Tour de Langkawi 2016: Le tigri malesi vengono tutte dall'Italia - Guardini, Mareczko, Palini: i nostri velocisti hanno fatto il pieno nella gara vinta da Janse van Rensburg

E anche la ventunesima edizione del Tour de Langkawi ha visto la sua conclusione. A vincere è stato Reinardt Janse van Rensburg, bravo a resistere in salita e capace di approfittare delle sfortune altrui: il sudafricano della Dimension Data segue nell'albo d'oro il compagno di squadra Youcef Reguigui, primo un anno fa: si realizza così un altra doppietta africana nella corsa malese a distanza di dieci anni, quando prima il compianto Ryan Cox e poi David George si portarono a casa la corsa equatoriale.

Come sempre è festa italiana: sei tappe su otto, Guardini dominante
Il percorso del Langkawi da sempre strizza un occhio (se non tutti e due) alle ruote veloci: se l'anno scorso vi furono sei volate, quest'anno il conto si è alzato fino a sette. Il comun denominatore tra le due edizioni è Andrea Guardini: il veronese ha ripetuto i quattro successi dell'anno scorso, quando ebbe a che fare con uno sprinter di caratura mondiale quale Caleb Ewan (che si fermò a quota due). Il velocista dell'Astana Pro Team ha dovuto guardarsi in questo 2016 non tanto da avversari di paesi lontani (una sola volata vinta da un non italiano, lo statunitense John Murphy) quanto dai "cugini" bresciani Jakub Mareczko e Andrea Palini, che gli hanno fatto sudare le proverbiali sette camicie.

Vincente nella prima, quinta, settima e ottava tappa, il ventiseienne che vive a Sant'Ambrogio di Valpolicella: il suo personale ruolino al Tour de Langkawi segna ventidue successi, conquistati fra 2011 (cinque), 2012 (sei), 2013 (uno), 2014 (due), 2015 (quattro) e 2016 (quattro), sui trentanove ottenuti tra i professionisti. Il veneto, come anticipato, ha dovuto superare la strenua concorrenza di Jakub Mareczko e Andrea Palini: lo sprinter della Southeast-Venezuela si è portato a casa la sesta tappa (frazione in cui Guardini era staccato) a cui si aggiungono due secondi e un terzo posto, mentre l'alfiere della SkyDive Dubai ha vinto la seconda tappa e si è piazzato una volta secondo e due volte terzo. Un podio se l'è portato a casa anche l'esperto Francesco Chicchi (Androni-Sidermec), secondo nella terza tappa vinta da John Murphy (UnitedHealthcare) mentre sfortunata è stata l'esperienza di Nicola Ruffoni: il venticinquenne della Bardiani CSF è caduto nella seconda tappa che l'ha poi costretto al ritiro.

López domina in salita: la vittoria pare sua, ma la malasorte lo colpisce
La lotta per la classifica generale si è ridotta direttamente ad una sola delle otto frazioni in programma, ossia la quarta, con l'arrivo posto a Tanah Rata, sulla strada che porta a Cameron Highlands. A vincere con un eccellente azione è stato Miguel Ángel López: il giovane colombiano dell'Astana Pro Team è stato capace di fare la differenza in una salita pedalabile, nella quale si sta decisamente meglio a ruota. Basti pensare che sono stati ben quindici i membri presenti nel plotone principale: il ventiduenne sudamericano è riuscito a guadagnare 35" su tutti loro, con l'eccezione del connazionale Daniel Jaramillo (UnitedHealthcare), che ha rosicchiato al gruppo 5" grazie ad un allungo nel finale.

"Superman" López si prepara, data la facilità delle rimanenti frazioni, a comandare dall'alto dei suoi 29" di margine su Reinardt Janse van Rensburg (Dimension Data) e dei 34" su Jaramillo. L'imprevisto che non ti aspetti arriva nella sesta tappa, la Putrajaya-Rembau: quando il gruppo sta scendendo dall'ultimo gpm di giornata, López è costretto a fermarsi per una foratura ai meno 7 km dal traguardo: il colombiano, benché assistito da Laurens De Vreese, non riesce a rifarsi sotto e taglia il traguardo con un gap di 35". Per questo, la maglia gialla cambia padrone e va sulle spalle di Janse van Rensburg con 11" di vantaggio su Jaramillo e 12" sullo sfortunato López.

Complice un buco di 4" nell'ultima tappa la graduatoria definitiva presenta Reinardt Janse van Rensburg con Daniel Jaramillo a 18" e Miguel Ángel López a 19". Giù dal podio, tutti a 23", il terzetto formato dallo spagnolo Francisco Mancebo (SkyDive Dubai), dal danese Jesper Hansen (Tinkoff) e dal britannico George Harper (ONE Pro Cycling). Guadagna due posizioni Ivan Santaromita (SkyDive Dubai), che piazzandosi settimo a 25" dal vincitore è il miglior azzurro. Due posizioni e 4" meglio di Luca Chirico (Bardiani CSF), entrato in top 10 proprio nella giornata conclusiva. Completano la prima pagina della graduatoria l'australiano Lachlan Norris (Drapac) e lo spagnolo Antonio Piedra (Funvic Soul Cycles-Carrefour), rispettivamente ottavo e decimo, giunti con il medesimo tempo di Chirico.

Un bilancio sulla corsa: troppe volate? E quanto manca Genting Highlands
Se nel decennio scorso il Tour de Langkawi pareva una corsa in crescita, altrettanto non si può dire ora, con la gara malese che sta vivendo una fase di stagnazione già da qualche anno a questa parte. Colpa di varie cause: in primo luogo la presenza di tante, troppe tappe pianeggianti fa in modo che la gara sia un appuntamento per i soli velocisti, con i big della classifica e le loro squadre impegnati altrove fra gare ed allenamenti. L'assenza che si protrae da due anni della salita di Genting Highlands a causa di importanti lavori stradali lascia un vuoto non riempito, vuoi per la difficoltà insita in tale salita vuoi per una discreta nobiltà da essa raggiunta fra le salite extraeuropee. La nascita e l'esplosione del trittico arabico (Dubai, Qatar e Oman) ha indubbiamente ridotto l'appeal del Langkawi così come la molteplice offerta di corse nel Vecchio Continente fa preferire a svariate formazioni una permanenza sul suolo europeo. La palla passa agli organizzatori: c'è la volontà di rendere l'edizione 2017 più attraente, magari con un percorso indurito e con una collocazione diversa, oppure a loro va bene mantenere lo status quo?