Tour de France 2014: Tra vento e cadute, la Boucle di chi insegue - Pinot e Rolland perdono 1'. Van den Broeck salvo ma...
- TOUR DE FRANCE 2014 [1]
- Alberto Contador Velasco [2]
- Alejandro Valverde [3]
- Jurgen Van den Broeck [4]
- Mikel Nieve Ituralde [5]
- Pierre Rolland [6]
- Thibaut Pinot [7]
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Tante volte, quando ci si trova a parlare del Tour de France, si pone l'accento su alcune caratteristiche che la rendono, per tanti, la grande corsa a tappe più dura: il modo di affrontare ogni tappa, con velocità sostenute e la volontà di prendere le posizioni migliori in testa al plotone che però non tutti possono soddisfare e le tante insidie che possono nascondersi anche nelle frazioni più insospettabili, quando una banale caduta in un momento di distrazione oppure la presenza costante di vento forte in alcune zone, con possibilità di formazione di ventagli che possono care e mandare quindi a monte l'intero lavoro di preparazione durato diversi mesi.
Anche queste prime frazioni non hanno mancato di darci spunti importanti sotto questo punto di vista, con una differenza di approccio e di stile di guida della bici che ha coinvolto dapprima due tra i protagonisti più attesi, vale a dire Vincenzo Nibali e Chris Froome. Per il Vincenzo nazionale, splendidamente vestito di giallo, l'apporto di una squadra fin qui impeccabile è stato un ulteriore motivo da cui trarre gran morale, dopo aver conquistato le insegne del primato e affrontato queste prime tappe con il piglio del vero leader, dimostrando anche di sapersela cavare magnificamente su un terreno (il pavè della Roubaix) su cui teoricamente si sarebbe potuto trovare a pagare dazio. La dimostrazione di forza data ieri invece ci ha dato la dimensione di un corridore in grande condizione psicofisica, che gli ha consentito di distanziare in maniera importante anche un atleta notoriamente bravissimo a gestire la pressione come Alberto Contador. Tutt'altro discorso invece per Chris Froome: prima parte di stagione caratterizzata da problemi fisici, cadute fin dalle prime giornate del Tour, sicurezze che pian piano venivano meno fino al doloroso e mesto ritiro dalla Grande Boucle. Il tutto condito anche dal dualismo interno con Bradley Wiggins che di sicuro in alcuni momenti dell'anno non ha ulteriormente giovato all'anglo-kenyano sotto il profilo della tranquillità.
Come si può notare quindi determinate situazioni possono mettere in difficoltà anche i campioni più affermati, obbligati quotidianamente a sforzi psicologici supplementari per non rischiare di trovarsi a perdere terreno prezioso o, peggio, dover dire addio a qualsiasi ambizioni. Proprio per questo alcuni atleti attesi da tempo al definitivo salto di qualità non vi sono riusciti ancora (in parte o del tutto) a giungere per le difficoltà spesso incontrate in tappe apparentemente innocue e che poi si sono riverberate in maniera decisiva sulla classifica generale. La tappa odierna ci ha detto ad esempio che anche questa volta Pierre Rolland e Thibaut Pinot dovranno disputare una Grande Boucle tutta all'insegna della rincorsa con un minuto pagato (59" per la precisione) a tutti gli altri diretti contendenti per la classifica generale, distacco pesante se si considera la distanza in cui si sono venuti a creare i ventagli (meno di 15 chilometri alla conclusione) sulla strada verso Reims.
Se in altre circostanze anche le prove contro il tempo (prologhi, cronometro intermedie) contribuivano in maniera decisiva a rendere difficilissimo il competere anche per un posto sul podio, l'avvio di questo Tour de France (tappa di ieri a parte) aveva mostrato segnali confortanti e la presenza di una sola cronometro da qui alla conclusione, per giunta collocata nel penultimo giorno di gara e su un percorso neppure troppo favorevole agli specialisti pure, imponeva sicuramente un'attenzione maggiore. Invece Rolland, che viene da un ottimo Giro d'Italia (ci ricordiamo anche i messaggi d'amore mandati alla corsa rosa da Pierre), ha pagato un ulteriore gap a quello già accumulato verso Arenberg ed ora si ritrova in 35esima posizione con ben 6'17" da recuperare a Nibali. Non è la prima volta che il leader della Europcar si trova in una simile situazione, se è vero che vento e cadute ne avevano già condizionato la gara a Chateauroux nel 2011,Metz nel 2012 e Saint-Amand-Montrond lo scorso anno mentre nella tappa di Bagneres de Bigorre perse terreno dopo aver attaccato fin dalle prime fasi della tappa. Proprio la condotta garibaldina, che tanto piace ai suoi sostenitori e non solo però rischia di rivelarsi insufficiente per ribaltare le sorti di una gara che può rivelarsi per buona parte compromessa, con l'unico obiettivo plausibile che rischia quindi di diventare quello di una posizione tra i primi 10, affiancata magari da una bella vittoria di tappa.
Discorso affine per Thibaut Pinot: dopo essersi difeso discretamente finora, il minuto perso oggi certamente non ci voleva in prospettiva tappe alpine e lo pone in una situazione momentanea di 3'24" di ritardo da Nibali. Moralmente poi per Pinot affrontare le prime tappe di montagna in una buona posizione poteva essere molto importante se si considerano i problemi psicologici che ne avevano di molto condizionato il rendimento nell'ultima edizione, con un blocco mentale che lo colpiva soprattutto nell'affrontare le discese ad elevata velocità. Logico che dopo una buona Vuelta ed altre prestazioni confortanti quindi si auspicherebbe anche un piglio diverso nell'affrontare un certo tipo di tappe. Per la FDJ poi la giornata odierna non si può sicuramente definire tra le più fortunate, viste le cadute in cui sono rimasti coinvolti altri membri del team, su tutti Arnaud Démare che avrebbe avuto un'ulteriore occasione per provare a lasciare il segno: prima il ruzzolone che l'ha visto protagonista a circa 80 km dalla conclusione, con conseguente inseguimento e dispendio di forze e poi la creazione di ventagli nel finale l'hanno costretto ad accantonare momentaeamente i sogni di gloria ed anche per lui lasciare un segnale importante in questo Tour nelle frazioni più adatte agli sprinter potrebbe essere un bel toccasana.
Tornando agli uomini che questo Tour vogliono provare a vincere non possiamo poi non spendere due parole su Jurgen Van Den Broeck: il belga attualmente è messo bene (sesto a 1'45" da Nibali) ma già nella tappa di ieri una caduta nel momento topico della gara gli ha impedito di restare agganciato al drappello della maglia gialla e quindi di provare a guadagnare qualche secondo importante su tutti gli altri diretti avversari ed il fatto che oggi, in una giornata ancora segnata dai capitomboli, sia riuscito a salvarsi è da vedersi in un'ottica senz'altro positiva. É però innegabile che questo genere d'imprevisti abbia finora condizionato in maniera determinante la carriera del leader della Lotto-Belisol, già costretto ad abbandonare due volte in precedenza la Grande Boucle a causa di altrettante rovinose cadute, a cui seguirono edizioni in cui seppe sfiorare addirittura il podio. Se riuscirà ad affrontare questo genere di tappe con una maggiore concentrazione e abilità nel limare possiamo stare certi che per il podio anche lui sarà un pericoloso contendente, anche se la carta d'identità comincia a giocare a suo sfavore.
Come si perde malamente un Tour l'ha anche sperimentato più di una volta anche Alejandro Valverde ed il murciano quest'oggi è riuscito ad uscire indenne dall'insidioso finale, anche se i 2 minuti persi ieri da Nibali hanno indubbiamente complicato la sua rincorsa al primato. Il ritiro forzato di Froome lo pone ora in una situazione ideale per tentare l'assalto almeno al podio e sarà quindi necessario non vivere giornate come quella dello scorso anno a Saint-Amand-Montrond che hanno portato poi solamente rimpianti. Per di più il non dover dividere la leadership con Nairo Quintana lo pone nella condizione di avere l'intera squadra al proprio servizio.
In tema di spagnoli umore non dei migliori sia per Contador che per Nieve: il madrileno viene da una giornata in cui è uscito male dal confronto con Nibali e compagnia ed oggi ha dovuto far fronte ad un'altra tegola con il ritiro, causa caduta, di Jesus Hernandez, uno dei suoi fedelissimi. Considerando che la sua Grande Boucle era già partita con la rinuncia del team a Roman Kreuziger per le note vicende e con un Majka portato al Tour senza però avere la stessa condizione del Giro d'Italia, il fuoriclasse di Pinto potrebbe trovarsi a vivere una situazione di pericoloso isolamento nelle frazioni decisive da qui in avanti, a cui potrebbe trovarsi a far fronte solo con qualche colpo di fantasia. Il basco della Sky invece potrebbe essere un sicuro protagonista in montagna ma il gap accumulato sia ieri che oggi (anche per lui un minuto causa ventagli) gli impediranno di costituire una valida alternativa a Richie Porte, nuovo capitano dopo la forzata rinuncia a Froome. Per giunta anche la Sky e lo stesso Porte hanno dovuto fronteggiare una nuova defezione perdendo in una caduta Zandio, con i britannici che quindi si ritrovano a questo punto già in sette.
Nessuna velleità e approccio rilassato invece per Joaquim Rodríguez, uscito già abbondantemente di classifica e con il pensiero rivolto probabilmente all'ultima settimana per cercare un successo di tappa e alla Vuelta, a cui cercherà di arrivare in condizione ottimale. La sua posizione costantemente a fondo gruppo finora l'ha messo al riparo da situazioni antipatiche ma in fondo Purito, per quest'anno, ha già pagato abbondantemente dazio.