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Giro d'Italia 2012

Sono ormai 9 anni che la corsa rosa decide di aprire le ostilità con una cronometro e, come sempre quando si parte dall'estero (Seraing 2006, Amsterdam 2010), la prova contro il tempo sarà individuale. La prima parte del tracciato danese è molto tecnica, ricca di curve (ben 8 nei primi 2 km) e favorirà i corridori capaci di rilanciare bene la bicicletta più che gli specialisti veri e propri che invece potrebbero venir fuori nella parte finale. Infatti negli ultimi 3 km ci sarà solo una curva vera, ai 400 metri, per il resto due vialoni su cui si potranno sviluppare velocità altissime. Salita pressoché inesistente, a meno di non voler considerare tale un dislivello di una decina di metri poco dopo il rilevamento cronometrico intermedio posto dopo 4.5 km di gara.

Pianura, pianura e solo pianura. Ecco cosa deve aspettarsi il gruppo nella prima tappa in linea in terra danese. Il Gpm simbolico posto a metà percorso a quota 48 metri servirà soltanto ad assegnare la prima maglia azzurra che andrà sulle spalle di uno dei fuggitivi o, se il gruppo fosse compatto, addirittura su quelle di un velocista. L'unica insidia possibile potrà essere rappresentata dal vento, soprattutto nei 50 km successivi al traguardo volante di Søndervig (al km 48), in pratica la parte di tappa che si disputerà costeggiando il Mare del Nord, in direzione (appunto) nord. Ma di spazio per recuperare eventuali defaillance in questo frangente, ce ne sarà a sufficienza: dopo il Gpm (km 118) si torna verso Herning, e nella cittadina d'arrivo verrà affrontato un circuito di poco più di 12 km che culminerà con un ultimo km in comune con la crono d'apertura.

Frazione poco più accidentata della precedente (e non ci voleva molto) soprattutto nella prima metà; da Horsens (poche decine di chilometri a est di Herning) si punta il litorale est della penisola danese, per un giro in senso orario che riporterà, da sud, la carovana a ripassare per una prima volta da Horsens. Quindi un altro giro, stavolta a nord e in senso antiorario, passando dal Gpm di giornata (ben 159 metri, questa volta!), posto al km 103. Chiuso quest'8 virtuale disegnato dalla planimetria, la corsa tornerà a Horsens per un circuito cittadino di una quindicina di chilometri da ripetere 3 volte, e che farà da epilogo a questa seconda opportunità per i velocisti puri.

Ancora tradizione rispettata dopo una partenza dall'estero: la regola dice che, al rientro in Italia, dopo un giusto giorno di riposo, si riparte con una cronosquadre come è stato per la Cremona-Piacenza del 2006 e la Savigliano-Cuneo del 2010; e anche il chilometraggio della prova scaligera (poco oltre i 30 km) è in linea con i precedenti. Dopo la partenza da San Zeno gli atleti si dirigeranno verso nord-ovest fino a Corrubbio (dove, al km 9, c'è il primo rilevamento cronometrico). Da qui una non-salita (diciamo piuttosto un falsopiano di 2 km al 2%) fino a Castelrotto, e il ritorno verso Corrubbio e il secondo intertempo (km 22), prima di tornare sui propri passi percorrendo la stessa strada dell'andata fino a Verona. Il capoluogo verrà circumnavigato per un tratto sulla circonvallazione, prima che, da sud e attraverso Corso Porta Nuova, si vada al cuore della città, fino all'arrivo sito nella suggestiva cornice di Piazza Bra. Percorso per passisti puri, per cui conterà averne tanti in squadra, oltre al sempre fondamentale sincronismo tra gli atleti.

Ancora tantissima pianura da Modena a Fano per una prima parte del Giro che certamente farà la felicità di passisti e velocisti. Praticamente un drittone che attraverserà parte dell'Emilia percorrendo l'omonima via, passando per Bologna per poi approdare in Romagna con i passaggi per Imola, Faenza, Forlì, Cesena, Rimini, Riccione e Cattolica. A Gabicce Mare lo scenario cambia, e la salitella di Gabicce Monte sarà seguita da un bel giretto di 20 km sulla splendida e tortuosa Strada Panoramica Adriatica, prima della picchiata verso Pesaro e dei 15 km che precedono l'arrivo di Fano. Se qualcuno proverà a muoversi sulla salita, troverà quindi terreno abbastanza favorevole per tenere in vita l'attacco; ciò non vuol dire che non verrà comunque ripreso nel tratto finale, ma l'andatura alta - che necessariamente avremo in questo frangente - potrà rimanere nelle gambe dei velocisti meno avvezzi ai percorsi tecnici.

Dopo tanta pianura, ecco una frazione che di strada piatta ne ha veramente poca. Il teatro saranno le colline marchigiane, con strappi, salitelle e salite vere e proprie che si susseguiranno senza soluzione di continuità. Dopo le brevi ascese non classificate come Gpm di Santa Vittoria, Montecarotto e Staffolo, si passerà alla provincia di Macerata e si salirà verso Cingoli (quasi 5 km non troppo impegnativi), poi discesa verso Cesolo e svolta a sinistra per affrontare il Passo della Cappella, salita di oltre 4 km in gran parte in sterrato. Dalla vetta (km 118) avremo una trentina di chilometri di discesa e pianura, prima di 50 km accidentatissimi e comprendenti nell'ordine le salite di Montelupone (ma non dal celebre versante già affrontato alla Tirreno-Adriatico), Morrovalle, Montegranaro, Santa Lucia: bei muri su cui il gruppo esploderà, anche se negli ultimi 20 km ci sarà spazio per qualche recupero visto che, al di là di un ultimo strappetto a poco meno di 15 km dalla fine, la strada sarà piatta, e in gran parte sviluppata sul lungomare adriatico, tra Civitanova Marche e la sede d'arrivo, Porto Sant'Elpidio.

Il primo arrivo in salita, come spessissimo accade, è riservato agli Appennini e questa volta toccherà all'ascesa di Rocca di Cambio testare per la prima volta la condizione dei big. Prima dell'ultima asperità, gli atleti percorreranno oltre 180 km in direzione sud, con un percorso parecchio mosso soprattuto nella parte centrale durante la quale si scollinerà per ben tre volte, l'ultima delle quali ai 1190 metri di Monte Galluccio (km 101). Dopo la discesa un sostanziale falsopiano - prima a salire, poi a scendere - condurrà all'Aquila e poco dopo a Civita di Bagno, da dove si andrà su ininterrottamente fino all'arrivo. L'ascesa è lunga, quasi 20 km, e somiglia parecchio a quella più frequentata di Montevergine (con pendenza media inferiore al 4%). Facile quindi che si assista ad una volata ristretta ai migliori con distacchi molto contenuti, ma occhio perché nell'ultimo km c'è l'unico tratto al 10% della giornata, e, considerando che viene dopo una contropendenza di un chilometro e mezzo (su cui recuperare e preparare l'affondo), tale tratto potrebbe anche lanciare uno scattista che anticipi tutto solo gli avversari.

Ancora un arrivo in quota non troppo impegnativo caratterizzerà la seconda giornata di questo secondo week end di Giro d'Italia. Il nome di Lago Laceno non suona nuovo agli appassionati anche non troppo navigati che ricorderanno la bella battaglia tra Pantani, Bartoli e Zülle nel Giro del '98. Subito salita in partenza verso il Valico delle Cinque Miglia, 20 km di ascesa e nemmeno un traguardo Gpm (per dire la facilità della scalata); quindi 40 km di discese e falsopiani prima del Valico di Macerone, breve e duro come una côte ardennese (3.6 km al 7% medio). I 160 km successivi sono però abbastanza facili, pur contenendo qualche mangia-e-bevi che indurirà le gambe di qualcuno. Infine la salita conclusiva, quel Colle Molella che svetta a 4 km abbondanti dall'arrivo di Lago Laceno: in questo caso il dato della pendenza media (inferiore al 6%) è ingannevole, infatti i primi 5-6 km di ascesa sono abbastanza risibili, ma vengono seguiti da 3 km costantemente sopra al 10%, e qui potremo vedere un primo anticipo di vera lotta tra i big. Il fatto che i 4 km tra la vetta e il traguardo siano completamente piatti farà comunque in modo che gli eventuali distacchi restino limitati a poche decine di secondi al massimo.

Dopo tre giorni mediamente impegnativi, e dopo quattro tappe over 200 km, è tempo di tirare un attimo il fiato: la seconda settimana del Giro si aprirà forse con un'altra volata a ranghi compatti nel capoluogo ciociaro, ma di sicuro e soprattutto si aprirà con una frazione di soli 166 km. Poco da segnalare per 150 km abbastanza piatti, ma il finale potrebbe riservare qualche sorpresa: come già avvenuto nel 2005, lo strappetto all'ingresso di Frosinone, che viene subito dopo le salitelle di Sant'Antonio e La Forcella, potrebbe lanciare un gruppetto: l'ultima rampa, a meno di 5 km dal traguardo, è effettivamente insidiosa, così come la successiva picchiata. Di sicuro, se anche non ci sarà il colpo del finisseur, qualche velocista si perderà per strada.

Quello tra Frosinone e Civitavecchia sarà uno dei trasferimenti più lunghi (dopo quello internazionale) dell'intera corsa rosa in un'edizione abbastanza favorevole ai corridori da questo punto di vista. La tappa, dal mar Tirreno all'entroterra umbro, offrirà pochi spunti tecnici prima del finale, un continuo saliscendi poco impegnativo se si eccettua la salita di Sella di Viepri, posta a poco meno di 50 dal traguardo. In pratica, avremo a che fare con una fuga più o meno corposa che tenterà di resistere il più possibile. Gli ultimi 4 chilometri, però (preceduti da 20 km di pianura) saranno spettacolari, e dalle parti della Basilica di San Francesco vivremo un arrivo "à la Tirreno": primo tratto di ascesa, verso il centro di Assisi, con un chilometro e mezzo durissimo nella seconda metà (pendenze che arrivano al 15%); quindi un chilometro di discesa non difficilissima (e qui in diversi potranno rientrare); infine ultimo chilometro ancora all'insù, con prima metà al 10% (e con tanto di pezzetto in pavé), e seconda metà al 5%: non sarà sicuramente una volata a coronare la frazione, aspettiamoci piuttosto il colpo di mano di un bel corridore da classiche; e aspettiamoci anche che qualche uomo di classifica perda qualche metro.

La Tappa Bartali del Giro 2012 è anche la più lunga della corsa rosa. Facile altimetricamente, ma davvero interminabile, tra Umbria e Toscana. I primi 150 km li possiamo definire proprio piatti, poi il Poggio alla Croce (Gpm di 3a categoria) spezza un po' la monotonia dell'altimetria, ma non saranno un altro paio di dolci colline a far male al gruppo. Ben più incerto il finale di tappa, con la salita di Vico (caratteristica del Trofeo Del Rosso) che sarà affrontata a una dozzina di chilometri dal traguardo e che potrebbe favorire l'attacco di un gruppetto ed evitare la volata a ranghi compatti, che rimane comunque un'ipotesi assolutamente non da scartare. In ogni caso, una frazione che poco inciderà sull'economia generale della corsa.

Tappa breve e ricca di contenuti, la dodicesima. Primo terzo pianeggiante, da La Spezia in avanti si cambia registro e le salite si susseguono, anche se la frazione è stata parecchio cambiata rispetto al progetto originario, a causa della frana che ha devastato le Cinque Terre in novembre. La prima scalata di giornata, a La Foce, vedrà poco più di 3.5 km di ascesa con pendenze non proibitive, e ancor meno difficile sarà la successiva salita, il Passo del Termine, preso da un versante, quello di Pignone, parecchio pedalabile (tanto che in cima non c'è neanche il traguardo Gpm). Il Valico Guaitarola porterà il plotone a completare il secondo terzo di tappa, e coi suoi quasi 10 km è l'ascesa più lunga di giornata, oltre ad essere un colle da non sottovalutare (pendenza media del 6%, massima del 10). Da La Baracca si scende a valle, a Carrodano, per quasi 10 km in piano prima della doppietta La Mola-Villa Tassani: la prima delle due salite è anche la più dura della tappa, in particolare nella seconda metà dei suoi 9 km; la seconda ha la cima che disterà solo poco più di dieci chilometri dall'arrivo, e quindi potrà essere un trampolino d'eccezione. Perfetta per le fughe da lontano e per accumulare punti nella classifica per la maglia verde, questa tappa potre tornare buona anche per gli uomini di classifica che volessero recuperare qualche secondo o organizzare qualche imboscata perché chi non ha compagni forti in salita potrebbe ben presto rimanere isolato.

Pur dovendo superare un discreto dislivello nella prima parte (si scollinerà agli oltre 700 metri di Montezemolo dopo 32 km di corsa, e dopo un avvio subito in salita verso Cadibona), questa brevissima frazione strizzerà ancora una volta l'occhio agli sprinter che, con l'aiuto delle loro squadre, potranno ricucire anche un cospicuo distacco nel successivo tratto di pianura che porterà la corsa nel cuneese dove probabilmente potremo commentare un'altra volata a ranghi compatti.

Il terzo week end sarà ancora all'insegna delle montagne e si cominceranno ad assaggiare le Alpi, partendo da occidente. Prima però i corridori saranno attesi da un lungo tratto di pianura, quasi 140 km attraverso le province di Cuneo e Torino. In territorio valdostano il discorso cambierà nettamente: a Verrès comincerà il Col de Joux, salita lunga 22 km ma mediamente impegnativa solo nella prima parte (i primi 4 km avranno una pendenza media prossima all'8%), mentre tutto il resto dell'ascesa raramente supererà il 7-8%, attestandosi attorno a valori medi di poco superiori al 5%. La discesa verso Saint-Vincent e Châtillon presenta numerosi tornanti e farà da preludio all'ascesa finale che comincerà subito dopo. Anche qui non si parla di pendenze da capogiro (5.5% medio, 12% massimo per un breve tratto a circa 10 dall'arrivo) ma saranno pur sempre 27 km di salita durante i quali chi si dovesse trovare in giornata no sarà costretto a perdere parecchi minuti dagli avversari, ma a fine giornata i giochi per la classifica dovrebbero rimanere ancora abbastanza aperti.

Il menu della domenica, dopo aver attraversato senza particolari problemi la Brianza tra le province di Varese e Como, per un totale di 70 km facili, ne prevede altri 100 da mal di testa: il passaggio da Lecco è una sorta di spartiacque, e subito dopo i corridori affronteranno la salita di Valcava che abbiamo imparato a conoscere nella nuova versione del Lombardia. Trattasi di un'ascesa vera, di oltre 11 km all'8% medio ma che nell'ultima parte presenta diversi lunghi tratti in doppia cifra. Dopo la discesa verso Sant'Omobono verranno servite quindi in rapida successione le asperità di Berbenno, Forcella di Bura (entrambe abbastanza abbordabili) e Culmine di San Pietro (10 km molto duri nella prima metà, poi ben più pedalabili). In quest'ultima località ci troveremo a 25 km dal traguardo e i primi 17 saranno sostanzialmente in discesa, ma avranno qualche tratto di pianura o addirittura all'insù, in cui comunque sarà parecchio problematico recuperare distacchi accumulati in precedenza. Arrivati a Ballabio mancheranno poco meno di 8 km al termine e saranno tutti in salita, verso Piani dei Resinelli. I primi 2 saranno subito parecchio impegnativi e potranno frazionare pesantemente il gruppetto dei battistrada. Poi le pendenze si attenueranno un pochino, e si attesteranno attorno al 7%, ma sarebbe un errore sottovalutare, nel suo complesso, questa tappa, magari all'apparenza non impossibile, ma molto ben disegnata.

Il nome Falzes evocherà bei ricordi a Damiano Cunego che su questo arrivo confezionò forse la sua più bella impresa della carriera, nel 2004. Questa volta però, dopo il giorno di riposo, la tappa sarà molto più semplice di allora e non ci saranno asperità degne di tale nome prima della rampa finale (circa 3 km all'8-9% che si concluderanno qualche chilometro prima dell'arrivo) che con tutta probabilità taglierà fuori dalla contesa i velocisti. In realtà un dentello tra Bressanone e Rio Pusteria, se affrontato ad andatura sostenuta, potrebbe contribuire alla scrematura del gruppo, che in vista dell'arrivo esploderà sotto i colpi degli scattisti che vorranno mettere la firma su questo traguardo. Prima di allora nulla da segnalare nella strada che, salendo dolcemente, porterà la carovana dal Lago di Garda alla Val Pusteria, passando per i due capoluoghi Trento e Bolzano.

Dopo il dentello di Terento subito dopo la partenza si punterà a sud per dirigersi verso i circa 2200 metri del Passo Valparola, un'ascesa impegnativa solo negli ultimi 4-5 km. Una lunghissima discesa (il Falzarego da Caprile, per interdersi), con l'ultima parte in falsopiano, porterà la carovana ad Agordo, da dove gli atleti approcceranno l'impegnativo Passo Duran, 12 km con pendenza media dell'8%, ma con gli 8 km centrali che vedranno diversi tratti in doppia cifra e che fecero esplodere il Giro del 2005 sotto i colpi di Ivan Basso. Dopo la discesa verso Dont, si raggiungerà Selva di Cadore attraverso la più dolce Forcella Staulanza (12 km al 6.5% circa). Da lì ci si porterà all'arrivo di Cortina valicando il Passo di Giau dal suo versante più impegnativo. I chilometri dell'ultima ascesa di giornata saranno 10 e la pendenza media superiore al 9%. La vetta sarà posta a 17 km dall'arrivo e difficilmente in questo ultimo tratto si potranno sovvertire troppo le gerarchie stabilite dalla salita.

A differenza della passata edizione, questo Giro avrà la sua brava tappa per velocisti anche nella terza settimana. Dal Cadore infatti, si arriverà nella pianura trevigiana senza affrontare nessuna difficoltà, attraverso una strada che sostanzialmente non farà che scendere, seppur dolcemente. Gli sprinter che avranno saputo stringere i denti fino ad ora avranno una bella ricompensa e potranno ancora lottare per l'ultimo traguardo adatto ai loro mezzi.

Possiamo dividere questa frazione idealmente in due metà. I primi 100 km saranno abbastanza innocui, a parte la salita di Sella di Roa che comunque non dovrebbe comportare nessun tipo di selezione. Dopo essere entrati nella seconda metà comincerà l'interminabile Passo Manghen, 20 km al 7.5% medio, ma con gli ultimi sei costantemente in doppia cifra. Ma non sarà che un pur gustoso antipasto. Infatti, dopo la discesa e un breve tratto facile utile a riorganizzare le idee, si salirà verso il Passo di Pampeago che avrà in comune con l'omonimo traguardo di tappa delle edizioni del 2008, 2003 e 1999 (solo per ricordare le ultime) i primi 7.7 km al 10% (con la seconda parte più pendente della prima), a cui andranno aggiunti altri 2.7 km molto impegnativi e, in cima, il gruppo dei big potrebbe già essere ridotto all'osso. Ma mancheranno ancora 38 km per chiudere questo terribile "anello della morte", con il Passo Lavazé (poco più di 6 km all'8.6% medio ma con una prima metà parecchio ostica) che comincerà da Novale, dopo 8 km di discesa e successivamente l'Alpe di Pampeago classica che già abbiamo descritto. Un vero e proprio tappone che sicuramente lascerà il segno.

Mortirolo e Stelvio: bastano queste due parole per capire le difficoltà che attenderanno gli atleti in quest'altro tappone che seguirà il precedente solo di poche ore. Dalla Val di Sole si passerà all'alta Val Camonica attraverso il Passo del Tonale e poi, tramite l'Aprica, si giungerà in Valtellina dove verrà percorso una sorta di anello nel quale verrà affrontata la salita di Teglio, 6 km con pendenze importanti. Poco oltre Tirano, a Tovo di Sant'Agata si approccerà un versante inedito del Mortirolo, parallelo a quello classico di Mazzo, con il quale ha in comune la pendenza media superiore al 10%, anche se è molto più irregolare, specie nella parte finale, dove il tratto più duro (si tocca il 22% in vista dell'ultimo chilometro) è preceduto da qualche centinaio di metri addirittura in contropendenza. Dalla vetta si ritornerà ancora in Valtellina scendendo verso Grosio e si affronterà un lungo tratto di falsopiano, oltre 20 km, tutto a salire verso Bormio. Da lì cominceranno gli ultimi 22 km abbastanza costanti (la parte più impegnativa è proprio quella finale, ma si parla di pendenze quasi mai a due cifre) che condurranno gli atleti fino ai 2757 metri del Passo dello Stelvio, che sarà anche la Cima Coppi di quest'edizione. Dopo le interminabili fatiche di questa due giorni, sull'ascesa finale potrà succedere veramente di tutto.

L'ultima tappa, a cronometro, sarà identica a quella originariamente disegnata per la conclusione della passata edizione, prima dell'accorciamento causa elezioni amministrative. Si partirà quindi dal Castello Sforzesco, attraverso Corso Sempione, via Gallarate e Via Sempione si arriverà alla Fiera per poi tornare indietro verso Piazza Duomo alla quale si arriverà non prima di aver percorso un'ampio cerchio passando per Porta Ticinese, Porta Romana, Porta Vittoria, Porta Venezia e Piazza San Babila. Il percorso, manco a dirlo, sarà tutto pianeggiante e, in caso di distacchi inferiori al minuto, potrebbe ancora risultare decisivo per ribaltare le sorti della corsa o, perlomeno, per definire le posizioni nella top-10.

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