Ecco le dichiarazioni dei protagonisti al termine della nona tappa del Giro d'Italia.
Francisco José Ventoso Alberdi (Movistar)da Raisport
«Ho risparmiato molte energie durante la scorsa settimana. Oggi c'era un arrivo così difficile, strappi, l'ultima curva insidiosa, dove molti sono caduti. C'era spazio per fare la volata ed ho tenuto la velocità alta. Stamane il mio compagno Giovanni Visconti mi ha detto che era la mia giornata. È andata così! Ho vinto, ci ho creduto, sono felicissimo. Finale difficile? Sì, ma credo che fondamentalmente la gente non guardi la cartina. C'erano molti che erano all'interno della curva e non si accingevano proprio a farla. Io ho fattto la curva, ho disputato la volata ed è andata bene».
«Ho sbagliato io perché ho preso paura quando Goss s'è allargato all'ultima curva. Ho visto all'ultimo che la curva chiudeva così tanto ma sai, quando sei lì si è sempre a tutta. Chiedo scusa a coloro che son caduti, è colpa mia. Mi scuso con Goss che oltretutto è un amico e spero non si sia fatto troppo male. Sono sempre il primo a lamentarsi quando la gente rischia troppo, oggi ho rischiato io, mi dispiace. Ho picchiato il fianco ed il polso, mi fa un po' male. Vediamo stasera in che condizioni sarò».
Fabio Felline (Androni-Venezuela)da Raisport
«A 5 km dalla fine stavo bene, non pensavo la tappa fosse così ma quando ho visto i velocisti in difficoltà ho creduto che fosse la giornata buona. Volevo star davanti fino all'ultimo. Avevo studiato bene l'arrivo. All'ultima curva vedo tutti che stanno a destra mentre io ero a sinistra. Sono andato a disputare la volata in rimonta. Pazienza. Non bisogna lamentarsi, è andata così. Sono qui per fare qualcosa di buono, oggi ci sono andato vicino».
Ryder Hesjedal (Garmin-Barracuda)da Raisport
«La maglia rosa è il prodotto di tanto lavoro duro. Magari ci si avvicina a conquistarla ma quando la si indossa la si apprezza e sicuramente dà più forza per conservarla. Oggi il finale era duro, mi son fatto portare avanti dalla mia squadra perché nelle prime posizioni mi sentivo più sicuro. Alla fine ho superato la curva, tanti altri non ce l'han fatta. Se la maglia rosa mi ha dato maggiori responsabilità? Adesso dopo ogni tappa due ore in meno per riposare...».
Fränk Schleck (RadioShack-Nissan)da Raisport
«Arrivare all'ultimo momento non è facile per me: un grande giro non si prepara solo con l'allenamento ma anche con la testa. Dopo che mi hanno chiamato ho parlato anche con tutta la mia famiglia e mi hanno motivato molto per prendere questo Giro come un'opportunità unica. Sapevo che i primi dieci giorni non sarebbero stati facili ma sento che piano piano arriva la condizione. Con Johan (Bruyneel, ndr) va tutto bene, abbiamo fatto la preparazione come volevamo e l'unico cambio è stato solo la prima presenza come leader al Giro d'Italia. Ma qui al Giro c'è Kim Andersen e sono contento che ci sia perché l'ho chiesto io, visto che sono il capitàno della squadra e sento di dover dar qualcosa. Adesso non so cosa potrò fare, sono stato sette giorni senza bici, e sono tanti. Di solito si resta così tanto senza pedalare una o due volte l'anno. Pian piano la gamba gira bene, due giorni fa ho fatto terzo, ieri mi sentivo bene ma sulle alte montagne sarà tutta un'altra corsa e vedremo dove potrò arrivare. Spero di avere ampi margini di miglioramento, insomma. I favoriti di questo Giro? È molto equilibrato, vedo bene Basso, Scarponi ma pure Pozzovivo ieri ha dimostrato di essere in grandissima condizione. Tutti mi criticano perché corro sempre con Andy. Secondo me la squadra con lui è più forte, per quello preferisco correre insiame ad Andy. Riis dice che non sono il favorito di questo Giro? Ognuno può pensare quello che vuole, non m'importa se Riis non mi considera tra i favoriti».
Valerio Agnoli (Liquigas-Cannondale)da Raisport
«È sempre un piacere lavorare per Ivan Basso. Lavoro per lui non da ieri e nemmeno dall'altro ieri ma dalla Danimarca. Mi fa piacere arrivare in casa, a Frosinone, e trovare la calorosa accoglienza di questo pubblico che mi supporta e mi dà la forza di andare avanti ogni giorno. Fränk (Schleck) dev'essere tenuto sotto controllo, è tra quelli che noi della Liquigas-Cannondale controlleremo maggiormente».
Damiano Caruso (Liquigas-Cannondale)da Raisport
«Per me la maglia bianca è una soddisfazione ma noi della Liquigas siamo qui per ottenere un altro obiettivo. La maglia di miglior giovane è un piacere personale, diciamo. Nei prossimi giorni ci sarà da lavorare a fondo per il nostro capitano, Ivan Basso».
«Ho risparmiato molte energie durante la scorsa settimana. Oggi c'era un arrivo così difficile, strappi, l'ultima curva insidiosa, dove molti sono caduti. C'era spazio per fare la volata ed ho tenuto la velocità alta. Stamane il mio compagno Giovanni Visconti mi ha detto che era la mia giornata. È andata così! Ho vinto, ci ho creduto, sono felicissimo. Finale difficile? Sì, ma credo che fondamentalmente la gente non guardi la cartina. C'erano molti che erano all'interno della curva e non si accingevano proprio a farla. Io ho fattto la curva, ho disputato la volata ed è andata bene».
«Ho sbagliato io perché ho preso paura quando Goss s'è allargato all'ultima curva. Ho visto all'ultimo che la curva chiudeva così tanto ma sai, quando sei lì si è sempre a tutta. Chiedo scusa a coloro che son caduti, è colpa mia. Mi scuso con Goss che oltretutto è un amico e spero non si sia fatto troppo male. Sono sempre il primo a lamentarsi quando la gente rischia troppo, oggi ho rischiato io, mi dispiace. Ho picchiato il fianco ed il polso, mi fa un po' male. Vediamo stasera in che condizioni sarò».
«A 5 km dalla fine stavo bene, non pensavo la tappa fosse così ma quando ho visto i velocisti in difficoltà ho creduto che fosse la giornata buona. Volevo star davanti fino all'ultimo. Avevo studiato bene l'arrivo. All'ultima curva vedo tutti che stanno a destra mentre io ero a sinistra. Sono andato a disputare la volata in rimonta. Pazienza. Non bisogna lamentarsi, è andata così. Sono qui per fare qualcosa di buono, oggi ci sono andato vicino».
«La maglia rosa è il prodotto di tanto lavoro duro. Magari ci si avvicina a conquistarla ma quando la si indossa la si apprezza e sicuramente dà più forza per conservarla. Oggi il finale era duro, mi son fatto portare avanti dalla mia squadra perché nelle prime posizioni mi sentivo più sicuro. Alla fine ho superato la curva, tanti altri non ce l'han fatta. Se la maglia rosa mi ha dato maggiori responsabilità? Adesso dopo ogni tappa due ore in meno per riposare...».
«Arrivare all'ultimo momento non è facile per me: un grande giro non si prepara solo con l'allenamento ma anche con la testa. Dopo che mi hanno chiamato ho parlato anche con tutta la mia famiglia e mi hanno motivato molto per prendere questo Giro come un'opportunità unica. Sapevo che i primi dieci giorni non sarebbero stati facili ma sento che piano piano arriva la condizione. Con Johan (Bruyneel, ndr) va tutto bene, abbiamo fatto la preparazione come volevamo e l'unico cambio è stato solo la prima presenza come leader al Giro d'Italia. Ma qui al Giro c'è Kim Andersen e sono contento che ci sia perché l'ho chiesto io, visto che sono il capitàno della squadra e sento di dover dar qualcosa. Adesso non so cosa potrò fare, sono stato sette giorni senza bici, e sono tanti. Di solito si resta così tanto senza pedalare una o due volte l'anno. Pian piano la gamba gira bene, due giorni fa ho fatto terzo, ieri mi sentivo bene ma sulle alte montagne sarà tutta un'altra corsa e vedremo dove potrò arrivare. Spero di avere ampi margini di miglioramento, insomma. I favoriti di questo Giro? È molto equilibrato, vedo bene Basso, Scarponi ma pure Pozzovivo ieri ha dimostrato di essere in grandissima condizione. Tutti mi criticano perché corro sempre con Andy. Secondo me la squadra con lui è più forte, per quello preferisco correre insiame ad Andy. Riis dice che non sono il favorito di questo Giro? Ognuno può pensare quello che vuole, non m'importa se Riis non mi considera tra i favoriti».
«È sempre un piacere lavorare per Ivan Basso. Lavoro per lui non da ieri e nemmeno dall'altro ieri ma dalla Danimarca. Mi fa piacere arrivare in casa, a Frosinone, e trovare la calorosa accoglienza di questo pubblico che mi supporta e mi dà la forza di andare avanti ogni giorno. Fränk (Schleck) dev'essere tenuto sotto controllo, è tra quelli che noi della Liquigas-Cannondale controlleremo maggiormente».
«Per me la maglia bianca è una soddisfazione ma noi della Liquigas siamo qui per ottenere un altro obiettivo. La maglia di miglior giovane è un piacere personale, diciamo. Nei prossimi giorni ci sarà da lavorare a fondo per il nostro capitano, Ivan Basso».