Giro d'Italia 2015: Contador, un 10 senza lode - Le pagelle rosa di Paolo Viberti
- GIRO D'ITALIA 2015 [1]
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- Davide Formolo [5]
- Diego Ulissi [6]
- Elia Viviani [7]
- Fabio Aru [8]
- Giacomo Nizzolo [9]
- Leopold Konig [10]
- Mikel Landa Meana [11]
- Paolo Tiralongo [12]
- Philippe Gilbert [13]
- Philippe Gilbert [14]
- Richie Porte [15]
- Rigoberto Urán Urán [16]
- Ryder Hesjedal [17]
- Sacha Modolo [18]
- Steven Kruijswijk [19]
- Steven Kruijswijk [20]
- Tom Boonen [21]
- Uomini [22]
Alberto Contador - 10
Manca la lode perché il madrileno non ha vinto nessuna tappa e forse ha speso troppo in previsione delle ambizioni di accoppiata al prossimo Tour de France. Ma resta il corridore che più di ogni altro ha nobilitato questo Giro in ogni tappa e che ha vinto nonostante abbia avuto a disposizione una Tinkoff meno competitiva dei due corridori che lo seguono in classifica, Aru e Landa, appoggiati da un'Astana fortissima ma non sempre comprensibile nella sua condotta di gara. Magnifico.
Fabio Aru - 9.5
Senza la malattia virale pre-Giro, senza la cronometro anacronisticamente lunga e senza la crisi nel giorno del Mortirolo avrebbe lottato ad armi pari con il migliore specialista degli Anni Duemila. Ma i "se" non fanno palmarès, per cui il sardo resta comunque grandissimo per quello che ha fatto e non per ciò che avrebbe potuto fare. Godiamoci questo ragazzo che ha la stessa età di un certo Marco Pantani nell'anno della sua definitiva esplosione al Giro del '94, quando vinse a Merano e all'Aprica due tappe molto simili a quelle conquistate da Fabio a Cervinia e al Sestriere, risorgendo da un periodo di netto calo fisico. Commovente.
Mikel Landa - 9
È senza dubbio l'uomo mercato per eccellenza, essendo in scadenza di contratto con l'Astana. Tutto si deciderà nelle prossime settimane, perché non crediamo proprio che i kazaki terranno lui, Aru e Nibali per il prossimo anno. Uno dei tre farà le valigie e considerando il fatto che Aru ha già firmato la riconferma per il 2016... Il basco ha restituito la gratitudine che Martinelli gli aveva dato due anni fa - quando l'Euskaltel aveva chiuso i battenti - con una lealtà assoluta, non intralciando mai il cammino del puledro di casa, Fabio Aru, perché il Giro è una corsa italiana e richiedeva un exploit di un corridore del Bel Paese. Fedele.
Andrey Amador - 8
Il costaricense della Movistar ha sognato a lungo di essere il primo corridore del suo Paese a salire sul podio, ma la pronta reazione di Aru ha dissolto sul nascere ogni sogno di gloria. Amador ha sangue dell'Est nelle sue vene, perché la mamma è russa. Conosce dolore e onta, perchéè alla fine dell'anno 2010 nel corso di un allenamento in Costa Rica fu vittima di un'aggressione di alcuni banditi che lo derubarono e lo picchiarono a sangue. Oggi a quasi 29 anni ha sfiorato il primo podio di un grande Giro. Può sostituire Valverde come uomo di corse a tappe della Movistar, ovviamente dopo Nairo Quintana. Imprevedibile.
Ryder Hesjedal - 8.5
Mezzo voto in più rispetto ad Amador perché ha cercato più volte la vittoria di tappa ed è andato più forte in questo Giro che in quello vinto nel 2012, dove batté Purito Rodriguez. A mio avviso con l'olandese Kruijswijk merita l'Oscar della Combattività. Andato in crisi troppo presto, nella tappa di La Spezia, il canadese ha trovato forza e convinzione per rialzare il capo giorno dopo giorno, con una costanza che gli fa onore e che restituisce valore a quel trionfo rosa di tre anni fa, incomprensibile per molti (me compreso). Ed è un gran bravo ragazzo, Ryder. Attaccante.
Steven Kruijswijk - 8.5
Era venuto qui al Giro per fare classifica e terminerà al settimo posto soltanto perché non ha uno straccio di squadra al suo fianco. Già ottavo nell'edizione del 2011, è il primo olandese dopo Eric Breukink (un secondo, un terzo e un quarto) a veleggiare nelle zone alte della classifica rosa. Era reduce da due stagioni tribolate per infortunio, ma ha più volte animato la corsa con Hesjedal, cercando la vittoria di giornata. Caparbio.
Giovanni Visconti - 7.5
L'eclettico atleta della Movistar ci ha provato in tutte le salse a vincere una tappa e alla fine ha vinto la maglia blu di migliore grimpeur. Un riconoscimento particolare per un siciliano che nella sua carriera ha attraversato momenti davvero delicati sotto il profilo psicologico.
Leopold König - 7
È la testimonianza di quanto lacunosa sia stata la condotta della Sky in questo Giro. Partita con Richie Porte leader, la super-corazzata che spende 25 milioni di euro l'anno è la grande sconfitta di questo corsa, alla faccia del motorhome, dell'amuchina per gli ospiti, delle diete e della vita monastica. Alla fine, il Team del despota Dave Brailsford ha raccolto meno del previsto, mandando allo sbaraglio il ceco e dovendo ringraziare Viviani e Kiryienka per le due vittorie di tappa. Improvvisato.
Mauro Vegni - 5
Ha sbagliato a volere una cronometro troppo lunga, l'ho detto e lo ripeto. E a non dedicare una tappa ad Adorni, nei 50 anni del suo successo al Giro 1965, allora definito «la più bella vittoria dopo quella di Coppi ». Gli organizzatori hanno memoria corta. E il ciclismo è uno sport che non può prescindere dal passato e dalla memoria. Anche il passaggio sul Piave, nel giorno dei 100 anni dallo scoppio della Prima Guerra Mondiale, avrebbe meritato ben altra eco. Sbadato.
Spettatori maleducati - 3
Alludo a chi si è infilato con una bici a pignone fisso in mezzo al gruppo lanciato per la volata, oppure a colui che ha abbattuto Daniele Colli sporgendosi per fare una fotografia o ancora all'idiota visto più volte in mutande mentre sulle salite faceva il gesto di sparare in favore di telecamere o a chi ha seminato puntine da disegno lungo il conclusivo circuito milanese. Il ciclismo non ha bisogno di voi, ma continuerà a bussare all'uscio degli appassionati, perché lo sport del pedale è l'unico a entrare veramente nelle case, senza far pagare mai il biglietto ma garantendo spettacolo gratis. Ed è per questo che non morirà mai! Immortale.
Gli altri
Il colombiano Ciccio Urán (5) è arrivato al Giro con una tracheite accusata al Romandia ed è stato trafitto da una prima settimana folle. In crescita nel finale, ma troppo tardi. Richie Porte (4) non è atleta da tre settimane ed era in forma da gennaio. La sfortuna ha fatto il resto, l'eremitaggio nel motorhome lo ha scollato dal resto della squadra. Damiano Caruso (6.5) è finito ottavo e secondo italiano nella classifica generale, ma non ha mai avuto un guizzo. Giacomo Nizzolo (7.5) ha fatto collezione di piazzamenti ma ha portato a casa la maglia rossa della ricchissima classifica a punti. Philippe Gilbert (8) ha vinto due tappe, soffrendo nella prima parte ma reagendo con la classe infinita che lo contraddistingue. Anche Tom Boonen (2) è un ex iridato, ma dovrebbe vergognarsi per aver fatto da comparsa e di aver chiesto una deroga per prendere parte al Giro del Belgio dopo essersi ritirato prima delle vere montagne. Vivace ma solo, Elia Viviani (7), ritrovato Diego Ulissi (7), scoperto Davide Formolo (7), eterno Paolo Tiralongo (7.5) e rinfrancato Sacha Modolo (7.5): sono loro gli altri italiani vincitori delle altre tappe. Con i tempi che corrono, teniamoceli stretti. La Lampre (8) ha fatto un poker di vittorie con tre corridori diversi e la cosa inorgoglisce pensando che il team blu-fucsia è l'unico nel World Tour ad avere ancora una matrice italiana, pur con il 60% di capitale coreano.