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Giro d'Italia 2013

Chisto è 'o paese d'o sole, chisto è 'o paese d'o mare. Se tutto andrà bene dal punto di vista climatico, potremo cantare questa celebre canzone al via del Giro d'Italia, perché sarà proprio il Golfo di Napoli (ispiratore di tante romanze) a dare il via alla corsa rosa, con tanto di salita "'ncopp' Pusìlleco". La salita di Posillipo, già. Inutile dire della bellezza scenografica del doppio circuito che compone la frazione, parliamo del percorso dal punto di vista tecnico: il giro largo, 16.3 km con partenza dal lungomare, sarà ripetuto 4 volte e comprende la citata ascesa, che dal livello del mare si inerpica per 5.5 km composti da strappetto iniziale, discesina, rampa di 1 km al 5%, falsopiano di 2.5 km, muro finale di 700 metri al 7% ma con punte in doppia cifra. Dalla "vetta" (che assegnerà punti Gpm al secondo e al terzo giro) 4 km di discesa con un paio di tratti abbastanza ripidi, e reimmissione sul lungomare, a circumnavigare la Villa Comunale e a chiudere la tornata. Nel disegno originario della tappa si prevedeva di ripetere 10 volte tale circuito, ma poi gli organizzatori hanno voluto sorridere ai velocisti, e quindi solo 4 giri con salita, quindi altri 8 completamente pianeggianti, lunghi 8.1 km l'uno, e con l'esclusione del tratto più a ovest, quello appunto della salita di Posillipo. Volata assicurata al 100%.

Cronosquadre isolana, uno degli azzardi più grossi (trasferimento a/r in giornata) ma al contempo affascinanti del Giro 2013. Si parte dal paesino di Ischia e si arriva sul versante opposto, a ovest, a Forio. In mezzo oltre 17 km di prova contro il tempo, che si sviluppano in gran parte sulla litoranea nord dell'isola, e che sono belli accidentati: dalla partenza si sale leggermente per 3 km (la seconda metà dei quali quasi al 5%), all'interno del comune di Ischia, e la discesa che riporterà le squadre faccia al mare non è da sottovalutare. Ci si immette sulla litoranea e subito si è accolti da una rampa di mezzo chilometro al 6%, prima di una discesa di quasi 2 km: dopo oltre un terzo di prova, non si è ancora trovato un metro di pianura. I 2.5 km centrali sono sì orientativamente piatti, qui si potrà cercare il ritmo che è stato difficile trovare in precedenza. Di slancio verranno quindi superate le ulteriori asperità: dopo la località di Lacco Ameno, al km 10, altro muro al 12% (ma son solo 400 metri), quindi picchiata su Forio e divagazione a sud per approcciare un'altra rampa di un chilometro al 4%. Discesa verso la litoranea ovest, un paio di chilometri in piano e il gioco è fatto: cronosquadre che rischia di essere bellissima nella sua incertezza.

Doppio giretto intorno a Sorrento (con circuito inoffensivo), e poi splendida passerella lungo la costiera amalfitana, lungo la strada che porterà la corsa rosa verso sud. Scenari mozzafiato per un tracciato che è tutto un mangia&bevi e che lancerà belle fughe: 50 km di litoranea contenenti (tenetevi forte) circa 80 strappi e strappetti, a voler essere ottimisti. Non parliamo di 80 Mortiroli, ma di un tracciato comunque selettivo. Se si trovasse nel finale di gara, ovviamente. Questo è invece all'inizio, sicché da Salerno (km 70) in avanti ci sono 70 km completamente piatti, in cui è prevedibile un rallentamento dell'andatura. Ad Agropoli la strada torna a incresparsi un po', si passa da Castellabate (località resa celebre dal film "Benvenuti al Sud"), e al km 145 si lascia la costa cilentana per raggiungere la vetta di San Mauro Cilento, salita di 8 km al 6%; una discesa di 13 km (per metà dolcissima, poi un po' meno) riconduce il gruppo sul litorale, che viene abbandonato nuovamente a 42 km dal termine, per affrontare un'altra salitella dell'entroterra: la Sella di Catona, scalata divisa in due, oltre 15 km di ascesa interrotta da un tratto di un paio di chilometri in contropendenza a metà salita. Parliamo di pendenze dolci (4%), ma dalla vetta mancano appena 20 km al traguardo, e parliamo di 20 km di discesa tortuosissima soprattutto nella prima metà, tutta curve e tornanti, su cui bisogna essere anche bravi a rilanciare di continuo, mentre poi nella seconda metà digrada più tenera verso il mare. In un modo o nell'altro, un finale perfetto per qualche imboscata.

Anche nella quarta tappa i primi 50 km sono un continuo saliscendi (con strappetti più impegnativi ad Acquafredda, Maratea, Fiuzzi), ma da Scalea in poi troviamo 140 km che, costeggiando il Mar Tirreno verso sud, sono privi di difficoltà (a parte una salitella a Paola al km 109). Lasciata la litoranea a 55 km dal traguardo, si costeggia il Lago Angitola e una volta lasciatoselo alle spalle si prende a salire verso Vibo Valentia. Lo strappo vero e proprio è quello di Maierato (4.5 km quasi al 6%), poi la strada spiana per 4 km prima di risalire per altri 4 km circa (al 4%) fino al Gpm. La discesa è abbastanza agevole, quindi qualche chilometro di pianura (interrotta da uno strappetto che porta a Soriano Calabro) precede il secondo Gpm di giornata, quello di Croce Ferrata. La salita è lunga 12 km, più dura nella prima metà (che ha una media del 7% di pendenza con qualche tratto anche oltre il 10), poi decisamente più leggera fino alla vetta, che dista appena 7 km dal traguardo. L'ultimo scorcio di tappa è pianeggiante, con una rampetta appena accennata a un chilometro dalla fine. Ma in quei 7 km in altopiano potrebbe succedere ancora di tutto (recupero degli inseguitori su eventuali attacchi precedenti, o aumento del vantaggio di chi sarà davanti, o anche scatti e controscatti tra gli ipotetici fuggitivi di giornata). I 246 km della tappa, uniti alle difficoltà del finale e al prevedibile grande caldo, renderanno la frazione più meridionale del Giro 2013 particolarmente insidiosa.

Da Cosenza si risale verso la Lucania per un 200 km (abbondanti) di tappa dal finale molto interessante. La salitella di Cipolletto dopo 35 km sarà superata di slancio, e fino al km 180, costeggiando lo Ionio, non sono segnalati altri strappi degni di nota. Tutto cambia negli ultimi 25 km: si affronta un bel muro di 3 km verso Montescaglioso (10% di pendenza con punte al 15), quindi 5 km di discesa e 8 in piano condurranno il gruppo ai piedi di Matera. 5 km di salita fino alla città dei Sassi, pendenze non asfissianti (5%) ma il terreno per attaccare non manca. I 5 km pianeggianti dalla fine della salita al traguardo sono interrotti da un altro strappetto all'ultimo km, e come il giorno prima saranno forieri di sviluppi tutti da seguire.

La frazione pugliese del Giro chiama all'azione i velocisti, che dopo la tappa d'esordio ritrovano finalmente terreno decisamente adatto per le loro caratteristiche. I 75 km da Mola a Barletta sono un tavolo da biliardo, ma non si può dire che la salitella che (una volta abbandonato il litorale adriatico) porta ad Andria sia in grado di mettere in difficoltà chicchessia. Non si può nemmeno definire falsopiano il tratto tra Andria e Canosa, visto che la strada si inerpica appena all'1%... Uno strappetto prima di San Ferdinando di Puglia a poco più di 45 km dalla fine è l'ultimo concetto orografico prima di un nuovo piattone fino alla conclusione. Conclusione che non si esime dal proporre un circuito in senso orario intorno a Margherita di Savoia e le sue saline: 16 km che verranno ripetuti due volte giusto per dare la possibilità al pubblico in loco di veder ripassare la carovana (e a quello a casa di godersi il panorama), ma che non cambieranno di una virgola lo schema della giornata: alte velocità e finale tutto da sprintare.

Più che un'altimetria, un elettrocardiogramma: da San Salvo a Pescara prosegue la risalita dello Stivale, e si perde il conto dei mille strappetti che attenderanno i girini. Il primo arriva subito, è l'ascesa verso Cupello, 6 km con pendenza 4% ma con tre o quattro gradoni niente male. Dopo la discesa si riguadagna il litorale adriatico e lo si costeggia (son 25 km di pianura in tutto) prima di svoltare nuovamente verso l'entroterra e verso Paglieta (in passato arrivo classico della Tirreno), posta al termine di una salita di 5 km al 4%. Al km 60 nuova rampa, in località Mozzagrogna: 2.5 km al 7% (particolarmente tosti i primi 500 metri e gli ultimi), prima di una trentina di chilometri abbastanza accidentati (ma senza salite rilevanti) fino a Guardiagrele. Tale località è in cima a uno strappo di 3 km particolarmente impegnativo nella seconda metà. Coi successivi 13 km di falsopiano discendente possiamo dire che la prima parte della tappa si chiude e si entra nei 70 km "caldi". Vi troviamo i 3 km di ascesa a Contrada Casoni (dura nella prima metà), quindi i muretti di Bucchianico e Fonte Pietra, prima del Gpm di Villamagna (2.5 km con tre scaloni a oltre il 10% di pendenza. Discesa rapida (e passaggio ai -50 km al traguardo), e la strada torna a impennarsi verso Ripa Teatina (subito un chilometro all'11%, poi un falsopiano di 2 km prima di un altro chilometro di ascesa con punte al 10%). Un'altra discesina e si approda alla doppia scalata di Chieti, quella che ha caratterizzato diverse tappe della Tirreno-Adriatico in questi ultimi anni (anche nell'edizione di un mese e mezzo fa). Il Gpm è sito a Chieti Pietragrossa (dopo 2.5 km di ascesa al 9% medio ma con ampi tratti sopra al 10 - e pure al 15); poi tre km di circonvallazione portano il gruppo ai piedi della seconda salita, quella di Via del Tricalle, un chilometro tra il 10 e il 20%. 4 km di discesa e 5 di pianura precedono la terz'ultima salita di giornata, quella di Santa Maria de Criptis (valida anche come Gpm): 3 km molto irregolari che alternano punti quasi in pianura a muri tra il 10 e il 15%. Dalla vetta mancano 20 km al traguardo e due altri strappi: a San Giovanni Teatino (-15) un chilometro e mezzo al 7%, molto duro in avvio e in finale di scalata, potrà fungere da ennesimo trampolino di giornata; non bastasse, c'è pur sempre l'ultimo Gpm previsto dal percorso, quello di San Silvestro, un chilometro e mezzo tra l'8 e il 10%. Solo 7 km separano la sommità dal traguardo, posto nel cuore di Pescara al termine di un lungo rettilineo di 2 km.

A tappe forzate (tra un maxitrasferimento e l'altro) verso nord, la crono del secondo sabato sarà uno dei momenti topici della corsa rosa. I 55 km abbondanti della prova si snoderanno nella prima parte (diciamo i 25 km iniziali) sul litorale da Gabicce Mare a Pesaro, su una strada molto tecnica e non propriamente da specialisti delle gare contro il tempo: salitelle, discese, snodi tortuosi lungo la Panoramica Adriatica già ammirata l'anno scorso nel finale della frazione di Fano. Arrivati a Pesaro, 6 km scarsi di pianura e poi si imbocca la Strada dei Colli, salita di 4 km che in realtà è tutta un falsopiano a parte un paio di rampe dopo un km e ai 2.5 km, e il muro finale, 500 metri al 15% che portano a Novilara. Al termine della discesa si costeggia Fano ma si punta dritti all'entroterra, con 15 km di pianura su cui i cronoman più puri potranno provare a mettere fieno in cascina. E sì, perché a Calcinelli (a 3.5 km dal traguardo) la strada riprende a salire, dapprima dolcemente (siamo tra il 3 e il 4%), salvo poi trasformarsi in un vero muro nell'ultimo chilometro, per metà all'8% e per metà al 10. Anche Saltara è stata spesso sede di tappa della Tirreno-Adriatico (oltre che di un'edizione dei Campionati Italiani); stavolta rappresenterà il primo dei giorni in cui verrà deciso il Giro.

Una frazione che attraversa la Toscana e propone una nuova bella galoppata appenninica. Non ci sono salite tagliagambe, ma gli ingredienti che rendono la tappa interessante non mancano. Subito un paio di strappetti dopo la partenza da Sansepolcro (Anghiari, 2 km con ampi tratti tra il 7 e l'8%; e subito dopo Scheggia, 2.5 km al 6% con un bel finale all'11), quindi una quarantina di chilometri in piano prima del Passo della Consuma, che svetta al km 82 dopo 16 km di un'ascesa divisi in due parti: la prima arriva a Montemignaio (e sono 8 km al 6% che spianano sul finale), quindi dopo 4 km praticamente pianeggianti c'è la seconda parte, fino al Gpm (4 km di cui gli ultimi 3 al 7%). Discesa di 16 km e poi da Paterno si approccia la salita di Vallombrosa, 9 km la cui parte centrale è impegnativa (tra l'8 e il 10%). Dal Gpm mancano 63 km al traguardo: fino a Pontassieve possiamo dire che la strada scende (per 25 km circa), quindi una decina di km di fondovalle precedono la Vetta le Croci. In questo frangente, con la fuga del giorno che potrebbe essere stata annullata nei chilometri precedenti, ci si trova di fronte a un finale tutto da scrivere. La citata salita è lunga 4 km, è abbastanza regolare e ha una pendenza media del 9%: trovandosi, la sua vetta, a soli 22 km dal termine, quel Gpm di 3a categoria che c'è in cima è addirittura poco rappresentativo della qualità della salita stessa. 8.5 km dura la discesa fino a Pian di Mugnone, da cui si risale subito per i 3 km di ascesa a Fiesole. Dice: è la stessa salita del prossimo Mondiale fiorentino? Sì e no. Sì perché è la stessa, no perché la si affronta in senso inverso rispetto a quanto avverrà nella prova iridata, quindi quella che stavolta è salita in settembre sarà discesa, e viceversa. Nel nostro caso, parliamo di 3 km di scalata al 5.7% con un tratto che va oltre il 10, all'inizio. Gli ultimi 10.5 km sono composti da una rapida discesa, un attraversamento della città (nella parte est), e, una volta passati dalla parte opposta dell'Arno, nel finale verso il traguardo di Piazzale Michelangelo. Gli ultimi 2 km, al 3% medio, porteranno il gruppo su uno dei balconi più belli al mondo, quello da cui si gode della vista sull'intera capitale medicea. Festeggiare una vittoria qui, insomma, vale veramente doppio. Certo, sarà difficile vedere i big col coltello tra i denti in questa tappa, ma qualcosa allo spettacolo verrà senz'altro concesso, anche considerando che l'indomani ci sarà il giorno di riposo.

Dopo un megatrasferimento (dalla Toscana ci ritroviamo in Friuli...), la prima tappa alpina non sarà lunghissima ma di sicuro abbastanza impegnativa: i primi 80 km non vedranno grossi scossoni, malgrado qualche strappetto qua e là (Forgaria nel Friuli, Cavazzo Carnico). Ma a Tolmezzo (km 81) la musica cambia con un falsopiano di 10 km seguito da un doppio strappetto (Casera Palasecca e Trelli) che anticipa il passaggio da Paularo. Da qui (traguardo volante) e si prende la via per il Passo Cason di Lanza, scalata divisa in due: primi 6 km più abbordabili, con punte al 10% (nei primi 3) seguite da tratti in cui sarà possibile recuperare. Addirittura una discesina di un paio di chilometri divide la prima parte dalla seconda, che sviluppa ben altre pendenze, con una media che per 6 km sarà superiore al 10% (con punte del 16). Al Gpm mancano 50 km per il traguardo, 28 saranno di discesa verso Chiusaforte, e i restanti 22 di salita via via più tosta: parte come un falsopiano, poi dopo 11 km cambia marcia e si inerpica con un primo muro al 14%, quindi con 5 km tra il 7 e l'8%, per poi, all'altezza di Sella Nevea, toccare le pendenze massime (anche del 20%) a 3-4 km dalla vetta. Considerando che la prima tappa dopo un riposo in genere produce qualche sorpresa, aspettiamoci di veder uscire qualcuno dalle zone alte della classifica.

Non dura come la precedente, ma pur sempre insidiosa, l'undicesima tappa attraversa le zone dello Zoncolan ma prende strade diverse. Dopo 88 km facilissimi si arriva a Ovaro, da cui si procede però verso la Forcella di Lavardet, salita che è sì lunga 25 km, ma che per gran parte è poco più che un falsopiano. Negli ultimi 9 km l'ascesa si fa più impegnativa, ma di rado supera la pendenza del 7%; e una volta alla Forcella, si sale ancora un po' (su un tratto non certo impervio) fino al Gpm di Sella Ciampigotto. 17 km di discesa precedono il dentello di Pieve di Cadore prima che si scenda ancor più a valle, fino ad arrivare (dopo quasi 20 km di pianura) a Longarone. Da qui rotta verso la Diga del Vajont (a 50 anni dalla tragica frana), dove l'arrivo è posto, dopo 6 km di salita molto irregolare, anche se a tratti (e soprattutto in cima) insidiosissima dal punto di vista altimetrico.

Una tappa molto breve porterà il gruppo dalle Alpi alla Pianura Padana, da Longarone a Treviso. Pieve d'Alpago e Sella di Fadalto sono strappetti che daranno fastidio a qualcuno nei primi 30 km, ma è il Muro di Ca' del Poggio, al km 57, a presentare le pendenze più arcigne: un solo chilometro ma con lunghi pezzi tra il 13 e il 16%. Dopo il muro ci sono comunque quasi 35 km facili su cui recuperare, prima della salita di Montello (Santa Maria della Vittoria), 3 km che hanno la parte più tosta nella prima metà, laddove si saltella intorno al 10% di pendenza. Dal Gpm 8 km di discesa e 25 di facile pianura verso Treviso: per velocisti, probabilmente, ma attenzione ai colpi di mano di qualche contrattaccante a Montello (anche se resistere al ritorno del gruppo affamato, in un Giro povero di tappe da sprinter, sarebbe una piccola impresa).

In 24 ore i corridori copriranno quasi 600 chilometri, da Treviso a Cherasco. Gran parte sono quelli del trasferimento dal Veneto alla provincia di Parma, ma poi, per gradire, ce ne saranno anche 254 da fare in bici, nella tappa più lunga del Giro 2013. Fortunatamente la frazione non è di quelle da mal di testa per la fatica, e prevede anzi 190 km completamente piatti (a parte una minirampa a Costigliole d'Asti, km 175). Negli ultimi 60 non mancano i saliscendi, a rendere frizzante un finale che è tutt'altro che scontato si decida in volata. Superato il traguardo volante di Alba, da Ricca si sale verso la località Tre Cuni, ovvero 10 km di ascesa al 5% medio (con più di un tratto all'8%, soprattutto nella prima metà). La discesa vera è di 5 km e reclama attenzione soprattutto sui tornanti finali, verso Sinio. Seguono 13 km facili prima di un'altra accoppiata di strappi: quello di Barolo è lungo 4 km (al 5%) e presenta alcuni punti anche sopra il 10; quello di Narzole è più corto (2 km) e in realtà potremmo definirlo un falsopiano, se non ci fossero due rampe toste, al 15 e all'11% (per un totale di 500 metri duri). Da quest'ultima salitella 6 km appena fino al traguardo di Cherasco. Ha tutta l'aria di una tappa che si risolve con una fuga da lontano, col gruppo che a un certo punto tira i remi in barca in attesa delle successive tappe di montagna.

Rispetto al 2012 Cherasco e Cervere si scambiano arrivo e partenza, quindi la 14esima frazione riparte appunto da Cervere. Sarà una tappa di montagna, e si svilupperà su due salite che non potrebbero essere più diverse tra loro. Dopo quasi 85 km non certo difficili si approda a Perosa Argentina e da lì parte la scalata al Sestrière, per la bellezza di 41 km di ascesa che però sono per gran parte in falsopiano: i primi 32 km, a parte il tratto intorno a Fenestrelle (quasi 3 km oltre il 7%), sono quasi sempre sotto al 3% di pendenza, e anche quando superano questa soglia non è poi di molto (non si arriva al 4). Gli ultimi 8 km, da Pragelato in su, sono appena più difficili, tra il 4 e il 6%, ma possiamo avere una ragionevole certezza che non avverrà niente di particolare, visto che dopo il Gpm (ai -43) ci sono ancora 21 km di discesa quasi per nulla tecnica, seguiti da 13 km di ampio fondovalle fino a Bardonecchia. Attraversata la cittadina, si fa rotta verso lo Jafferau, salita, al contrario del Sestrière, breve e durissima: 7 km fino a quota 1908, e sebbene non manchino alcuni tratti di pendenze più dolci, ci sono dei veri e propri gradoni tra il 10 e il 15%, e la situazione si "aggrava" nella seconda metà di scalata, con un finale che toglie il fiato.

Sulle strade del Tour de France anche per omaggiare, a 15 anni dalla strepitosa vittoria in giallo, il mito di Marco Pantani. Tappa breve ma con quasi 4000 metri di dislivello; da Cesana si scende senza grande fatica fino a Susa, da cui al km 33 si inizia a scalare il Moncenisio, salita sulla quale si supera il confine con la Francia. La scalata, 25 km, presenta le maggiori difficoltà nel primo terzo, in cui sono compresi 7 km tra l'8 e il 10%. Anche la parte centrale non è da sottovalutare (si balla quasi sempre intorno all'8%), ma poi la strada spiana terribilmente, pur riservando ancora qualche bel tratto di pendenza, alternato però a vere e proprie discesine su cui recuperare. In questa fase della tappa dovrebbe comunque aver buon gioco una fuga che poi, una volta scollinati al Gpm (ai -90), resisterà almeno fino a Saint-Michel-de-Maurienne, attraverso una sessantina di chilometri punteggiati dalla salitella di Aussois (su cui è fissato un traguardo volante) e da parecchia discesa. A Saint-Michel inizia però il Télegraphe, classico antipasto del Galibier: quasi 12 km di ascesa più tosta nella prima metà e poi assestata sul 5-7% fino al Gpm. Da qui 5 km di falsopiano tendente alla discesa fino a Valloire, dove parte il Galibier, e saranno altri 18 km tutti all'insù: molto più morbidi i primi 10, ben più intriganti i restanti 8, da Plan Lachat al traguardo, su cui la pendenza media è dell'8% e su cui per forza di cose qualcosa succederà, visto che alle difficoltà altimetriche e ai tanti km di salita della giornata, si aggiungerà l'eventuale freddo: il rischio neve, alla quota 2642 dell'arrivo, è sensibile in questo periodo, e anzi è più che un'ipotesi che alla fine ci si fermi più giù se l'ultimo tratto di strada sarà intransitabile.

Dopo un riposo quantomai ristoratore in Francia, si riparte da Valloire per riguadagnare il suolo italiano. La strada fino a Susa è pressappoco quella di due giorni prima, ma fatta al contrario (si bypassa giusto la salitella di Aussois). Il Moncenisio da questo versante (Lanslebourg) è più breve (10 km) e più duro rispetto all'altro, ma risulterà ininfluente visto che dopo la vetta e dopo quasi 30 km di discesa, ce ne saranno altri 120 praticamente di pianura. Al km 202 si passa per una prima volta dal traguardo di Ivrea e poi si prosegue per Bollengo (traguardo volante) e quindi Chiaverano, località da cui parte la bella salita di Andrate, che son pur sempre 6 km di cui quasi 4 tra l'8 e il 12% di pendenza. Dalla vetta mancano 18 km al traguardo, i primi 10 sono di discesa (con 6-7 tornanti tecnici su cui volendo si potrebbe anche tentare di guadagnare), quindi da Borgofranco a Ivrea gli 8 km finali sono in piano. In totale 238 km, ma considerando il lungo trasferimento (fino a Caravaggio) che attenderà il gruppo in serata, e anche il fatto che non mancheranno certo altre frazioni di montagna (al contrario di quelle per i velocisti, che latitano), non ci stupiremo se vedremo un po' di polveri bagnate in gruppo.

Dopo il trasferimento in pullman da Ivrea a Caravaggio, altri 190 km di trasferimento in bici, di fatto, nel trionfo di Pianura Padana che va dalla partenza della 17esima tappa all'inizio della salita di Crosara, che caratterizza il finale. Si sarebbe potuto optare per un piattone da velocisti, invece la tendenza a piazzare strappetti o salitelle nei finali di tappa si conferma anche con quest'ascesa verso Crosara, 6 km che esauriscono entro il secondo chilometro di scalata la parte più dura (c'è un chilometro con pendenze in doppia cifra), per poi addolcirsi decisamente spianando nell'ultimo chilometro. Basterà questa salita, che svetta a 16 km dal traguardo, per far fuori gli sprinter (non solo quelli più puri)? Considerando poi che la discesa verso Torri di Arcugnano è abbastanza veloce e termina ai -8, prima del tratto finale in piano, ecco che l'ipotesi finisseur di giornata (se non proprio fuga in porto) prende corpo in maniera abbastanza decisa.

Quasi 20 km di cronoscalata, sulla strada che da Mori porta a Polsa. Non siamo su rampe da garage, gli scalatori più passisti saranno indubbiamente favoriti da questi due tratti (di 9 km fino a Brentonico, e poi i 7 km finali) di salita vera, dalla pendenza media identica, 6.6% sia per il primo che per il secondo troncone (e l'ascesa è tutto sommato regolare, senza grossi picchi, se non un tratto al 10% ai -5 km, dopo l'abitato di Prada). I due pezzi di salita sono inframezzati da una fase di piano e contropendenze tra il km 9 e il 13. Un percorso su cui potranno volare minuti anche tra i vari protagonisti della classifica.

La tappa delle mille domande: Gavia e Stelvio, per la prima volta insieme, basteranno a produrre qualcosa a livello spettacolare, malgrado siano seguiti da un ampio tratto di recupero e da una salita conclusiva che non è certo trascendentale, quanto a pendenze? La brevità della frazione, 139 km, avrà ricadute di che tipo sullo svolgimento della corsa? Come la mettiamo se continua a nevicare, con due passi over 2500? Visto che la frazione è schiacciata tra la cronoscalata e un altro tappone l'indomani, ci sarà voglia e soprattutto forza per tentare qualcosa? Le salite, che non necessitano di presentazioni: il Gavia da Ponte di Legno prevede praticamente 16.5 km di scalata, dopo la breve discesa dei primissimi km di tappa; la salita è veramente dura, col suo 8% medio ma con punte che vanno oltre il 15%. E se nel primo terzo di ascesa le pendenze sono più morbide e di tanto in tanto si può rifiatare un attimo, da Santa Apollonia alla vetta non troviamo nemmeno questi sprazzi di "umanità". Ai 2618 metri si scollina e si prende la strada per Bormio, 26 km di picchiata per metà abbastanza ripida e per metà molto più dolce. Dal crocevia valtellinese, al km 49, si inizia lo Stelvio, altri 21.5 km di mito assoluto. Le pendenze sono più dolci del Gavia (la media è comunque superiore al 7%), ma in compenso le fatiche iniziano a sommarsi, e gli ultimi 3 km all'8% secco potranno far davvero male. 2758 metri s.l.m. è la quota della Cima Coppi del Giro 2013, e la successiva discesa fino a Prato allo Stelvio misura 25 km in gran parte tecnici, con 48 tornanti su cui qualcuno potrebbe tentare un colpo gobbo. Approdati alla pianura, al gruppo spettano 10 km in altopiano, quindi un altro pezzetto di discesa fino a Coldrano, per un totale di poco più di 20 km favorevoli a chi insegue (anche perché il vento è quasi sempre contrario alla marcia, e ciò mette i bastoni tra le ruote a eventuali attaccanti solitari). L'ascesa finale (22 km) è irregolare, non delle più toste ma al termine di una simile cavalcata potrebbe scavare solchi in classifica. Primi 6 km all'8%, quindi breve contropendenza e altri 7 km più leggeri (tra il 6 e il 7); un muretto al 14% ai 6 km precede una spianata su cui i corridori dovranno raccogliere le forze per dare tutto negli ultimi 2 km tra il 9 e il 14%.

Malgrado i gemelli alpini del giorno prima, è questo il vero e proprio tappone di montagna del Giro 2013. Intanto per la distanza, si superano finalmente i 200 km (limite oltre il quale emergono fatalmente i più forti), e i 5 Gpm, oltre che duri, sono anche posizionati in modo da favorire al massimo la fantasia degli attaccanti. Con un finale realmente mozzafiato. Vediamo il dettaglio: i primi 65 km da Silandro non hanno nulla da dichiarare. A Cardano però gli scenari cambiano, e si approccia il primo colle di giornata, il Costalunga: 26 km di ascesa, pendenza media del 5.5%, ultima parte più complicata, ma ampi tratti facili. Niente più che un antipasto, insomma. Il successivo San Pellegrino (che inizia dopo 15 km di discesa-falsopiano fino a Moena) misura 11 km che nella prima metà sono più duri rispetto alla seconda. Il fatto che comunque si scollini a 85 km dal traguardo farà sì che la lotta fino a questo punto coinvolga principalmente gli uomini impegnati nella classifica dei Gpm. I 18 km di discesa fino a Cencenighe Agordino contengono dei passaggi molto tecnici, dopodiché solo 12 km separano il gruppo da Caprile, ovvero dal punto in cui possiamo dire che inizi la salita del Giau. 15.6 km in tutto, i primi 5 fino a Selva di Cadore hanno una pendenza media del 6.4%, ma dopo una brevissima contropendenza rimangono 10 km tra il 9 e l'11%. Occhi aperti nella picchiata fino a Pocol (e più giù fino a Cortina), e dalla celebre località turistica si risale verso Passo Tre Croci: 8 km tra il 7 e il 9%, quindi 10 km circa di percorso vario (piano, digradante, ma anche comprendente il muro di Misurina, un chilometro sopra il 15%), e infine, da Ponte, la salita delle Tre Cime di Lavaredo: 3.8 km fino al Rifugio Auronzo, la pendenza media è del 12%, quella massima del 18: in fondo, a braccia alzate dopo questi 200 e passa chilometri, ritroveremo un grande corridore.

Insolita location per la tappa conclusiva del Giro, Brescia accoglierà la carovana dopo tre settimane di fatiche, e premierà un velocista al termine di una frazione facilissima benché più lunga di una consueta passerella finale (quasi 200 km). Da Riese Pio X alla città lombarda avremo 168 km con alcuni passaggi molto appaganti visivamente (si costeggia il versante meridionale del Lago di Garda) ma senza difficoltà altimetriche. In origine era previsto che il circuito finale constasse di 6 giri con passaggio dalla salita del Castello, ma poi l'organizzazione ha deciso di piallare l'altimetria, quindi ci sarà un solo transito (a questo punto ininfluente) dal Castello prima del velocissimo toboga di 4.2 km che verrà ripetuto 7 volte fino alla conclusione. Partenza e arrivo in via Fratelli Ugoni, sul percorso 5 curve a destra e 3 a sinistra, e, dopo la rotonda di Piazza della Repubblica agli 800 metri, rimane solo una semicurva a destra prima dei 450 metri di rettilineo finale.

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30/Jul/2017 - 20:30
ESCLUSIVO: le immagini del folle che ha tagliato la strada al gruppo facendo cadere decine di corridori al Giro d'Italia

24/May/2016 - 21:06
All'An Post Rás giornata di gloria per James Gullen nella tappa "di montagna": Fankhauser diventa leader

24/May/2016 - 17:07
Giro, nel giorno della nuova delusione di Vincenzo Nibali vince Alejandro Valverde davanti a Kruijswijk e Zakarin

23/May/2016 - 22:12
An Post Rás, nella seconda tappa vince il padrone di casa Eoin Morton

23/May/2016 - 16:00
Giornata di rinnovi: André Greipel e Marcel Sieberg alla Lotto Soudal fino al 2018, Geraint Thomas prolunga con la Sky

23/May/2016 - 13:11
Benjamin Prades vince l'ultima tappa del Tour de Flores ma non basta, la generale va a Daniel Whitehouse

23/May/2016 - 12:39
Brutte notizie per il ciclismo elvetico: l'IAM Cycling comunica che cesserà l'attività a fine stagione

23/May/2016 - 11:22
Conclusi i Campionati Panamericani: l'ultimo oro è dell'ecuadoriano Jonathan Caicedo

22/May/2016 - 23:59
Il Tour of California si conclude con una imperiosa volata di Mark Cavendish. Classifica finale a Julian Alaphilippe

22/May/2016 - 23:39
Il Tour of Bihor si chiude nel segno dell'Androni Giocattoli-Sidermec: tappa a Marco Benfatto, generale a Egan Bernal

22/May/2016 - 23:20
Women's Tour of California: gioie finali per Kirsten Wild e Megan Guarnier. Le altre corse: ok Bertizzolo e Lepistö

22/May/2016 - 22:44
Velothon Wales, Thomas Stewart supera Rasmus Guldhammer e Ian Bibby

22/May/2016 - 22:24
Dilettanti, ulteriori vittorie per Nicola Bagioli e Riccardo Minali alla Due Giorni Marchigiana

22/May/2016 - 22:22
Scatta l'An Post Ras: la prima tappa va all'olandese Taco Van der Hoorn grazie ad un colpo di mano