Giro d'Italia 2012: Giù dal podio e giù di corda - Un'Italia deludente e declinante
- GIRO D'ITALIA 2012 [1]
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- Damiano Caruso [6]
- Damiano Cunego [7]
- Dario Cataldo [8]
- Domenico Pozzovivo [9]
- Ivan Basso [10]
- Joaquim Rodríguez Oliver [11]
- John Gadret [12]
- Michele Scarponi [13]
- Mikel Nieve Ituralde [14]
- Paolo Tiralongo [15]
- Rigoberto Urán Urán [16]
- Roman Kreuziger [17]
- Ryder Hesjedal [18]
- Serge Pauwels [19]
- Sergio Luis Henao Montoya [20]
- Sylwester Szmyd [21]
- Thomas De Gendt [22]
- Valerio Agnoli [23]
- Uomini [24]
Era accaduto nel 1972, si era ripetuto nel 1987, nel 1988 e ancora nel 1995: nelle 95 edizioni che scrivono la lunga storia del Giro d'Italia, questa è la quinta volta che sul podio finale non c'è neanche un corridore italiano. Un segnale d'allarme, forse; un segno dei tempi che corrono, sicuramente.
Ormai è da almeno un paio d'anni che si mette in evidenza e si ripete come il ciclismo italiano stia attraversando un periodo non dei più brillanti, ma nel fare tutte le considerazioni del caso ci si poteva sempre aggrappare al Giro come àncora di salvezza: ironia della sorta, proprio nell'anno in cui c'è stato un bel risveglio nelle classiche in cui tanto si soffriva, è arrivata questa battuta a vuoto nel primo grande giro della stagione, proprio la corsa che più ci aveva sorriso negli anni.
Come detto, però, questo risultato dev'essere solo in parte preso come un campanello d'allarme: il bilancio di sei vittorie di tappa, una maglia vinta e quattro corridori piazzati tra i primi 10 della classifica finale ha in sé segnali positivi e di speranza in prospettiva futura (Ferrari, Brambilla, Caruso, Guardini, Rabottini...) ma anche tanti aspetti negativi. Un fatto sicuramente non incoraggiante è che i nostri quattro corridori di classifica migliori siano non più di primissimo pelo: Ivan Basso va per i 35 anni, Scarponi ne farà 33 a settembre mentre Cunego e Pozzovivo ne compiranno rispettivamente 31 e 30 tra pochi mesi.
Sicuramente non è il momento di dare per morto uno di questi corridori, ma di certo Basso e Scarponi sono state due delusioni abbastanza importanti di questo Giro. Tra questi due chi è uscito peggio da questa corsa rosa è proprio Ivan Basso perché, seppur molto convinto delle proprie possibilità di essere ancora protagonista in futuro, è quello che più di ogni altro deve fare i conti con la carta d'identità: dopo il Giro d'Italia vinto nel 2010, Ivan non è riuscito ad ottenere ciò che sperava nei tre grandi giri successivi disputati. Adesso Basso si schiererà al via del Tour de France e forse da lì si capirà già qualcosa di quello che potrà essere la sua stagione successiva: finora la squadra gli ha sempre dato massima fiducia e lo ha sostenuto in un modo veramente clamoroso, ma difficilmente i ragazzi della Liquigas saranno motivati ancora all'idea di tirare per tre settimane per non ottenere nulla.
Dalle prime interviste realizzate al termine del Giro d'Italia, invece, Michele Scarponi sembrava lui per primo molto deluso da come sono andate le cose in questa corsa in cui tutti lo davano per favorito e in cui aveva la pesante (e forse non troppo gradita) responsabilità di essere considerato come il "vincitore uscente" che doveva confermarsi ad ogni costo. Rispetto a Basso, lui avrà molto probabilmente un paio di edizioni in più ad alto livello, ma anche per lui le occasioni saranno sempre meno e quella di quest'anno sembrava veramente molto ghiotta: le gambe per salire sul podio forse le aveva e poteva quindi ottenere qualcosa di più.
Diverso il discorso per quanto riguarda Damiano Cunego e Domenico Pozzovivo. Sul primo bisogna dire che in questa corsa rosa non è mai stato al livello dei più forti in salita, ma ha saputo indirizzare il destino dalla sua parte con coraggiosi attacchi in discesa: in assoluto il settimo posto (diventato poi sesto) al Tour 2011 è stato un risultato estremamente migliore, ma il fatto di aver chiuso bene due grandi giri consecutivi può dargli una bella iniezione di morale e fiducia. Per quanto riguarda Domenico Pozzovivo, è colui che forse può avere ancora qualche piccolo margine di miglioramento, se non altro perché questo è stato il suo miglior Giro e perché correndo in una Professional può essere stato spremuto un po' meno negli anni scorsi; la gioia della vittoria di Lago Laceno può aver fatto sì che si sentisse un po' appagato già da quel momento, anche se dobbiamo ricordare che il lucano il picco di forma l'ha avuto al Giro del Trentino, vinto qualche giorno prima della corsa rosa.
Se escludiamo Vincenzo Nibali, la cosa più preoccupante del ciclismo italiano in ottica grandi giri è il pesante vuoto generazionale nella fascia di età che va dai 25 ai 30 anni. A tal proposito il Giro d'Italia appena concluso ha probabilmente ridimensionato un po' i sogni futuri di Dario Cataldo per quanto riguarda le grandi corse a tappe: il 27enne abruzzese della Omega Pharma-Quick Step ha chiuso 12° a 11'59" da Hesjedal, non un brutto piazzamento in sé ma sostanzialmente in linea con quanto visto negli ultimi due anni e quindi senza i miglioramenti che ci si attendevano.
Se mettiamo da parte la classifica generale e ci focalizziamo sulle singole tappe troviamo anche qui diversi voti negativi: quelli da cui ci si attendeva di più erano i corridori da classiche, Alessandro Ballan e Filippo Pozzato in particolare. Il veneto della BMC è stato forse quello più deludente: subito prima del Giro aveva vinto il Giro della Toscana ma durante la corsa rosa non è mai riuscito a entrare in una fuga o ad ottenere un piazzamento di tappa nei primi 20: l'unico scattino è stato nel finale della frazione di Montecatini ma è stato davvero troppo poco per lui (pur riconoscendo la difficoltà di chi punta alle classiche del pavé di presentarsi al via del Giro con una buona gamba).
Invece Filippo Pozzato è stato abbastanza sfortunato: il vicentino della Farnese Vini però ha oggettivamente fatto poco (e forse poco avrebbe fatto viste le tappe che rimanevano) fino alla caduta nel finale di Frosinone che lo ha costretto ad un nuovo periodo di stop in un momento importante della stagione. Ancora più sfortunato invece è stato il campione italiano Giovanni Visconti che era arrivato al Giro con una bella condizione, ed il terzo posto sullo spettacolare traguardo di Assisi lo confermava: la brutta crisi, ancora non chiarita, che lo ha costretto al ritiro nella tappa di Pian dei Resinelli non ci voleva perché il siciliano avrebbe ancora potuto ottenere qualcosa di molto interessante, magari sull'arrivo di Falzes.