Crostis, Zomegnan spara a zero: «Team manager ambigui hanno manovrato nell'ombra. L'UCI non sa gestire i problemi, ciclismo in mano a codardi e incapaci»
- GIRO D'ITALIA 2011 [1]
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È un Angelo Zomegnan nero quello che ai microfoni della trasmissione Rai SiGira si scaglia contro un'UCI incapace di gestire i problemi del ciclismo, e contro certi team manager (ogni riferimento a Bjarne Riis è piuttosto palese) che - secondo il direttore del Giro d'Italia - hanno manovrato nell'ombra per giungere alla cancellazione del Crostis. Il quale «salta perché alcuni direttori sportivi dal comportamento ambiguo - ma questo non ci sorprende perché sono ambigui per natura, per scelta di vita - hanno fatto un'imboscata all'Unione Ciclistica Internazionale e hanno trovato in qualche impiegato di quarta categoria dell'UCI il ventre molle per indurre il presidente di Giuria a consigliare di non fare una salita e una discesa perché il preambolo era "mancava di sicurezza". Cosa che non è vera, cosa che respingiamo, tant'è che hanno mortificato una tappa e hanno mortificato soprattutto il grande atteggiamento propositivo dei nostri collaboratori del Friuli-Venezia Giulia. È una situazione che posso definire "che non dà fine al peggio", e sinceramente il ciclismo non merita di essere nelle mani di questi team manager e di questa UCI che non sa gestire i problemi eventuali nei momenti adatti. Il Giro d'Italia è stato presentato il 23 ottobre, sono state fatte tre riunioni tecniche il 5 maggio, il 17 maggio e anche successivamente, i problemi - se c'erano - erano stati affrontati; dopodiché la scelta di non salire sul Crostis è arrivata da quei direttori sportivi che gradiscono stare in auto con l'aria condizionata e il televisore acceso, venendo meno anche al codice della strada».
Zomegnan ha poi commentato lo stato della salita della discordia: «Il Crostis di adesso è una discesa in sicurezza, è una camera da letto: ci sono cuscini, reti... è la meno pericolosa di tutte le discese».
Quindi un giro d'orizzonte sulla situazione del ciclismo e sulle gravi distorsioni operate dall'UCI: «Io credo che il problema sta sempre nel manico, e quando le decisioni vengono prese per strada, a 400 km di distanza, non riguardano mai i problemi veri. Riguardano qualcosa che c'è sullo sfondo, che è il braccio di ferro in atto tra 11 gruppi sportivi e l'UCI, perché entrambi vogliono fare lo stesso business. L'UCI anziché essere la regolatrice dello sport vuole fare le squadre, vuole determinare le sorti delle squadre, vuole fare l'organizzatrice, vuole gestire i corridori attraverso parenti, amici, cugini, nipoti e figli; a questo gioco le squadre non ci vogliono più stare, vogliono dimostrare di avere potere. E quindi ogni piccolo ostacolo diventa il pretesto per inscenare delle sceneggiate deleterie al ciclismo stesso. L'anno scorso al Tour abbiamo vissuto le tremende giornate delle radioline, ma le radioline c'entrano minimamente, marginalmente in queste lotte di potere. Siccome ho la presunzione di non essere così stupido da cadere in questo loro gioco, dico soltanto che da una parte vedo dei codardi, e dall'altra degli incapaci».
Infine un appello ai tanti friulani che hanno sognato l'accoppiata Crostis-Zoncolan e hanno lavorato alacremente perché si potesse organizzare tutto nel migliore dei modi: «Mi sento di dover chiedere una cosa alla gente del Friuli: di voltare pagina, di capacitarsi come ci stiamo capacitando noi dell'accaduto, di non serbare rancore ed astio nei confronti della carovana del Giro d'Italia che è vittima di un braccio di ferro sciocco, e di correre tutti sullo Zoncolan ad applaudire i corridori che sono il nostro vero grande inestimabile patrimonio. Purtroppo ci sono dei patrimoni che sono gestiti da incapaci».