Tour de France 2015: Nibali, un passo avanti e mezzo indietro - Vincenzo ottimo sul Tourmalet, poi perde contatto dai migliori sull'ultima salitella
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Ieri la mazzata a La Pierre-Saint-Martin, oggi il traguardo di Cauterets: di per sé nulla di proibivo, ma con Aspin e Tourmalet già affrontati, anche il 10% dei Lacets de Cauterets che conducono all'omonima côte e quindi al traguardo possono essere letali per Vincenzo Nibali. Quello che ha ammesso di non essere neanche il fratello del Nibali 2014, un pesce rosso più che uno Squalo.
L'orgoglio di Vincenzo, un Tourmalet perfetto
Ieri era stato pungolato da Alexandre Vinokourov, che puntava alla reazione d'orgoglio del messinese, designando capitano dell'Astana il danese Jakob Fuglsang, più attardato di Nibali in classifica e non esattamente una garanzia. Vino voleva vedere il tricolore dell'Astana in testa al gruppo ed è stato accontentato prontamente: sul Tourmalet Tanel Kangert e Vincenzo Nibali hanno alzato il ritmo, scremando un gruppo dei migliori già ridotto a poche unità.
Pareva un Nibali diverso da quello visto ieri, ed a Mûr-de-Bretagne, emblema di una prima settimana di Grande Boucle sciagurata. Non che ci si possa inventare una condizione dall'oggi al domani, ma Vincenzo era parso ad ogni modo battagliero. Poi la Sky, con un Porte a pois ed il solito Geraint Thomas, aveva preso in mano la situazione, senza forzare.
Nessun attacco nella lunga discesa
Vincenzo Nibali era rimasto con i migliori fino in cima al Tourmalet e nella discesa erano in molti, forse troppi, ad attendersi un attacco alla maglia gialla. Attacco che non s'è verificato, con il plotone tutto che è sceso piuttosto tranquillamente, mentre davanti Rafal Majka era lanciato verso la vittoria di tappa.
C'è stato però un altro attacco: non in discesa, ma all'altezza dei Lacets de Cauterets. È l'unico tratto mediamente impegnativo della salita finale. Lì Bauke Mollema è partito deciso, Robert Gesink ha provato a seguirlo ed il gruppo ha inevitabilmente accelerato.
Cambio di ritmo a Cauterets e Nibali s'arrende
Niente. Quel cambio di ritmo è stato letale a Nibali, staccatosi da tutti, pure da Tanel Kangert. L'estone era rimasto con i migliori e solo dopo qualche secondo s'è accorto che Vincenzo era attardato, rialzato, demoralizzato. Vuoto, in una parola. Stesse immagini di ieri: la pedalata lenta, l'innesto del rapportino, la scorta forzata di Kangert, il messinese che sbuffa. La pianura finale poteva far pensare ad un rientro, più per il morale che per il distacco, ma nulla: alla fine il ritardo di Vincenzo è stato di un minuto esatto da Bauke Mollema e di 50" dal gruppo dei migliori.
Lo Squalo, pensieroso e sconfitto, non parla
Vincenzo non parla: come non aveva voglia di parlare alla partenza, così sfugge ai microfoni dopo l'arrivo, fiondandosi al bus Astana. Un Nibali pensieroso, immusonito, svuotato non si sa bene per quale motivo. Ora il Tour di Vincenzo, con quasi otto minuti di ritardo, dovrebbe cambiare radicalmente. Il Nibali che conosciamo attaccherebbe in salita, in discesa, cercherebbe un paio di vittorie parziali e via così. Ma questo non è il Nibali che conosciamo, bensì un lontano parente che fatica a tenere le ruote dei gregari. Più che le gambe ed i distacchi di Vincenzo, c'è la testa da mettere a posto. Svuotarla dai pensieri e poi via, ripartire.