Di Rocco e Bettini durissimi nei confronti di Riccò
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«Non ci sono mezzi termini: per il suo bene, per la sua famiglia, per il bene del ciclismo Riccardo Riccò deve lasciare lo sport agonistico, deve uscire dal tunnel perverso in cui si è infilato, deve ritrovare se stesso, come persona, prima di tutto, come uomo. Ha fatto quello che ha fatto nonostante la condanna rischiando anche la vita e questo fa venire i brividi. L'amarezza è tanta, ma il caso è così particolare e terribile da indurci a riflettere su una crisi di valori che sarebbe riduttivo limitare al ciclismo o allo sport in genere. Qui non si tratta di consiglieri sbagliati, di apprendisti stregoni, della piovra occulta che stiamo tentando di combattere e sradicare. Siamo di fronte a un ragazzo malato dentro, intossicato da falsi messaggi - visibilità e successo a tutti i costi e con ogni mezzo - che gli hanno fatto perdere il senso della realtà, di ciò per cui vale pena impegnarsi, faticare e vivere. Il danno di immagine è enorme e la Federazione farà tutti i passi per tutelarsi. Ma il disastro morale è spaventoso». Si è espresso così il presidente della FCI Renato Di Rocco a commento della situazione in cui si è cacciato [7] il modenese Riccardo Riccò.
Anche il ct della Nazionale italiana Paolo Bettini non ha usato mezze misure verso il neocorridore della Vacansoleil: «Sono sempre uno che sta dalla parte dei corridori e se uno sbaglia penso sempre che gli si debba dare la possibilità di crescere dopo l'errore fatto - ha dichiarato il toscano all'ANSA - Ma quello che ha fatto Riccò è grave per tante cose. Lui ha giocato con la morte e con se stesso. La vita è la sua ma così facendo ha offeso la famiglia di Aldo Sassi».