Qui, tre colli: all'inizio, a metà, alla fine. Di gran lunga più facile è l'arrivo e questo non depone a favore degli attaccanti. Fino al Col de Coubet, km 41, il percorso è nervoso, ci sono strappi, e va ricordato che proprio in vista del colle, un prima categoria pur sempre di 10 chilometri e 630 metri complessivi di dislivello, riserva del veleno sotto forma di pendenze in doppia cifra. Vietato dunque sbagliare i tempi dell'attacco, in presenza di una prima ora abbondante di tappa così arroventata. L'altra salita del menù di giornata, la Creueta, avrebbe proprio tutte le caratteristiche, in marzo, per infuocare una corsa a tappe di 7 giorni. Dove anche un solo colpo, ben assestato, può consentire di mettere un'ipoteca. Lunga, irregolare, alta, per circa mezz'ora sopra i 1500 metri, perfino scoperta e generalmente ventosa. In prossimità di Castellar n'Hug s'inasprisce, sbuca su una strada larga e continua a mordere a tratti, in un ambiente panoramicamente degno di un GT. Peccato che le occasioni perse dai tracciatori siano più d'una. Innanzitutto la distanza tra le salite. Sempre quasi 30 km pianeggianti tra la fine di una discesa e l'inizio della salita. Inoltre, perché allungare la tappa con un ampio giro della bucolica piana dei Fontanals de Cerdanya, quando proprio alla fine della discesa di questo affascinante Col de la Creueta si transita a pochi metri dalla linea d'arrivo? Fatto sta che la tappa rischia di decidersi sui 5 chilometri ad ampie curve e moderata pendenza con cui il percorso infine ritorna al turistico borgo di La Molina. Spiana perfino leggermente la strada nell'ultimo chilometro. Una attentissima gestione dello sforzo potrebbe anche consentire a qualche scattista dotato di spunto veloce di ricucire il distacco attraverso le due consistenti sezioni pianeggianti e giocarsi le sue carte in uno sprint ristretto.

4a tappa: Alp - Vallter 2000-Setcases
← Tappa precedenteTappa successiva →
Giov, 27/03/2014
166.4 km
Partenza: 
Alp, ore 12.15
Arrivo: 
Vallter 2000-Setcases, ore 16.44-17.17
4a tappa: Alp - Vallter 2000-Setcases
Sprint intermedi: 
Castellfollit de la Roca km 95.1, Llanars km 146.6
Gpm: 
Collada de Tosses (1800 mt.-1a cat.) km 22, Alt de Canes (1130 mt.-2a cat.) km 75.2, Alt de Oix (805 mt.-1a cat.) km 114.6, Alt de Rocabruna (960 mt.-1a cat.) km 132.6, Vallter 2000-Setcases (2200 mt.-HC cat.) arrivo

La seconda tappa di alta montagna di questa corsa chiama apertamente allo scoperto i pretendenti alla vittoria finale. La Collada de Toses, paradiso dei motociclisti catalani per la continuità delle sue innumerevoli curve, saluta di buon mattino il gruppo con i suoi 22 pedalabili chilometri, al 5% fino al chilometro 7, poi sul 3-4. Niente di che, però è in partenza, ed è quasi un'ora di salita molto veloce, dove perdere le ruote significa perdere molto, e dunque devi tenere duro per forza. Tutta la lunghissima discesa è da pedalare, fino a Ripoll, km 58. C'è molto spazio per recuperare, e il secondo colle, l'Alt de Canes, lato B del Coubet percorso in senso inverso il giorno prima, ancora è da alte velocità. Un gruppo intimorito dal finale di tappa potrebbe lasciare spazio a fughe anche numerose, lungo queste sconfinate e verdissime vallate. La tappa però, fin qui manna per passisti da lunghe fughe, conosce una secca svolta intorno al km 90, quando, poco oltre Castellit de la Roca, si volge il timone a nord, verso Oix. Da qui, km 107, 400 metri sul livello del mare, 3 km al 10% di pendenza media possono già servire a misurare la reattività degli avversari. Un presentimento, un piccola trappola, sono ancora 60 km al traguardo, ma il fatto che sia quasi tutta salita fino ai 2200 metri di Vallter potrebbe valorizzare questo trampolino, che va col toponimo di Col d'Oix. Cominciamo ad essere in pieni Pirenei: a lato, erba a baciare l'asfalto, poche protezioni a bordo strada, fondo stradale più granuloso, poco scorrevole, infido. Qualche chilometro di discesa. Da notare, non vantaggiosa per il gruppo in quanto bastano 10 secondi per sparire alle viste a causa delle continue svolte e costringente a quasi continue pieghe, dunque quasi solo tecnica, niente potenza. Tregua per il muscolo dell'attaccante. La strada s'infossa in corrispondenza di una selvaggia, ormai totalmente pirenaica, valletta, e riprende immediatamente una irregolare salita, il Col de Rocabruna. Altri 400 metri di dislivello dove si segnalano velenosi strappi al 14% disseminati lungo 7 imprevedibili chilometri. Altra svolta, la strada torna per circa 15 chilometri sul fondovalle, tra Camprodon e Setcases. Qui, dopo un tratto di strada così tormentato e favorevole all'arrembaggio, si tirano le somme della strategia della mattina. Trovare per strada compagni in questo tratto, oppure no, fa una differenza decisiva. Qualora invece la non belligeranza avesse regnato fin qui, fuori Setcases, rimasto solo un nudo, grezzo asfalto privo di ogni segnaletica, tempo e neve permettendo, rimangono 12 velenosi chilometri di salita, molto di frequente in doppia cifra, nella parte centrale, caratterizzata da tre ampi tornanti e un lungo tratto a mezza costa. E infine, proprio a cavallo dell'ultimo chilometro, in corrispondenza di una spettacolare serpentina a 8 tornanti totalmente allo scoperto, dove il distacco dall'avversario può essere comodamente stimato a vista, altro passaggio all'11%. Tappa dai due volti: un primo, veloce, tattico, di tessitura; un secondo, quasi tutta salita, da arrembaggio. La corsa, ovviamente, la fanno i corridori: dove, però, il terreno c'è. Come in questa tappa.

Dopo l'etapa reina, questa Volta a Catalunya riserva una tappa lunga e di difficile interpretazione. Sulla carta viene segnalato un solo GPM di seconda categoria a 9 chilometri dall'arrivo. In realtà, lungo i 218 km della tappa sono frammentati circa 2600 metri di dislivello. Nota tecnica non frequentissima nel ciclismo moderno: i primi 25 chilometri sono di leggera discesa, ad addolcire una ripartenza non facile dopo le due tappe precedenti, e ovviamente a lanciare una fuga. Poi, sono altri 190 chilometri di saliscendi, mangia e bevi come si diceva un tempo, in un tortuoso entroterra che ormai parrà non aver più fine. Passando al setaccio i vari, brevi, dislivelli non si trovano particolari chiavi di volta, pendenze o discese da imboscata. È solo un salire e scendere vario, sempre pedalabile, mai tranquillo, dispendiosissimo però per chi deve trainare una fuga o il gruppo. Pericoloso solo in caso di giornata storta, comunque. A tarpare le ali dei coraggiosi, dopo Solsona, km 106, gli orizzonti si aprono e il percorso, nella sua ondulazione, acquisisce una linearità maggiore. I vasti orizzonti ora potrebbero risultare battuti dal vento, e in ogni caso le ritrovate ampie carreggiate offrono l'opportunità di prepotenti recuperi del gruppo. Vanno fatti i conti con l'Alt de Lilla, sullo stesso finale visto l'anno scorso. Tennero bene alcune ruote veloci come Gerrans, Meersman, Dumoulin, Ratto, in un gruppo di circa 60 corridori. La strada, bisogna proprio dirlo, è di sproporzionata larghezza, mai più del 6-7%, 6,3 km per quasi 300 metri di dislivello. L'unico modo di uscire dal gruppo è violentare un lungo rapporto e aggredire la velocissima discesa, che disgraziatamente lascia ancora 4 km pianeggianti prima del traguardo. Il percorso tuttavia si incunea nel ventre del periferico borgo di Valls, proponendo alcuni angoli piuttosto acuti per un finale di tappa prevedibilmente agitato, reso difficile anche da una sede stradale piuttosto stretta, almeno fino agli ultimi 300 metri. Molto arduo rimontare il gruppo in questo finale, che impone uno studio diligentissimo del garibaldi.

Approdata di nuovo al litorale mediterraneo, la corsa prevede, con questa sesta tappa, il traguardo più chiaro per le ruote veloci. Non sembrava tuttavia il caso agli organizzatori di risparmiare ai corridori il loro migliaio di metri di dislivello neppure stavolta. Ne è uscita così una tappa "diversamente" piatta. Anzi, una tappa che per un giorno riesce quasi del tutto a trovare strade tra le più affascinanti dell'intera corsa. Le larghe arterie di grande comunicazione che l'avevano fatta da padrone nei primi giorni, non sono più il piatto forte. Invece, tra i radi pini della macchia mediterranea, il gruppo va a percorrere almeno due terzi di tappa, fino all'Alt de Font-Rubì, al km 113, su strade secondarie. Questo, sulla irregolarità dello sforzo, potrebbe fare una sua differenza. Da segnalare un tratto, poco oltre la Joncosa de Montmell, di 700 metri al 17% con susseguente ripida e breve discesa. Forse millimetrici, gli spostamenti degli equilibri nell'economia generale della tappa. Una discesa, sempre a corsia unica, di una decina di chilometri precede l'unico pedalabile GPM di giornata, il già citato Alt de Font-Rubì, in fondo al quale rimarranno pur sempre una cinquantina di chilometri al traguardo, più discesa che salita. Un possibilità di sorprendere la squadre degli sprinter prevedibilmente ormai ricompattatesi, potrebbe venire da una decina di chilometri, ai -20, caratterizzati da curve in successione lungo il lago artificiale di Foix. Oltre, sono solo rettilinei e preparativi per un lineare sprint.

7a tappa: Barcelona (Montjuïc) - Barcelona (Montjuïc)
← Tappa precedente
Dom, 30/03/2014
120.7 km
Partenza: 
Barcelona (Montjuïc), ore 14.08
Arrivo: 
Barcelona (Montjuïc), ore 16.38-16.52
7a tappa: Barcelona (Montjuïc) - Barcelona (Montjuïc)
Sprint intermedi: 
Molins de Rei km 9.2, El Prat de Llobregat km 57.8
Gpm: 
Alt de Castellbisbal (180 mt.-3a cat.) km 21.5, Alt de Corbera (195 mt.-3a cat.) km 32.1, Alt de Montjuïc (165 mt.-3a cat.) km 74, Alt de Montjuïc (165 mt.-3a cat.) km 80.1, Alt de Montjuïc (165 mt.-3a cat.) km 86.3, Alt de Montjuïc (165 mt.-3a cat.) km 92.4, Alt de Montjuïc (165 mt.-3a cat.) km 98.6, Alt de Montjuïc (165 mt.-3a cat.) km 104.7, Alt de Montjuïc (165 mt.-3a cat.) km 110.9, Alt de Montjuïc (165 mt.-3a cat.) km 117

Tradizionale kermesse su e giù dal Montjuïc, fra le lunari strutture degli impianti olimpici e i parchi tutt'intorno. A dire il vero, anche nella frazione conclusiva si è pensato bene di non lasciar pedalare a lungo il plotone su strade pianeggianti, e lungo i primi 71 km nei dintorni della capitale occorre scaldare la gamba su un paio di asperità che andranno agli archivi con i nomi di Alt de Castellbisbal e Corbera de Llobregat. Difficile capire con quale intonazione agonistica possano essere interpretati questi brevi trampolini di 4 chilometri l'uno, assai lontani dal traguardo e pure dall'affascinante e movimentato circuito finale da ripetere ben 8 volte. Bisogna anche osservare che, al netto di eventuali fughe a sorpresa, questa sarebbe l'unica tappa abbordabile per gli uomini da classiche, gli scattisti veloci, gli attaccanti da salita breve. Il circuito è corto: 6,2 chilometri suddivisi tra salita e discesa. La salita è di 2.4 chilometri con punte massime dell'8%. Va aggiunto che la strada è sempre larga, solo un paio di curve ad angolo acuto costringono ad altrettante ripartenze in salita e una breve e fastidiosa contropendenza interrompe la discesa. Questo, ad occhio, è probabilmente il tratto più favorevole per tentare il colpo, all'uscita da una rotonda con svolta a destra, a soli 2 chilometri dall'arrivo. Nonostante la quasi costante larghezza della sede stradale, su un percorso così breve, adrenalinico, discesa e salita, solo un paio di curve difficili, non pare agevole tenere chiusa la corsa per un arrivo di gruppo. In questo caso, tuttavia, sprint velocissimo, e la strada larga aumenta il caos, e il pericolo, nelle prime posizioni. Ai 300 metri la strada è ancora in sensibile discesa, attorno al 7-8 %. Servono sprinter di grande versatilità.

RSS Facebook Twitter Youtube

30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano