Tirreno-Adriatico 2013: E Sagan resta stratosferico - Cannondale determinante, lo slovacco fa paura a tutti
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La fa facile, Peter Sagan. Pure troppo facile. Ricapitolando: lo slovacco (non lo definiremo 'fenomeno' per non ripeterci, né etichettare Peter) soltanto venerdì aveva messo in fila, a Narni Scalo, buona parte dei migliori velocisti in circolazione. Cavendish, Greipel, Ciolek, Goss, in un sol colpo erano tutti finiti alle spalle del 23enne di Zilina. Se le grandi e medie montagne come Prati di Tivo ancora non sono nelle sue corde né nelle sue gambe, oggi ha fatto capire che in tappe che s'ispirano ad una Liegi in miniatura ci sa stare benissimo, con i primi.
E pensate, le vince pure, queste tappe; lo fa baciando i suoi bicipiti bagnati dalla pioggia («Oggi sono serviti quanto le gambe. C'erano pendenze quasi del 30%, ho dovuto lavorare di braccia per tenere il ritmo. Meritavano un ringraziamento...», dirà lo slovacco), atteggiamento quasi adolescenziale di chi si ritiene superiore agli altri e si bulla. La differenza tra Sagan e gli altri è che Peter, un'esultanza tamarra come quella, se la può certamente permettere, perché per lui prima parla la strada, poi l'esibizione post gara, un teatrino a cui lo slovacco ci ha abituati sin dallo scorso Tour de France.
Ma oggi il punto non è come esulta Peter Sagan, piuttosto è interessante capire dove esulta ed esulterà. Dopo aver avuto le forze di seguire Nibali, tra muri e discese bagnate attorno a Sant'Elpidio a Mare, Peter Sagan non può non essere il favorito d'obbligo della Milano-Sanremo. Lo era già un mese e mezzo fa, quando dominava in Oman, lo è a maggior ragione oggi, dopo aver fatto capire di potersela giocare in quasi ogni arrivo (escludiamo le grandi salite, come detto). C'è una volata? Sagan batte i velocisti più forti del mondo. I muri marchigiani provocano una grande selezione? Ecco Peter andare dietro a Nibali e Joaquim Rodríguez, con quest'ultimo specialista delle rampe di garage, mentre il primo vola (anche) in discesa.
Immedesimandoci negli avversari di Sagan per la Sanremo di domenica prossima, saremmo piuttosto scoraggiati: in una corsa già di per sé particolare, non si potrà attendere la volata, né rischiare facendo la selezione, perché potrebbero trovarsi con lo slovacco, fischiettante, a ruota. Dice, bisognerà isolarlo. A parte che Sagan sa correre benissimo anche con meno di un paio di compagni di squadra a fianco, è proprio il gruppo che aiuta ulteriormente Peter. Oggi, con una fuga in atto difficile da andare a riprendere (il vantaggio dei battistrada era di 2'50"), mentre l'Astana di Nibali perdeva via via i vari Agnoli, Gruzdev, Kessiakoff e Tiralongo, per fare quattro nomi di uomini di peso, Sagan metteva alla frusta la sua Cannondale (sì, diciamo "sua". Sarebbe un'ingenuità pensare che i ragazzi di Amadio non corrano per lo slovacco, appena c'è un'occasione), che con sette uomini sette ricuciva sulla testa della corsa.
Una squadra forte unita ad un corridore formidabile portano al successo, e quello di oggi è uno dei tanti, tantissimi che verranno nella carriera dello slovacco. Se la Sanremo è il primo, grande obiettivo di Sagan (e tutt'altro che irrealizzabile), il resto della primavera potrebbe riservare allo slovacco non pochi sorrisi. Alla Gand-Wevelgem ha già fatto 2° nel 2012, a Fiandre ed Amstel, conclusi dodici mesi fa rispettivamente al 5° ed al 3° posto, con maggiore attenzione quest'anno potrà vincere. La Roubaix non è nei suoi piani (l'ha già corsa nel 2011, da neopro', la correrà ancora in futuro), così come la Freccia e la Liegi.
È proprio sulla Doyenne che ci vorremmo concentrare. Già, perché se fino a ieri si diceva che Sagan era poco adatto alla più antica delle Classiche, dopo la prova di oggi, con strappi al 30%, tempo da lupi ed avversari agguerriti, si è visto un Sagan che ad una Liegi potrebbe arrivare benissimo con i primi. Di certo c'è la questione chilometraggio - oggi si correva su 209 km, una Liegi si aggira sui 260 - ma il problema, per un talentuoso 23enne come lui, non può essere insormontabile, anche alla luce delle ottime prove già fornite su chilometraggi simili, a Fiandre, Gand ed Amstel.
C'è poi l'affiatamento con la squadra tutta ed in particolare con Moreno Moser: già avemmo modo di discutere di questo feeling particolare tra lo slovacco ed il trentino dopo la Strade Bianche in cui i due occuparono 1° e 2° posto (Moreno su Peter). Quando Moreno non lavora per Peter (com'è invece accaduto oggi), lo libera dal marcamento a uomo degli avversari, e così la Cannondale ha due opzioni quasi sempre spendibili, nonché terribilmente efficaci.
Insomma, una squadra ben strutturata, un compagno di talento come Moreno Moser più tutto il contorno aiutano ed aiuteranno quella forza della natura che risponde al nome di Peter Sagan a far sembrare facile ogni vittoria. Anche, in un futuro più o meno remoto, alla Doyenne. Scommettiamo?