Strategie FCI...: L'uso di Facebook ai tempi di Renato Di Rocco - Marketing federale: siamo alle comiche
La prossima volta che sentirete quel trombone di Renato Di Rocco lamentarsi per le varie problematiche che impediscono, ahilui!, al povero derelitto ciclismo italiano, vittima di mille nemici interni ed esterni, di avere un sano capitolo d'entrata in corpose sponsorizzazioni, siete autorizzati a spernacchiarlo in sol maggiore.
Grande, annosa questione, quella degli sponsor che la Federazione Ciclistica Italiana non riesce ad avvicinare e coinvolgere, e dai quali non sa far sostenere finanziariamente le proprie attività. Non ci sono soldi! La crisi! La congiuntura! Il doping! Ci ho avuto la malattia che m'ha frenato!
Tutte balle. La verità, cari lettori, è che dovete sgomberare il campo da tutte queste risibili scuse, e prendere atto della totale incapacità della FCI a drenare risorse economiche che non siano di natura pubblica; sì, insomma, facile ricevere la paghetta dal CONI e limitarsi ad amministrare quella. Quando - come capita - i soldi dall'alto piovono in misura minore, si inizia a tagliare tutto, continuando a spendere male, senza avere la capacità di capire che si possono trovare fondi altrove. Certo, per farlo bisogna essere bravi.
Bravi, o interessati allo sviluppo della disciplina che si gestisce; ma a Renato Di Rocco, francamente, cosa gliene può infischiare del ciclismo italiano? Gli basta salvaguardare le posizioni di potere che si è conquistato nell'arco dei decenni, tutto il resto può anche andare in malora, e se il popolo non ha pane, che mangi le brioche.
Cosa ha scatenato questa invettiva contro il presidente della FCI è presto detto. L'abbiamo scoperto su Ciclismo-Online, e ammettiamo lo stesso sconcerto del collega Matteo Romano di fronte a tale novità: veramente difficile da crederci, fino a quando non si capita nella pagina Facebook della Ciclistica Servizi srl, ben nota società di servizi di proprietà della Federazione. Ebbene, in questa fanpage si vendono solitamente le magliette della Nazionale italiana; ma da qualche giorno si fa pure altro: si cercano sponsor.
Come? Con una raffinatissima strategia di marketing che ha preso le mosse lo scorso 7 febbraio, nella forma di un post in cui la responsabile della pagina invita i suoi "seguaci" a darle una mano: «Ufficiale: dal prossimo Mondiale 2014 non avremo più Skoda come sponsor..... la maglia, se non troviamo un altro sponsor che la sostituisca, uscirà solo con il marchio Castelli! Quindi, aiutatemi a cercare un altro sponsor!!!!!!!».
Ricapitoliamo: la Federciclismo perde il suo sponsor principale, e quali sono i potenti mezzi che mette in campo per ovviare? Una disperata richiesta su Facebook, rivolta agli utenti che lì comprano le magliette federali, e che - evidentemente avendo instaurato nel tempo un rapporto amichevole con la responsabile (la simpatica Barbara) - non fanno mancare effettivamente suggerimenti, citando tutta una serie di aziende e marchi.
Il dialogo che ne consegue è ai limiti del surreale, riportiamo per stralci le disarmanti risposte di "Ciclistica Servizi" agli utenti.
Quanto investire? «diciamo che rispetto alle richeiste di una volta tutti si sono ridimensionati!!! considera che il valore di una maglia varia a seconda delle specialità e della visibilità.....!».
Sì, ma quanto? «in relazione alla visibilità che lo sponsor la cifra può variare da un minimo di 15.000,00 € a salire.... nella maglia, per esempio, ci può essere la posizione di 1^ o 2^ sponsor (fa la differernza quanto a visibilità) se elite, yuniores, prof. , strada o pista (dove non c'è visibilità televisiva...) uomo , donna (ahimè sono meno seguite rispetto agli uomini...) si puà decidere di fare solo pista, o solo strada o fuoristrada o tutto quanto....».
Pinarello? «Pinarello è già nostro sponsor....! ma di soldi non se ne parla!! Tu pensi che non gli abbia proposto quanto tu scrivi??».
Fiat? «la Fiat è stata già contattata.... ma non è intressata!!!».
Aeronautica Militare? «e cosa c'entra l'aeronautica??».
Allora Alitalia! «Alitalia con tutti gli esuberi che ha, in fase di essere venduta, secondo te può dare sponsorizzazioni??».
Però [sempre Alitalia] continua a fare pubblicità... «sui cartelloni.... e in televisione... non nell'ambito sportivo dove la visibilità televisiva è ridotta..».
Ducati, Piaggio? «a piaggio non interessa... la ducati è con Telecom».
Qatar Foundation? «grazie, non avevo preso in considerazione la Qatar... vado a vedere ! (se hai qualche riferimento... non mi offendo!!!)».
Io lavoro alla Merloni... «mi sapresti dare qualche riferimento, così invio loro una presentazione? Grazie tanto».
Fiat Chrisler? [Aridaje!] «la Fiat già ci ha detto NO!!!!».
Campagnolo? «Campagnolo non può perché abbiamo già Pinarello....».
Unicredit? «Unicredit non sponsorizza noi..... !».
Banca Popolare di Milano? «hai qualche contatto?? Anche se la vedo dura... visto che mi pare sia stata una delle banche che non ha liquidato i BTP in scadenza... o sbaglio banca??».
FSA? «già nostro sponsor con prodotti!!!».
Scavolini? «OK PROVO...».
Audi? «l'Audi fa parte del gruppo volswaghen a cui apparteneva Skoda. L'ordine di scuderia è stato di uscire dal Ciclismo!!!».
Fino al gran finale, tra il lamentoso («grazie a tutti ragazzi!!!! Ma ahimè, è molto difficile trovare chi investe nel ciclismo... tutte le aziende che carinamente mi avete citato, sono già state intervistate e, molte non hanno nemmeno risposto, molto educatamente.... altre hanno chiaramente detto che il budget era terminato (o forse mai avuto) e che il ciclismo non è il loro volano pubblicitario....!!!!! forse glaxo potrebbe avere budget... ma è una casa farmaceutica..!») e l'esaltato dai potenti mezzi della rete («bello avere opinioni da parte degli amanti del ciclismo... ognuno ha dato il nome di un'Azienda che vorrebbe vedere sulla maglia da indossare...!!!! si vede che il ciclismo è seguito!!! grazie a voi è una meravigliosa realtà!!»).
Ma meravigliosa realtà de che, cara Barbara? Sia chiaro che non ce l'abbiamo con la signora, ognuno dà quel che può, non è certo lei il bersaglio di questo scritto. Il bersaglio sta più su, perché risulta evidentissimo, agli occhi di chi legge, quali siano non solo le modalità, ma l'intera filosofia che soggiace a una tale condotta: il dilettantismo più puro mandato allo sbaraglio, senza un progetto reale, senza un piano, senza un'idea, senza uno slancio creativo.
Vi pare possibile che una delle nazionali più importanti del ciclismo debba penare in questo modo per avere un pezzo di scritta sulle proprie maglie? E che debba esporsi così al ridicolo, mettendo in piazza tutte le difficoltà di una ricerca che, se è condotta in questi termini, è chiaramente destinata a non avere successo?
La Federciclismo confonde il marketing (dar valore al proprio marchio e guadagnarci su) con il merchandising (vendere i prodotti col proprio marchio), affida l'una cosa e l'altra a una non meglio identificata signora, e tira a campare. Ma è questo il modo di vendere - a livello di comunicazione - un prodotto? È questa la maniera di fare branding? Branding, ovvero: prendi una cosa, rendila figa, desiderabile, vincente, e vedrai che fuori ci sarà la fila di quelli che vogliono associare il proprio nome a questa cosa.
No, questi sono concetti troppo eterei per chi gestisce il carrozzone federale. Troppo moderni! Che importanza possono avere, quando per essere rieletti non è più necessario far andare bene la baracca, ma basta avocarsi - con prebende varie - i voti di pochi delegati pronti a tutto pur di salire sul carro del vincitore?
Poi magari qualcuno, a Roma, avrà anche il coraggio di chiamarla "campagna di fund raising", ammesso che qualcuno in Federazione sappia cosa vuol dire. Una campagna di fund raising degna di una sagra di paese, senza dubbio. Una cosa che ci ricorda il porta a porta dei comitati organizzatori per avere 5 euro da ogni concittadino in vista della festa del santo patrono, e che invece non ci fa minimamente venire in mente una strategia di comunicazione degna di una federazione importante come dovrebbe essere quella ciclistica.
Ma come, risponderà qualche fedelissimo di Di Rocco, abbiamo lanciato questa ricerca sui social network, che sono il massimo della modernità, e voi vi lamentate? Ai lettori il pietoso giudizio su un tale uso di Facebook... La distanza tra quel che dovrebbe essere (campagne veramente innovative, e su internet ne sarebbero possibili a centinaia, insomma, non siamo noi che dobbiamo dare suggerimenti a questa FCI, ma diamine, come si fa oggi a non sapere che ci sono tante modalità per drenare risorse nel campo del marketing? Come si fa a non affidarsi a una società leader del settore?) e quello che, miseramente, è (la farsa che qui abbiamo riportato), è siderale; o anche solo direttamente proporzionale all'inadeguatezza di questa classe dirigente del ciclismo italiano.